Mal di pancia, mal di testa, male agli occhi, ma anche mal di scuola. In Italia ne soffre il 5% dei bambini. La fascia più colpita è quella dai 5 agli 8 anni e i mesi autunnali sono quelli in cui il malessere si presenta di più. I genitori temono un problema di salute ed ecco la corsa dal pediatra, che formula una diagnosi inaspettata. Il nostro bimbo è sano, ma sta male all’idea di entrare in classe. Ne abbiamo parlato con il professore Daniele La Barbera, psichiatra e primario al Policlinico di Palermo.
“Il cosiddetto mal di scuola esiste e non va confuso con un capriccio. Il bambino vive un disagio, che sottende una difficoltà. Le cause possono essere molteplici, di base la scuola rappresenta per i nostri piccoli un passaggio verso l’autonomia, un’uscita dalla zona dicomfort familiare, verso un luogo diconfronto quotidiano con ‘estranei’, ossia i compagni e gli insegnanti. La maggior parte dei bambini vive questa condizione con curiosità, perfino con divertimento. Succede anche che vi siano bambini, generalmente i più timidi, introversi, insicuri, che vivono questa dimensione con ansia da prestazione, con timore disperimentarsi in nuove situazioni ed ecco comparire il disagio.
Come si manifesta il mal di scuola?
“O con il semplice rifiuto di andare o con una serie di campanelli che il genitore deve sapere cogliere: malumore, variazione del comportamento alimentare o dei ritmo del sonno, mal di testa, disturbi gastrici. Il mal di scuola però rappresenta una turba funzionale e non un problema organico. È bene che i genitori si confrontino con il pediatra, che escluderà altre cause, dopodiché si deve lavorare affinché il nostro piccolo superi il problema.”
Come aiutare i nostri bambini?
Anzitutto non banalizzando il problema. I genitori devono contenere il disagio e imparare a guardarlo dalla prospettiva del bimbo. Quel che per un adulto sembra un granello di sabbia, per i piccoli può essere una montagna. Occorre rispettare i tempi; sarà cruciale lavorare in tandem con l’insegnante e semmai i sintomi dovessero essere particolarmente frequenti e fastidiosi, è bene concedere un inserimento graduale o una breve pausa. Purché non si attivi l’effetto risoluzione con l’evitamento del problema. Creare intorno al nostro bambino un clima sereno sarà fondamentale. Invitarlo a parlare, senza l’effetto interrogatorio e mai piglio giudicante, aiuterà a capire i suoi bisogni. Organizzare momenti disvago extra-scolastici con i compagni sarà un toccasana.
Il genitore deve contenere le emozioni negative
Ricordiamoci che per molti bambini atti semplici di autonomia, come mangiare a mensa o andare in bagno a scuola, rappresentano uno scoglio importante, possono essere i primi problemi dell’ingresso in società. Il genitore deve contenere le emozioni negative e farlo con pazienza e garbo. Senza fretta il nostro bimbo riuscirà a superare l’ostacolo e a stare bene in classe, con la maestra, i compagni e soprattutto con se stesso.
Box: L’alleanza con l’insegnante
“L’alleanza genitori e insegnanti, dice lo psichiatra La Barbera, è fondamentale. Se il genitore è morbido e la maestra è rigida (o viceversa), se le parti entrano in conflitto, se i genitori screditano l’insegnante di fronte al bambino, questo patto verrà meno e si amplificheranno i problemi e le insicurezze dei piccoli. L’insegnante deve collaborare con la famiglia, dovrà avere un occhio in più per il bimbo con difficoltà e rassicurarlo, cosicché il piccolo potrà acquisire sicurezza. Se il bimbo noterà una direzione comune tra genitori e insegnanti non potrà che sentirsi rincuorato e affronterà meglio il disagio. Ricordiamo che alla base del progetto educativo c’è sempre l’alleanza tra i genitori e l’insegnante.