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Un centro Covid-19 senza infettivologi? Succede in Sicilia

Centri dedicati alla cura del Coronavirus allestiti in fretta e furia. Medici che temono per se e per gli altri. Tamponi a rilento. Ecco il punto dall’Isola

Un centro Covid-19 senza infettivologi in organico. Esiti di tamponi che tardano ad arrivare, aumentando il rischio di contagi e compromettendo l’inizio tempestivo delle terapie. Presidi di protezione che mancano. Medici non sottoposti ai tamponi. È il quadro dell’emergenza Coronavirus in Sicilia, dove ad oggi il numero dei contagi non arriva a 800 (con un incremento di 121 rispetto a ieri) ma si potrebbe arrivare addirittura a 5000, stando alle previsioni dell’assessore alla Sanità Ruggero Razza, che in diretta Rai, stamani annunciava numeri che potrebbero diventare allarmanti.

Ad essere allarmati, a varie latitudini, sono i sanitari: medici, infermieri ma anche il personale ausiliario.

Un centro Covid senza infettivologi

Da Partinico, dove l’ospedale è diventato in fretta e furia un esclusivo centro Covid-19, arrivano le voci di sconforto dei sanitari: “Non sappiamo neppure da dove cominciare. Non abbiamo fatto in tempo a fare un minimo di formazione per affrontare un’emergenza del tutto nuova. Ci vorrebbero dei trainer, arriveranno? I presidi medici non sono sufficienti e la gente è confusa. Si parla di area rossa, con i malati più gravi in intensiva e di un’area gialla, con quelli in sub intensiva. Ma in tutto ciò manca una figura fondamentale per questa urgenza, quella dell’infettivologo, uno specialista clou per curare i malati di Covid-19. Intanto i letti si riempiono, i numeri crescono e noi, ci duole dirlo,  non siamo all’altezza ed abbiamo paura.” L’allarme, relativo alle modalità veloci in cui è stato attrezzato il centro Covid di Partinico e alla carenza di figure sanitarie specializzate, era stato lanciato dal Cimo, il sindacato dei medici. Chi cura i malati di Covid a Partinico? I neurologi, i cardiologi perfino i pediatri. Così risponde una nostra fonte sanitaria.

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Ospedale civico, ostetricia centro Covid, ma siamo pronti?

Il reparto di Ginecologia ed Ostetria dell’Arnas Civico di Palermo è diventato centro Covid 19 di riferimento per la città, ma anche per la Sicilia occidentale. Non mancano timori e dubbi in ambito medico e paramedico.

“Dall’oggi al domani siamo diventati centro Covid per le gestanti di mezza Sicilia, racconta un sanitario. Ma non siamo pronti. Ci manca praticamente tutto: intanto mascherine e guanti per noi sanitari, che se dobbiamo essere efficienti non possiamo sicuramente ammalarci. In tempi record stiamo attrezzando delle aree di isolamento per le pazienti sospette o per quelle positive, ma non disponiamo di quel che serve per fronteggiare urgenze vere e ad ampio spettro. Ci vogliono respiratori, presidi a go go, aumento di posti letto. Siamo carne da macello. Ci stanno mandando in guerra senza armi. Lanciamo un appello, che si faccia il punto e si attrezzino bene questi reparti ad hoc, deputati a essere un riferimento ad ampio raggio. Ci vogliono attrezzature e nuove leve mediche e paramediche. Altrimenti non potremmo fronteggiare numeri in crescita. Se inoltre non si provvede a dotarci di materiale di protezione idoneo e in quantità adeguate, rischiamo di infettarci e di diventare vettori di contagio all’esterno.” Intanto il reparto ha dato una stretta forte: niente più visite e no ai papà in sala parto. In reparto solo le gestanti. Sono tempi duri di decisioni estreme.

Il nodo tamponi

Un altro nodo su cui insistono i medici siciliani é quello dei tamponi. Intervistiamo alcuni medici di famiglia:

”Da quando è scoppiata l’urgenza noi non siamo mai stati tamponati, sebbene ne avessimo fatto richiesta. L’assessorato deve allargare e velocizzare la procedura. Noi medici potremmo diventare mine vaganti, vettori di contagio. Giriamo a fare visite domiciliari, abbiamo gli studi regolarmente aperti. Rispettiamo sì le restrizioni, ma rendiamoci conto che siamo una categoria sovraesposta e devrebbero farci il tampone almeno due volte al mese.

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Ed a proposito una testimonianza arriva dall’ospedale dei bambini, dove è ricoverato un bimbo di 18 mesi con polmonite interstiziale da Covid19. Le sue condizioni sono stabili e non preoccupanti. Ci viene riferito che prima di conoscere l’esito del tampone sono passate più di quarantotto ore, un tempo davvero lungo per poter iniziare una cura ad hoc, ma anche per iniziare delle procedure reali di isolamento di quanti hanno avuto contatti con il malato. E proprio molti familiari di soggetti positivi sono a casa in isolamento senza aver fatto il tampone, in alcuni casi sono presenti sintomi non gravi. Eppure il tampone non viene eseguito perché non previsto. In Sicilia il numero reale dei contagiati potrebbe essere di gran lunga superiore a quello accertato. Le prossime ore saranno cruciali. Intanto la comunità medica lancia appelli, chiede tutela e attende disposizioni, che mutano di giorno in giorno.

Aggiornamento: ad oggi, al Di Cristina i bimbi con Covid sono quattro. L’ultimo ricoverato in Malattie infettive, come si legge sul sito Gds.it è un pazientino cardiopatico di Marsala che, prima di essere trasferito nel reparto dedicato, sarebbe stato ricoverato in Cardiologia ed avrebbe avuto contatti con diversi sanitari e potrebbe anche aver avuto contatti con altri pazienti. In questo caso, la presunta défaillance nella gestione del ricovero, sarebbe da attribuirsi a un primo tampone risultato negativo (ne sarebbero seguito un secondo – negativo ed un terzo positivo, effettuato per via del peggioramento dei sintomi sospetti). I primi tamponi effettuati sui sanitari che hanno avuto contatti con il piccolo sarebbero negativi.

 

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