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Ventisei anni fa il martirio di don Puglisi. Cosa è rimasto?

Il ricordo di Rosaria Cascio, ieri allieva di 3P e oggi insegnante che instancabilmente porta avanti i metodi educativi del prete beato

Ventisei anni fa, prima di essere ucciso, P. Puglisi sicuramente immaginò che la mafia lo avrebbe fermato. Forse immaginò, persino, che lo avrebbero fatto fuori perchè non è così difficile per un siciliano leggere la sequenzialità di alcuni fatti e farsi due conti. Quello a cui non so rispondere è se p. Puglisi, ventisei anni fa, aveva anche immaginato cosa sarebbe successo dopo la sua uccisione da parte della mafia. Cosa sarebbe successo nel suo quartiere? E nella chiesa? E nella sua città? Cosa ne sarebbe stato dei bambini di Brancaccio e del Centro Padre Nostro per il quale tanto aveva operato? Chissà se oggi, nascosto in un angolino di qualche nuvoletta lassù, guardando dall’alto quello che sta accadendo è contento tanto che, (domanda cruciale) se fosse nuovamente vivo, rifarebbe tutto? Ecco, se a tutti gli interrogativi precedenti non saprei dare risposta, a quest’ultima domanda sono certa di poter rispondere “sì”!

3P rifarebbe tutto?

Se 3P oggi fosse vivo rifarebbe tutto ciò che fece allora. Aggiungo: nonostante tutto! Si perchè non credo che ognuno di noi sia stato pronto a continuare quanto da lui iniziato né sono sicura che, ancora oggi, abbiamo davvero capito cosa e come avremmo dovuto farlo. A Brancaccio, a Godrano, nella Chiesa di Palermo ed in quella italiana, nella scuola e nei gruppi giovanili. Certo, p. Puglisi ha ispirato moltissimi autori: sono stati scritti 80 libri, realizzati decine di spettacoli ed un paio di film, esistono due musei, uno a Godrano dove fu parroco per 8 anni ed uno nella sua casa in cui visse a Brancaccio. E ancora mostre fotografiche, decine di documentari. Le scuole realizzano tantissimi prodotti sulla sua vita e sulla sua lotta contro la mafia. Analizzandone i contenuti, non sfugge il lavoro di documentazione sotteso e certamente, soprattutto per i giovani, Puglisi è fonte di ammirazione e di commozione.

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Il fascino di don Puglisi

Ho conosciuto adulti che sono stati colpiti dal fascino della sua testimonianza tanto da avere scoperto in sé una vocazione che li ha portati a lasciare tutto e a diventare prete. Ho incontrato centinaia di ragazzi e di adulti che hanno pianto alle mie parole ed ai miei ricordi lasciati durante le tantissime testimonianze ed incontri che faccio in giro per l’Italia. Ma, a fronte di tutto questo movimento del quale siamo tutti entusiasti, ognuno di noi che ha vissuto l’esperienza dell’incontro e della condivisione di pezzi della propria vita con quella di p. Puglisi, è come se sentisse dentro una insoddisfazione di fondo, un malessere indicibile.

Gli anni dopo Puglisi

Cosa è mancato, in questi anni? È mancata l’unità, è mancata la condivisione libera e schietta delle azioni, è mancata la comune finalità di intenti. È mancato il sentirsi ognuno, una tessera di un mosaico che, unite insieme, formano il volto di 3P. È mancata una guida, unica, indiscutibile e super partes. Una guida autorevole e carismatica. Per dirla tutta, è mancato il Vescovo di Palermo, l’unico che avrebbe dovuto tirare le file di ogni singolo operare per ricomporre, in armonia, le divergenze ed i contrasti. Di questa mancanza ne abbiamo risentito tutti quelli che abbiamo portato avanti l’eredità lasciata da p. Puglisi. Ognuno a suo modo, nelle forti divergenze e nei continui contrasti. Da un paio di anni, però, il Vescovo di Palermo Don Corrado Lorefice, anche lui compagno di viaggio di p. Puglisi negli anni giovanili, è riuscito nella difficile missione di fare abbattere gli steccati e tentare una ricomposizione che si fondi, prima di tutto, sul riconoscimento reciproco e sul rispetto. Insieme a lui, le diverse associazioni e persone che siamo impegnate nella testimonianza del messaggio di Puglisi, ci siamo seduti attorno ad un tavolo comune ed abbiamo iniziato a dialogare. Cioè, a costruire ponti. E da queste visioni diverse, è emerso l’obiettivo di dare forma ad un unico luogo, sintesi delle opere e dei significati che p. Puglisi ha donato ad ognuno di noi con la sua morte e con la sua vita. La Parrocchia di Brancaccio con i suoi giovani volontari del Centro Parrocchiale padre Nostro fondato da 3P, le associazioni “Sì ma verso dove”, “Amici di 3P”, l’Ente Morale Centro Padre Nostro ETS, rappresentanti della comunità di Godrano, membri della diocesi e delle pastorali diocesane. Singoli e gruppi, tutti insieme stiamo lavorando alla fondazione del “Centro Diocesano P. Pino Puglisi, martire ucciso dalla mafia.”. Una sede unica ospiterà tutta la documentazione cartacea, audio e video, i giornali, le tesi di laurea. Sarà una fucina di iniziative, un laboratorio di idee su come rendere effettive le intenzioni lasciate incompiute, suo malgrado, da 3P. Si formeranno gruppi attivi nella ricerca, nella formazione, nella realizzazione di percorsi di fede e di accompagnamento spirituale ed esistenziale per i giovani. C’è molto entusiasmo per quanto stiamo riuscendo a fare, nonostante i quasi 30 anni trascorsi dalla sua uccisione. Ma la storia degli uomini ha i suoi tempi. L’importante è arrivare. L’importante è proseguire. Affinché il ricordo lasci il posto alla memoria che diventa operosità e prosecuzione di percorsi. Sul solco di quelli tracciati da p. Puglisi per tutti noi.

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Palermo, 14 Settembre 2019

Rosaria Cascio

docente e studiosa del metodo educativo di

P. Puglisi su cui ha scritto diversi libri

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