Sandra Biondolillo è una studentessa ormai vicinissima alla laurea. È originaria della provincia di Agrigento, di Casteltermini in particolare, ma da anni si è trasferita a Perugia per studiare alla facoltà di Scienze Biologiche, che a giorni le conferirà la laurea.
Sandra, come moltissimi suoi coetanei siciliani, si è ritrovata lontana da casa nei giorni della grande paura, dell’Italia “zona protetta”, del picco virale e della conta abnorme dei morti. Ha scelto di non tornare in fretta e furia a casa, perché non le sembrava prudente, principalmente per i suoi familiari, ma anche per la sua incolumità. Allentate le restrizioni e iniziata la fase due, con tutte le cautele del caso, ha deciso di tornare, in attesa di laurearsi nel divano di casa. Un viaggio, che nel corso di questi anni Sandra ha fatto mille volte, oggi diventa qualcosa di quasi eccezionale. Così come il racconto di questi mesi, trascorsi in una casa da universitari, da sola, aspettando che il peggio passasse e che, come ripeteva la retorica di inizio allerta, andasse tutto bene.
Raccontaci dei tuoi ultimi mesi lontana da casa
Subito dopo l’Epifania sono ritornata a Perugia, in Umbria, per sostenere gli ultimi esami e dedicarmi alla tesi. Ero carichissima, anche perché stava per avvicinarsi il momento della laurea, che avrei festeggiato con i colleghi e la mia famiglia, per poi ritornare a casa, a Casteltermini, definitivamente.
A Gennaio si sentiva parlare poco di Covid-19, e, come molti, non ho percepito la sensazione di “pericolo”, che però si è fatta viva dopo pochi giorni, quando tutto è scoppiato all’improvviso anche in Italia. Nel mio piccolo, ingenuamente (e forse anche egoisticamente), ho pensato che si sarebbe risolto tutto velocemente, e che i miei programmi per il mese di Aprile (la laurea e, soprattutto, l’arrivo di tutta la mia famiglia a Perugia) non avrebbero subito alterazioni. Evidentemente mi sbagliavo, e pure tanto! La priorità non era più consegnare la tesi, né tanto meno festeggiare. La priorità era stare al sicuro. Al grido di #iorestoacasa, ho ritenuto pericoloso tentare di ritornare in Sicilia sin da subito e, di conseguenza, mi sono attenuta a tutte le regole che la situazione ha richiesto, rimanendo pazientemente a Perugia, chiusa in casa, e vivendo l’emergenza lontana dalla mia famiglia. Ad Aprile, finalmente, il quadro epidemiologico si è un po’ ridimensionato, e così a fine mese si è aperto uno spiraglio: possibilità di spostamenti interregionali per rientro in residenza. Con un bel po’ di apprensione e di coraggio, ho deciso di tornare a casa mia, a Casteltermini, lasciando la città che mi ha ospitata per molto tempo e che spero di poter rivedere al più presto.
Descrivici il tuo viaggio di ritorno
Paradossalmente, viaggiare è stato molto tranquillo, tutto ben organizzato e controllato. Le stazioni quasi totalmente deserte, solo pochi viaggiatori ma tante Forze dell’Ordine. Ciò che mi ha più impressionata è stato vedere l’aeroporto di Fiumicino completamente vuoto. Non c’era nessuno, nessun passeggero ritardatario a correre lungo il corridoio di imbarco, nessuna fila ai servizi igienici, nessun ingorgo ai controlli di sicurezza. Niente. Nessuno. solo gli inservienti, le hostess, la polizia e l’esercito. Si sentiva solo il suono delle rotelle di quei pochi trolley che scorrevano sul pavimento. Il viaggio in aereo non è mai stato così comodo! Per via delle nuove politiche di distanziamento sociale, i posti sui mezzi di trasporto sono più che dimezzati, ma vige comunque l’obbligo di mascherina a bordo. Dopo un’ora di volo, finalmente l’Etna. Ero quasi a casa. Sono arrivata a Casteltermini poco prima delle 21, e la cosa più brutta di tutta la giornata è stata non potere avvicinarmi ai miei genitori e a mia sorella, non poterli abbracciare dopo tanto tempo. Ci siamo salutati “con i gomiti”, e sono corsa in bagno a fare una lunga doccia calda.
Sei a casa, quali regole segui? Qualcuno monitora la tua situazione?
Come si svolge la tua quarantena?
Ti hanno dato indicazioni per il post quarantena?
Cosa farai una volta “libera”?
Cosa hai imparato in questi mesi?
Hai avuto paura durante il viaggio?
In generale “ni”, nel senso che io sono sempre stata sicura delle mie azioni. Sapevo come comportarmi ogni volta che avevo la necessità di uscire e andare in posti dove andava altra gente (supermercato/farmacia). Però mi sono ritrovata spesso a pensare “chissà se qualcuno intorno a me non sta bene, o non sa di non stare bene”, quindi cercavo di stare fuori casa il minor tempo possibile e solo un paio di volte al mese. Più che paura, la chiamerei apprensione. Io ho cercato di proteggermi al massimo, spero sia bastato. Grazie Sandra e ad maiora!