Chiara è una di quelle persone che ti stanno simpatiche al primo sorriso. I lineamenti, che rivelano immediatamente le origini sicule doc, gli occhi vivaci delle persone intelligenti, la parlantina svelta. L’ho conosciuta al mare, in un contesto vacanziero e familiare, quando metti da parte qualsiasi sovrastruttura e ti mostri così per come sei. Ci è voluta una settimana abbondante prima che, l’un l’altra, parlassimo del rispettivo lavoro. Eravamo troppo prese dal giusto “vuoto vacanziero”, dal bellissimo mare di Menfi e… dal correre dietro ai nostri pargoli. Poi la fatidica domanda:
“Scusa, ma tu di cosa ti occupi?”
“Scrivo, e tu?”
“Non ci crederai, anche io.”
Ed è stato così che ho scoperto che Chiara è una delle firme della guida del Gambero rosso. Del resto, questa bella ragazza bruna, che quando parla di cibo ha la capacità di farti gustare le pietanze che racconta, qualcosa doveva avere a che fare con la buona tavola. Chiara Sicola è originaria di Sciacca, dove torna tutte le volte che può, non fosse che per fare un bagno fuori stagione o per gustare un piatto di spaghetti con i ricci. È “adottiva” del centro Italia. Non vi diremo esattamente la ragione dove vive, perché Chiara è proprio una critica eno-gastronomica (anche se lei non ama definirsi così), proprio come quelle dei film, che girano sotto traccia per i ristoranti, in cerca delle pietanze più prelibate. Un mestiere davvero affascinante, così ho pensato quando lei ha iniziato a parlarmi delle sue tante “scorribande” enogastronomiche e, guarda caso, lo ha fatto davanti a un soutè di frutti di mare, mentre sorseggiavamo un amabile Fiano made in Sicilia.
Chiara, una sicula che dal mare di Sciacca si è trasferita nell’Italia centrale perché?
Inizialmente gli studi diplomatici (mi sembrava la scelta più indicata per imparare ad essere una persona meno impulsiva), poi mi sono lasciata ammaliare dal canto delle sirene, non sognavo necessariamente un rientro ad Itaca. Anche perché la Sicilia ti rimane cucita addosso e ti pulsa dentro in un incantesimo fatto di radici, ricordi e suoni per tutta la vita. Poi, amando le contraddizioni, vivo le due realtà come complementari e antitetiche nello stesso tempo, sia dal punto di vista storico, culturale ed enogastronomico.
Fai un lavoro bellissimo. Lavori come per le guide del Gambero rosso. Come è nata la liaison?
Come nei più sdolcinati romanzi d’amore, quando lui (il cibo) è quello giusto, tutto sembra portarti magneticamente e fatalmente nella sua direzione. Non sono riuscita a nascondere le mie farfalle allo stomaco e qualcuno se n’è accorto.
In cosa consiste fare il “critico del cibo”?
Più che criticare il cibo, penso il mio lavoro tratti piuttosto il cibo come strumento attraverso cui far conoscere materie prime e qualità. Personalmente non amo molto il termine “critico”, la terminologia a volte da un un’immagine erronea di questo mestiere: una figura mitologica metà lingua e metà forchetta, che con fare saccente assaggia un piatto e, appena può, storce il naso.
La mia visione è diversa, non prevede etichette, ha a che fare con l’armonia e la sublimazione degli ingredienti, con la storia pulsante che c’è dietro e dentro ad un piatto, con l’artigianalità (nel senso vero e proprio di manualità) e contemporaneamente con modernissime tecniche di cottura. Questo e, ovviamente, molto altro…
Quale l’esperienza più bella grazie al tuo lavoro?
Ogni pasto racchiude un’esperienza a sé, un viaggio nei ricordi che un profumo o un ingrediente ti evoca. Ma è anche un incontro ravvicinato di due mondi che entrano in contatto, ognuno con il proprio vissuto pieno di sfumature. Davvero difficile scegliere. Forse le esperienze più belle sono sempre la prima e l’ultima.
Sei anche mamma, moglie e blogger. Ti va di parlarci della Chiara privata?
Sono una e trina, ma terrena e imperfetta. Odio parlare di politica e di denaro; stimo le persone spontanee, generose e ubriache di vita. Ho paura dell’aereo. Cucino e scrivo per rilassarmi. Guardo di sbieco i cambiamenti, ma poi mi ci tuffo a braccia avanti. Vivo per la condivisione di idee, ma difendo a denti stretti la mia vita privata.
Nella mia quotidianità, dal momento che i supereroi non esistono, ma esistono le mamme (un misto fra Soprano’s, Casalinghe disperate e Wonder Woman), il multitasking è diventata questione di sopravvivenza. Del resto la nascita di un figlio, figuriamoci due, mette a nudo le tue fragilità, ma ti veste di risorse che non eri consapevole di possedere (i famosi superpoteri). Ti barcameni come un’equilibrista appesa a un filo, cercando di trovare la quadratura del cerchio e spesso questo comporta qualche sacrificio al Dio Tempo che non è così clemente nei confronti di noi mamme.
Sogni nel cassetto?
I sogni nella cassettiera…forse sarebbe più appropriato.
A parte diventare una rockstar (alla Pj Harvey o Janis Joplin…la speranza è l’ultima a morire), vorrei poter fare un restyling al blog “La Maga delle spezie”, fermo ormai da troppo (già citati i sacrifici al Dio Tempo?).
Ma mi piacerebbe anche far parte di un bel progetto che unisca musica e cibo, le mie due grandi passioni o comunque progetti legati all’organizzazione di eventi territoriali. E perché no? Scrivere un libro. Per il resto “Applico alla vita i puntini di sospensione, Che nell’incosciente, Non c’è negazione.”