Il Coronavirus è arrivato in Italia, 29 i casi di contagio e due le vittime accertate. Il dottore Tullio Prestileo, stimato infettivologo siciliano, che presta opera all’ospedale Civico di Palermo, invita alla cautela.
“Oggi abbiamo un quadro più chiaro che è sostanzialmente quello epidemiologico atteso. Fino a qualche giorno fa, da parte della comunità scientifica si era registrato un certo ottimismo, legato al fatto che il Coronavirus pareva non essere riuscito a diffondersi nel territorio europeo. Come spesso accade con le trasmissioni orali, da un singolo caso può partire una diffusione a tappeto. In Italia però, fuori da qualsiasi demagogia, il virus sta trovando un sistema sanitario efficiente e pronto. Si tratta un virus a trasmissione aerea, mediante il cosiddetto flugge, le goccioline che si emanano dopo uno starnuto o un colpo di tosse. Questo tipo di contagio è molto più diffuso rispetto ad altri. Per intenderci è la stessa modalità di trasmissione di una comunissima influenza stagionale. Il Coronavirus ha una capacità di diffusione veloce, trattandosi della mutazione di un più comune ceppo influenzale. Quanto accade in Italia però non deve lanciarci nel terrore. Sí alla cautela. No al panico.”
Ventinove casi, due morti, in 24 ore sono tanti però?
In realtà non è un numero preoccupante ed è in linea con le statistiche relative ai processi virali. Anzi, è probabile che i casi aumentino nelle prossime ore. Va precisato però che i casi verificati non sono tutti gravi, anzi. Alcuni sono asintomatici e dimostrano come la macchina sanitaria si stia muovendo bene. Alla notizia del caso 1, sono state allertate tutte le persone che, a vario titolo, avevano avuto contatti con il paziente contagiato e sintomatico. Da lì l’individuazione di ulteriori contagiati, messi già in quarantena. Molti di questi però non solo non hanno complicazioni, ma non hanno neppure sintomi. Occorrenza che ci fa capire che l’allarme c’è, ma va vissuto con razionalità.
Dottore, non rischiamo l’estinzione, come paventano parecchi siti web?
Ecco, occorre fare buona informazione e non inseguire essenzialmente lo scoop. Lanciare nello sconforto un intero paese fa sicuramente notizia, guardare a quanto accade con curiosa razionalità è diverso. In Italia è arrivato il Coronavirus, occorre prestare attenzione, ma pensare a una catastrofe collettiva è pura follia.
Come dobbiamo comportarci?
Ci vuole cautela, che non significa né limitazione drastica della vita sociale, né, ancor peggio, emarginazione. L’allarme è cinese, bene. Ciò non vuol dire però che dobbiamo emarginare tutto quanto ha a che fare con Cina. Occorre essere razionali. È a rischio chi è stato in Cina dalla seconda decade di gennaio in poi. Quindi, se noi per primi siamo stati in Cina in quel periodo o abbiamo avuto contatti con persone che vi sono state, dobbiamo essere molto più scrupolosi. La prevenzione nasce anzitutto da nostri comportamenti a tutela degli altri. Da lì parte una catena collettiva di prevenzione, indispensabile per arginare il virus.
Consigli di prevenzione dal coronavirus?
Anzitutto l’informazione. Siamo stati in Cina negli ultimi quaranta giorni o lo sono stati alcuni dei nostri contatti? Allora dobbiamo prestare attenzione e cautela, per noi e per gli altri.
Eliminare i rapporti con i cinesi non serve. É più efficace cercare di capire se i titolari del negozio x o del ristorante y siano stati di recente in Cina, cercando di fidarsi del loro buon senso. Un cinese che non si è allontanato dall’Italia, non potrà certamente farsi vettore di Coronavirus.
Utile seguire delle piccole regole
- Lavarsi le mani spesso. Una buona abitudine, che diventa fondamentale in questo momento.
- Evitare i luoghi affollati e tassativamente le calche.
- Evitare il contatto ravvicinato con persone che presentano infezioni respiratorie, ma anche sintomi influenzali apparentemente banali.
- Coprire bocca e naso prima di starnutire
- Evitare di toccarsi bocca, naso e occhi
- Sì ai fazzoletti usa e getta, no a quelli di stoffa
- Sì alla mascherina ma solo in determinate circostanze e in talune attività del quotidiano. Un uso random non serve. Utile invece in contesti a rischio: ospedali, luoghi in cui è certo il focolaio infettivo.
- Prodotti made in China non costituiscono rischio di contagio
- Gli animali domestici, ad oggi, non è provato siano vettori di trasmissione
Il virus pare attacchi meno bimbi e donne gravide?
