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Viva il Carnevale. Ve lo raccontiamo facendo un giro del mondo

Lo sapevate che oggi in Inghilterra si preparano i pancakes "di corsa"?

Martedì grasso è il giorno clou del Carnevale. Conclude i festeggiamenti, che precedono il tempo di Quaresima. La parola carnevale, deriva dal latino carnem levare e si riferisce al divieto (oggi non più categorico) che la chiesa imponeva nei quaranta giorni precedenti la Pasqua.

Il Martedì grasso si festeggia da una parte all’altra del mondo

Si conviene che la dicitura “grasso” abbia ovunque lo stesso significato. Avvicinandosi, infatti, i tempi dell’astinenza quaresimale, è d’uso che il martedì prima del mercoledì delle ceneri, si preparino prelibatezze, che siano, appunto, “il più grasse” possibile. In Italia la tradizione vuole che la cena sia a base di sugo di carne di maiale. Il ragù napoletano è la ricetta d’eccellenza. Nella preparazione troneggiano salsicce, cotenna, pancetta, secondo taglio di manzo il tutto a condimento della pasta. Sul formato da utilizzare vi sono diverse correnti di pensiero: al sud si predilige lo zito, ma va forte la pasta con i cinque buchi, detta anche “maccarruni”. Una pioggia di pecorino e la cena è servita.

La pasta a cinque buchi. Molto diffusa nella Sicilia orientale.
I dolci sono quelli della tradizione.

In tutta Italia si gustano le chiacchiere (con nomi diversi a seconda della regione: Grostoli in Friuli, Sfrappole in Emilia, Galani in Veneto, Frappe nelle Marche, Cenci in Toscana). In Campania si preparano gli struffoli, palline di pasta frolla fritte e condite con miele e confetti. Simile agli struffoli è la pignolata siciliana, che ha forma più allungata ed è abbellita dai cosiddetti “diavulicchi”, allegri bottoncini colorati di zucchero. Non mancano i dolci di pasta lievitata, che in Campania si chiamano graffe, in Sicilia spingi ed hanno quale comune denominatore la fragranza e la morbidezza. In Friuli vi è la tradizione delle castagnole, frittelle deliziose, arricchite o di zucchero a velo o di miele millefiori.

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Le tradizionali chiacchiere di Carnevale

Alla gastronomia si legano le tradizioni festaiole. In Italia il Carnevale è onorato dal nord al sud. I più celebri: quello di Venezia, elegante nello sfoggio di sontuosi costumi. La maschera tipica è Pulcinella, bellissima “servetta” veneziana. A Viareggio c’è la parata dei carri allegorici, che ritraggono vizi e virtù d’Italia e non solo. A Ivrea, in Piemonte, il Carnevale si festeggia a suon di arance, lanciate sugli astanti. Famosi anche i festeggiamenti di Cento, in provincia di Ferrara, dove alle maschere si lega anche la cultura. In Sicilia, Sciacca e Acireale la fanno da padroni, con i loro carri allegorici e i gruppi in maschera.

Fuori dall’Italia cosa succede?

Nel Regno Unito oggi è d’uso fare la gara dei pan cake. I concorrenti si sfidano con una padella in mano e di corsa preparano i tradizionali dolci di prima colazione. Vince chi arriva al traguardo con le frittelle incolumi. Suggestivo sono anche i festeggiamenti nel romantico quartiere di Notting Hill, dove per due giorni consecutivi di susseguono canti, balli il tutto rigorosamente in maschera.

La tradizionale corsa dei pancake nel Regno Unito

In Francia si festeggia le mardì gras, con ricche preparazioni culinarie e con il dolce della festa, i bugnes, che nella forma somigliano alle nostre chiacchiere e nel sapore alle frittelle (quando si dice: tutto il mondo è paese). Altra similitudine tra il Carnevale francese e quello italiano sono i festeggiamenti di Nizza: anche lì l’allegoria la fa da padrona, con i carri ironici e coloratissimi e con la festa dei fiori.

Il Carnevale più famoso al mondo è quello brasiliano di Rio de Janeiro. I festeggiamenti più importanti si svolgono tra il giovedì grasso ed il martedì. In Brasile l’astinenza quaresimale è assai sentita ed è per questo che il Carnevale, in vista delle ristrettezze della Quaresima, dà libero sfogo alla predisposizione festaiola dei brasiliani. La caratteristica sono i cosiddetti blocos, ossia i gruppi in maschera. Ve ne sono 100, ciascuno con usi e tradizioni diversi. Ogni bloco ha una strada dove festeggiare. I festeggiamenti iniziano già dopo le feste natalizie. I blocos compongono loro stessi le allegre musiche, dagli inconfondibili ritmi brasiliani. Le parate, animate dalle bellissime ragazze che ballano egregiamente la danza samba, si tengono nel Sambodromo. Una curiosità, il Carnevale di Rio è gemellato con quello italiano di Cento.

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Parliamo delle maschere italiane. Ecco le più famose:

Arlecchino è la maschera bergamasca. Era un garzone al servizio di un avarissimo speziale. Il suo vestito multicolore lo aveva ricavato dai cenci di altri abiti dismessi.

Pulcinella è la maschera napoletana, oltreché un emblema della napoletanità stessa. Questa maschera personifica virtù e vizi del popolo napoletano: è ora padrone, ora servo.

Arlecchino e Colombina

Colombina: trae origine da una commedia di Plauto. Rappresenta un’ancella veneziana furba ed adulatrice.

Gianduia è la maschera piemontese e deriva dall’espressione “Gioan d’Ia la douja, che vuol dire Giovanni del boccale.

Pantalone è un’altra maschera veneziana, associabile al libertino, credulone e beffeggiato dell’antico teatro classico. Paritetico del Ballanzone bolognese.

Meneghino è la maschera milanese inconfondibile con il suo cappello a tre punte. Generoso e sbrigativo, è abile nel deridere gli aristocratici.

La maschera siciliana d’eccellenza è Beppe Nappa  (molto diffusa anche in Calabria). I suoi tratti peculiari sono golosità e pigrizia.

Ovviamente, le maschere di cui vi abbiamo parlato, sono state sostituite dai più noti personaggi dei cartoons e dei fumetti. Oggi, laddove il Carnevale non è una tradizione storica, è un tripudio di personaggi Disney, poi dei celebrei Masha e Orso, Paw Patrol e degli intramontabili super eroi.

Godiamoci questa giornata senza pensieri, godendo di scherzi, sorrisi e buona tavola.

Buon Carnevale a tutti.

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