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Strage di Altavilla Milicia, lo psichiatra La Barbera: non confondiamo religione con religiosità deviata

Una strage figlia di un tempo in cui i deboli si scollano dalla realtà

Uno degli episodi più agghiaccianti della cronaca italiana dei nostri giorni.
É stata definita così la strage di Altavilla Milicia  vuoi dagli inquirenti, vuoi anche da taluni giornalisti di vecchia guardia. Di “mattanze” in Italia ne sono capitate ma questo sterminio familiare, in nome della lotta al demonio, non ha precedenti e turba proprio perché fuoriesce da qualsiasi logica.
La notizia dell’arresto della diciassettenne  sopravvissuta all’eccidio, ma che dello stesso si sarebbe resa complice e le confessioni, che ha reso ai magistrati della Procura dei minori di Palermo, lanciano sgomento su sgomento.
La ragazza ha raccontato agli inquirenti  che, per liberare la casa, la madre e il fratellino minore dal diavolo avevano pregato per settimane, insieme a Massimo Carandente e Sabrina Fina – che il padre aveva conosciuto sui social.
Poi, non sortendo risultati, sarebbero passati alle violenze.
Stando alle fonti investigative, l’adolescente, insieme al padre e alla coppia palermitana,  avrebbe torturato la madre, contraria a un certo punto ad andare avanti con il rito. La donna sarebbe stata presa a colpi di padella, colpita con l’attizzatoio del camino, ustionata col phon.
«Rifarei tutto – avrebbe detto la ragazza – avevano ragione loro».
Parole che vogliamo analizzare, insieme ai fatti, con l’aiuto di un esperto, il professore Daniele La Barbera, psichiatra e primario al Policlinico di Palermo.

Professore La Barbera, partiamo dalla domanda basilare, cosa può avere causato a follia di Altavilla Milicia?

Quanto accaduto lascia anzitutto sbigottiti e increduli perché un padre, che leva la
mano contro la propria famiglia, di fatto sterminandola e facendolo in nome della lotta al demonio, compie il gesto più innaturale in assoluto. Che esula anche dall’istinto di conservazione della specie. Stando a quel che si conosce dei fatti, non abbiamo un assassino che agisce in preda a una depressione o d’istinto. C’è invece un padre di famiglia, della cui personalità si sa poco, che aderisce a una sorta di setta e che con questa progetta il massacro per purificare la famiglia dalla presenza di satana. Non credo che esista una causa univoca, quanto una stratificazione di moventi . Intanto occorre capire se i soggetti adulti, che hanno compiuto l’eccidio, siano sani di mente, facendo un distinguo tra disturbo della personalità (che non esclude la capacità di intendere e di volere nel compimento dell’atto criminale) e disturbo psicotico, che invece causa l’incapacità di intendere e di volere.
Un’altra causa va ricercata nella sottocultura degli assassini. Quanti e quali erano i retaggi arcaici nelle loro menti? Credulità per esempio nel malocchio, nelle negatività “magiche”, in quell’interiorizzare il concetto di demonio in chiave superstiziosa e popolare.

Eppure anche nella religione cattolica, nelle Sacre scritture, si fa riferimento al maligno…

Occorre fare molta chiarezza e puntualizzare che in questa drammatica vicenda la religione non c’entra nulla. É vero che nel cattolicesimo si fa riferimento alla figura del maligno. Badiamo bene però: io posso credere per fede che la creazione contempli la figura somma del male. Ne parlano i sacerdoti nelle loro omelie, ne leggiamo nelle  Sacre scritture. La maggior parte delle religioni si fondano sulla diatriba bene-male. Ovviamente però in nulla di tutto ciò vi é l’istigazione ad armare la mano e a uccidere in nome della lotta al male supremo. É corretto invece parlare di una devianza della religiosità (che é altro rispetto alla religione) poiché indica l’adesione e l’atteggiamento personali estremi e paranoicali rispetto a un credo religioso. In questo caso la devianza ha dato libero sfogo ad aspetti sadici e distorti della mente degli assassini.
Non definirei, come accaduto, i colpevoli degli  invasati, quanto dei fanatici estremi. Il fanatico é una persona essenzialmente debole, che si identifica con un’idea fino a farne una ragione di vita. La qual cosa può degenerare se alla base di questa “venerazione” c’è un leader, una presenza carismatica,  che ti fa il lavaggio del cervello. Quindi il fanatico si sottomette a quella persona pensando che solo così potrà essere accettato dal gruppo e potrà addirittura diventare del livello dello stesso leader.

