Il mese di gennaio è da sempre il periodo clou per la sindrome influenzale invernale. Il picco sarà a fine mese, con la previsione di oltre un milione e mezzo di italiani a letto. Due i ceppi dell’influenza: A e B, che, a loro volta, però si differenziano in altrettanti due sottoceppi. La costante, ormai da anni, sarà la presenza del famigerato virus H1N1, il cosiddetto virus dell’influenza suina. Una sigla che innescò terrore circa un decennio fa, quando fece capolino per la prima volta nel nostro paese. Oggi però il virus è più innocuo, perché, come spiegano i virologi, nelle raccomandazioni del Ministero della Salute, buona parte della popolazione ne possiede gli anticorpi, poichè vi è già entrata in contatto.
L’influenza non va presa sottogamba
L’influenza stagionale non è per definizione una malattia grave, ma non va sottovalutata. Ogni anno, una piccola percentuale di italiani muore per delle complicazioni influenzali. La più frequente è la broncopolmonite. In casi estremi, un sistema immunitario depresso, provato anche dall’influenza, può aprire le porte a gravi forme infettive o a ulteriori forme virali aggressive.
Massima attenzione per neonati, donne gravide, anziani, cardiopatici, nefropatici e soggetti immunocompromessi.
Il Ministero della Salute ha dato precise indicazioni sul ruolo del vaccino (periodo ideale di somministrazione novembre/dicembre) raccomandato per i bimbi con cardiopatie, prematuri con difetti di crescita, anziani, cardiopatici e soggetti immunocompromessi. I virologi sottolineano che il vaccino, se indubbiamente previene l’attacco influenzale, non può avere una copertura totale, poiché non contiene tutti i ceppi del virus. Questo perché, di norma, il vaccino è “tarato” in relazione ai virus della stagione precedente, poiché le variabili ed i ceppi aggiuntivi non sono prevedibili con precisione matematica.
I sintomi
Anche quest’anno l’influenza si presenterà con dolori articolari, tosse, raffreddore, febbre, inappetenza, disordini intestinali. La sintomatologia può variare da soggetto a soggetto. La gamma di sintomi può presentarsi al completo o al contrario esitare in un decorso soft. L’influenza dura in genere da tre a cinque giorni.
Come curarla
Dal Ministero della Salute raccomandano: no agli antibiotici. L’influenza è un virus e non un’infezione. L’assunzione fai da te di un antibiotico potrebbe peggiorare le cose. Qualora febbre ed altri sintomi dovessero persistere, ci si dovrà rivolgere al medico.
Sì alle cure sintomatiche: antipiretici superati i 38,2 di febbre (la febbre non va scacciata immediatamente, deve avere un decorso naturale poichè è una reazione difensiva del nostro organismo. Prima dei 38 gradi non si deve intervenire, così da darle la possibilità di svolgere la sua funzione “ammazza virus”). Sì ai suffimigi in caso di naso chiuso e tosse (attenzione, la tosse persistente merita sempre un approfondimento medico, per escludere un coinvolgimento di bronchi e polmoni). Via libera alle 3 L della nonna: latte, letto e lana. L’influenza richiede riposo, idratazione e uso di fibre calde ma naturali.
Influenza e bimbi
Quando l’influenza colpisce i bimbi occorre qualche accortezza in più. Il professore Giuseppe Iacono, pediatra, suggerisce poche semplici regole. Sì agli antipiretici, superati i 38 e 2 (salvo i casi in cui il bimbo soffra di convulsioni febbrili. In quella circostanza occorrerà seguire alla lettera le istruzioni del pediatra di famiglia, che potrebbe ritenere opportuna la somministrazione del farmaco già al primo accenno di rialzo termico). Sì ai suffimigi con acqua e un pizzico di bicarbonato e a un buon bagno caldo (ma non troppo). No alle spugnature fredde, che possono provocare un ulteriore rialzo. Occhio al respiro dei piccoli. Se l’addome si muove vigorosamente occorre andare dal pediatra e far visitare il piccolo. Nei più piccini è frequente la bronchiolite, ossia un’infiammazione della mucosa bronchiale. In casi rari, questa può trasformarsi nella temuta broncopolmonite. Attenzione ai neonati. La febbre e i sintomi influenzali in un bimbo nei primi tre mesi di vita, seppur senza paranoie, vanno sempre posti all’attenzione del pediatra.