Ventisette nuovi positivi in Sicilia nelle ultime 24 ore, tutti in isolamento domiciliare. Numeri molto alti, seppur leggermente in calo rispetto alla giornata di ieri quando erano stati 30. È quanto emerge dal bollettino del ministero della Salute. Quattordici casi riguardano i migranti che si trovano in quarantena, gli altri si sono registrati: 6 a Catania, 3 a Messina, 3 a Ragusa e 1 a Palermo.
Rimangono 37 le persone ricoverate in ospedale, 4 in terapia intensiva, mentre salgono a 328 quelle in isolamento domiciliare per un totale di attuali positivi che è di 369. I casi totali da quando è iniziata la pandemia salgono a 3.396 mentre i guariti sono 2.743. Rimangono invariati, fortunatamente, i decessi: 284. Nelle ultime 24 ore, in Sicilia, sono stati effettuati 2412 tamponi.
A livello nazionale, nuova impennata di nuovi positivi: nelle ultime 24 ore, sempre secondo il bollettino diffuso dal ministero della Salute, sono stati 552 (ieri 402) per un totale di 249.756 casi. In calo i decessi, 3 (ieri 6) per un totale di 35.190 vittime dall’inizio della pandemia.
I decessi si sono registrati in Piemonte, Emilia Romagna e Veneto. I casi di infezione in corso sono 12.924 (+230 rispetto a ieri) e sono così suddivisi: 779 i malati ordinari (+13), 42 quelli ricoverati in terapia intensiva (0) e 12.103 quelli in isolamento domiciliare (+213). Nelle ultime 24 ore sono stati 319 (ieri 347) i guariti o i dimessi, che raggiungono la cifra complessiva di 201.642 unità. È la Sicilia la Regione con l’Rt peggiore tra le 12 che attualmente hanno l’indice di contagio sopra 1, secondo il monitoraggio settimanale Iss-ministero della Salute che riporta una analisi dei dati relativi al periodo 27 luglio – 2 agosto 2020, successivo alla terza fase di riapertura avvenuta il 3 giugno 2020. Questa la rielaborazione del ministero della Salute che ha rettificato il dato precedentemente comunicato di 11 Regioni con Rt sopra 1.
L’appello di Musumeci
“Ho lanciato un appello 15 giorni fa – ha aggiunto – mi pare che questo appello non sia stato raccolto e quindi non escludo che ci possano essere misure ulteriormente restrittive. Nel frattempo sono stati chiusi alcuni esercizi commerciali, pensiamo nei prossimi giorni, con le forze dell’ordine, preposte a questo servizio, di chiuderne altri perché i gestori non impongono ai propri clienti il rispetto delle norme di prevenzione e di cautela. Al tempo stesso rinnovo l’appello a tutti per poterci godere questa estate in relax ma con qualche piccolo sacrificio. La mascherina, il distanziamento, mantenere un metro di distanza, penso che sia il minimo per evitare di fare concorrenza alle Regioni del Nord in termini di coronavirus. Siamo stati così bravi per 3 mesi con la linea della fermezza e del rigore. Credevo di poter avere fiducia nella responsabilità dei siciliani non vorrei ricredermi”.
Ecco i consigli del professore Antonio Cascio, infettivologo e professore ordinario di Malattie Infettive alla Facoltà di Medicina a Palermo.
“È una situazione a cui si deve prestare attenzione senza però cadere nel terrorismo mediatico e nel terrore tout court. Parole d’ordine prudenza e controllo.”
IL NUMERO DEI NUOVI CONTAGI PERÒ AUMENTA DI GIORNO IN GIORNO.
CI SONO DUE NODI: I MIGRANTI E CHI RIENTRA DA ZONE ALTAMENTE ENDEMICHE
“Per quanto riguarda il discorso migranti l’attenzione deve essere alta e la questione non va strumentalizzata. Non si deve eccedere né in buonismo, né, peggio ancora, in un integralismo che diventerebbe razzismo. Occorre guardare alla cosa con criterio e razionalità. La problematica dei migranti é appurata. Parliamo di persone che arrivano in Italia in condizioni di assoluta promiscuità, dove abbozzare un discorso di distanziamento e di uso dpi è proprio una chimera. Basta un solo positivo per contagiare quanti condividono con questi la traversata. Come arginare i rischi? Attenzione assoluta all’ingresso, sí al controllo dei sintomi, ma anzitutto tamponi a tappeto. Una volta che i migranti sono inseriti in comunità, non deve scendere la sorveglianza sindromica. Ahimè capita anche che in molti fuggano dai centri e quindi, senza entrare in un discorso politico e sociale, oggi più che mai è necessario un controllo ancor più accurato da parte delle forze dell’ordine. Perché è ovvio che un positivo che sfugge al controllo, può diventare un vettore importante di contagio.
AUMENTANO ANCHE I RIENTRI DALLE ZONE ENDEMICHE, ITALIANE E STRANIERE. COSA FARE?
Anzitutto occorre buonsenso. Ritengo che sia prudente, per quanti provengono da zone endemiche, italiane e straniere, eseguire il test sierologico, che diventa abbastanza attendibile soprattutto nel caso in cui non si presentino sintomi sospetti. Più test sierologici si eseguono e più si può stare tranquilli. In presenza di sintomi è fondamentale allertare il medico e cercare di eseguire il tampone. È giusto scaricare l’app immuni e anche quella prevista dalla Regione Sicilia per quanti fanno accesso all’Isola.
COME DEVE COMPORTARSI CHI TORNA DA UNA ZONA A RISCHIO?
L’invito è alla prudenza, soprattutto per chi rientra da una zona endemica. Ovviamente sconsiglio a chi rientra di andare a trovare la nonna o il parente immunocompromesso. Se vuole farlo, è necessario mantenere la distanza di 1,5 m e usare la mascherina, se possibile meglio incontrarsi all’aperto ed evitare effusioni. Non mi piace parlare di quarantena, ma appena tornati da una zona endemica o comunque da un viaggio, è bene usare tutte le accortezze possibili, in termini di uso di dpi e di distanziamento.
GLI EVENTI, PUBBLICI O PRIVATI, SONO SITUAZIONI DI ALTO RISCHIO?
Sono convinto che occorra riprendere la routine anche dando spazio agli eventi. Occorre però organizzarli solo se vi sono le condizioni di sicurezza: luoghi aperti, evitare di stare uno sull’altro, evitiamo abbracci e baci, usiamo la mascherina laddove non è possibile distanziarci e laviamo spesso le mani. Se abbiamo anche solo un sintomo sospetto non partecipiamo e allertiamo il medico curante.
QUALI LE SITUAZIONI IN CUI L’ATTENZIONE DEVE ESSERE MASSIMA?
Il virus circola, dobbiamo aspettarci le positività e quindi massima attenzione in luoghi comunitari e con soggetti deboli. Quindi asticella alta in case di riposo e ospedali. Si dovrebbero eseguire in maniera sistematica dei controlli sierologici agli operatori sanitari. Basta una sola défaillance su questo fronte per creare un preoccupante focolaio e quanto accaduto in Lombardia deve esserci da insegnamento. Occorre la sorveglianza sindromica e su tal fronte il medico curante è il primo anello della catena. Le strutture pubbliche devono essere pronte a fare il tampone in tempi brevi, soprattutto laddove il curante indichi che la persona sta male e ha sintomi compatibili con il Covid. Sottolineo anche che il test andrebbe garantito gratuitamente ed in poco tempo così da bloccare eventuali focolai.