Ci sono dinamiche aberranti in questa vicenda. Le vittime potrebbero essere state consapevoli delle torture, credendo che queste fossero necessarie per liberare i loro corpi dal demonio, che potessero addirittura sopravvivere alle violenze, necessarie per liberarsi maligno

Una mente manipolata può convincersi anche dell’impensabile. Ricordiamoci che tra le vittime vi sono un adolescente e un bimbo di soli cinque anni, personalità del tutto plagiabili, soprattutto in ambito familiare. La terza vittima é la madre, il cui atteggiamento verso questa intricata vicenda é ancora da capire.
Resta un elemento centrale della vicenda: lo scollamento dalla realtà, che potrebbe aver riguardato le vittime e soprattutto gli assassini. Sicuramente in questo contesto nessuno viveva una dimensione di aderenza razionale al reale. Evidenza che ormai noi psichiatri rileviamo sempre più frequentemente.

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Parliamo ora della figlia diciassettenne, che rappresenta il nodo più intricato della storia

Partiamo proprio dal fatto che si tratta di un’adolescente, una ragazzina dentro un contesto fanatico e fortemente deviato.
Una sorta di foglio bianco sul quale poter scrivere qualsiasi cosa. La ragazzina ha sí partecipato al massacro, ma anche lei é vittima di questo sistema di credenze assurde e devianti.
La ragazzina é evidente che ha agito perché plagiata, probabilmente anche perché terrorizzata.  Una ragazzina indotta, non a caso uso questo termine, a uccidere madre fratelli é difficile  da spiegare, ma più facile da accettare da un punto di vista psicologico. Questa ragazza va aiutata due volte: nella tutela dall’odio mediatico e social e nella cura della sua mente manipolata da figure di riferimento per lei importanti.

Personaggi come Barreca o come la coppia di palermitani, “leader carismatici”, non sarebbero dei casi isolati. Cosa fare per evitare altri casi estremi come quello di Altavilla?

I fanatici religiosi da un lato, i maghi dall’altro, i terrorizzati da incantesimi e malocchio sono esistiti sempre. I reparti di psichiatria sono sempre stati pieni di persone con problemi organici, scambiati dai familiari per mali oscuri,
i possedimenti demoniaci. Quante volte arrivano da noi pazienti, che prima hanno fatto il giro di “maghi e fattucchiere”. Siamo nel medioevo? No, succede nei giorni nostri e le dirò di più, tutto ciò si acuisce nei periodi di crisi. Il momento storico che stiamo vivendo (con una forte crisi economica e occupazionale, due guerre, che evocano i conflitti mondiali e la generalizzata perdita di valori) indebolisce la coscienza della gente. Succede che, se non ho strumenti validi di cura e conoscenza, nel momento della difficoltà mi appiglio a qualunque cosa. Pensare che la mia crisi lavorativa e familiare é dovuta alla presenza del demonio semplifica inconsciamente le cose e dà loro una consistenza. Quindi invece di lavorare su me stesso, do la colpa e quindi la caccia all’entità irrazionale che identifico con il maligno. Nel caso di Altavilla il tutto è stato portato a conseguenze estreme e inenarrabili. Situazioni di devianza e credulità meno aberranti sono però all’ordine del giorno.
Come evitare tali devianze? Sicuramente con la conoscenza e l’affidamento agli esperti. Non demonizziamo la religione che,  per chi l’avvicina, può essere un rimedio, purché vi siano alla base riferimenti solidi, lucidi, razionali. Il credere nell’ausilio di psicologi e psichiatri é una chiave, ma prima occorre lavorare tra le trame di quelle sottoculture che generano pregiudizio, superstizione e omertà. Questo é possibile con l’attenzione dei gruppi sociali e delle istituzioni, a partire dalla famiglia e dalla scuola e con la divulgazione della conoscenza già nei piccolissimi.

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