Capita a volte che, presentando questo giornale, possibilmente per proporre un’intervista, ci si senta rispondere: io non sono mamma!
Sottolineiamo che la nostra testata si chiama “A tutta mamma e non solo” evidenziando quella coppia conclusiva di parole, perché non è casuale: ha nesso, margini, stabilisce confini.
Non solo per mamme
In otto mesi di attività abbiamo scritto, letto, visto, ascoltato e condiviso una somma enorme di emozioni. Molte di più di quanto potessimo immaginarne. Abbiamo raccontato storie piene di tornanti, alcune con il lieto fine, altre con un epilogo che non si vorrebbe mai scrivere. Abbiamo sempre cercato di veicolare un messaggio di speranza. La stessa che, con lo speciale di oggi, speriamo di dare a chi mamma desidera esserlo ed ancora non lo è. Molte nostre lettrici non sono mamme. Alcune ce ne hanno parlato. Qualcuna lo ha fatto stringendo tra i denti una frase appena accennata. Altre lo hanno detto a stampatello, raccontandoci, a ruota libera, dolori, vuoti d’aria, venti di maestrale e periodi di bonaccia. Ci sono stati raccontati percorsi lunghi, intrapresi sulle rotte dei medici, degli esami specialistici dei centri specializzati, dei tanti soldi spesi. Poi la tristezza, la disillusione. I nervi che cedono, la coppia che cerca di rimanere unita nonostante tutto.
Chi mamma non lo è
Solo chi mamma non lo è ma vorrebbe esserlo può capire. È un dolore sordo e costante, che ti si piazza a metà strada tra la mente ed il petto. È una sofferenza costante, con la quale, stringi stringi, pare si possa sopravvivere. Anzi, si deve sopravvivere. Chi non riesce a diventare mamma sorride (o si sforza di farlo), lavora, compie la somma dei suoi sacrifici quotidiani, certa però che le manchi un tassello. Lo cerca nelle notti insonni, quando interroga Dio, il cielo o semplicemente la propria coscienza sul perché “a tutte e non a me”. Perché quando non riesci ad avere un figlio tutte, intorno a te, inspiegabilmente, diventano mamme. È un fiorire di pancioni, mamme fiere con i cuccioli dentro i marsupi o papà orgogliosi che spingono passeggini pieni di vita. È un dolore grande, ma che non deve serrare i cancelli alla risorsa più grande di noi donne: la speranza. Con questo speciale vogliamo parlare delle tante sfumature dell’infertilità. Lo faremo con delicatezza, certi che questo tema ha sfumature che non si possono cogliere, parole che non si devono dire e suoni difficili da ascoltare. Non abbiamo la pretesa di dare risposte, perchè sappiamo che, per dare conforto ad alcuni territori dell’anima, le risposte non esistono o se esistono non sono sufficienti.
Voce agli esperti
Daremo voce agli esperti (ginecologi, endocrinologo, psicologa) e alla gente comune. Racconteremo storie di vita e di scienza e lo faremo con i nostri toni: tenui, seppur amichevoli. Abbiamo un solo desiderio, posare una mano leggera sulla spalla di chi ha perso un figlio ancor prima di conoscerne la prima magica pulsazione, di chi attende ancora che le linee rosa siano due e mai solo e sempre una. Di quelle donne che “ormai è troppo tardi” o che potevano quando era presto, ma poi la vita ha fatto altri giri. Vogliamo dare una carezza alle donne che vogliono un figlio, solo Quello, augurando loro che il sogno si realizzi. Augurandoglielo di vero cuore.