Le statistiche suggeriscono questo. I bimbi in età pediatrica, comunque prima dell’adolescenza, non sarebbero bersaglio d’elezione del virus, così come pare che le donne incinta reagiscano meglio all’eventuale contagio. Non abbiamo dati certi e universali. Considerato che parliamo di un virus di cui si conosce poco, del resto la sequenza è stata individuata solo quindici giorni fa, non mi sento di arrivare a conclusioni affrettate. Dobbiamo monitorare l’andazzo. Fare asserzioni adesso è sbagliato ed anche fuorviante.
Ad oggi abbiamo cure solo per i sintomi, ma nessuna per la causa
É così ma non dimentichiamo che anche la cura sintomatica, messa in atto con successo ad esempio allo Spallanzani, ha portato alla guarigione di diversi pazienti. É vero, il Coronavirus uccide, è accaduto all’ospedale di Padova appena ieri, ma si trattava di una 78nne con patologie pregresse. Occorre contestualizzare bene ogni caso ed essere fiduciosi. É un virus temibile, ma il numero di decessi, fortunatamente, è di gran lunga inferiore al numero totale delle persone che lo hanno contratto.
La strada verso il vaccino è ancora lunga?
Lo è ma è anche giusto che sia così. Consideriamo che il genoma del virus è stato isolato appena due settimane fa. La comunità scientifica deve fare studi e verifiche adeguate prima di divulgare un vaccino. Occorre essere certi di quel che andremo a inoculare nella gente. Non si possono correre rischi. Fidiamoci piuttosto delle cure sintomatiche. Mi pregio di essere buon amico del dottore Giuseppe Ippolito, direttore dello Spallanzani, il cui operato dimostra che anche con cure di sopporto si riescono a superare fasi critiche della malattia. Non abbiamo ancora terapia antivirale specifica, ma quella utilizzata per fronteggiare i sintomi si sta rivelando, in moltissimi casi, efficace.
Il Coronavirus rientrerà con l’arrivo della primavera, come ipotizzato nelle scorse settimane?
Ci auguriamo di sì e l’esperienza in campo virale ci incoraggia. Le influenze stagionali così come i virus che colpiscono le basse vie respiratorie, entro marzo si risolvono. Siamo fiduciosi che anche il Coronavirus segua questo andamento. Un margine di dubbio è d’obbligo, dal momento che conosciamo ancora poco di questa patologia, delle sue mutazioni e quindi dei suoi comportamenti.
L’isolamento, come quello dei comuni lombardi, è l’unica soluzione?
Purtroppo sì. Occorre però puntualizzare che questa condizione, come ci auguriamo e come insegnano esperienze simili, dovrebbe rientrare nel giro di giorni. Non si deve pensare a dei paesini isolati a tempo indeterminato. La curva virale e quella dei contagi registrerà una fisiologica discesa, che corrisponderà con la ripresa della regolare routine.
Semmai il virus dovesse arrivare in Sicilia, in quanto Isola, si corrono rischi maggiori?
Assolutamente no e lo dico con il rigore che mi insegna la scienza e l’esperienza. Sarebbero poste in essere le stesse procedure previste in qualsiasi altra regione d’Italia.
In Sicilia è già attiva un’unità di crisi?
L’Assessorato regionale alla Salute ha convocato, nelle scorse settimane, un tavolo tecnico, dando delle linee guida agli ospedali siciliani. A Palermo, ad esempio, sono due i nosocomi pronti a fronteggiare eventuali casi: il Cervello e il Policlinico, che hanno reparti di malattie infettive idonei all’emergenza Coronavirus. Tutti gli ospedali dell’isola sono stati comunque istruiti. Sono state stabilite delle direttive al personale del Pronto Soccorso: individuare e isolare i casi sospetti. A Palermo ve ne sono stati un paio, ma tutto è poi rientrato, poiché trattavasi di falso allarme. All’ospedale Civico è pronto un piano di isolamento, diagnosi tempestiva e cura dei sintomi. Sono attive inoltre delle ambulanze speciali, per i casi sospetti.
Cosa fare in caso di sintomi Dubbi?
Consultare anzitutto il medico curante, che saprà fare le prime valutazioni e indicare il da farsi. Evitare di intasare il Pronto Soccorso al primo starnuto accompagnato da febbre. Il buon senso deve farci da guida. Occorre essere cauti, evitando però fobie, che non aiutano mai.
Il Ministero della Salute ha istituito un numero di telefono di pubblica utilità sul Coronavirus 1500.
Nel link di seguito l’intervista al dottore Prestileo sul tema “Siamo a rischio Coronavirus?” https://www.atuttamamma.net/siamo-a-rischio-coronavirus/
Una risposta
Rendere obbligatorio l’uso della mascherina per tutti coloro che vendono o somministrano cibi e bevande, ed in generale per tutte le categorie di lavoratori e professionisti che sono a contatto col pubblico.