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Serenella ed Elisabetta, il nostro amore tra viaggi e cultura

La storia di una coppia omosessuale, che vive a Palermo e che si racconta ad A tutta Mamma

Serenella Fiasconaro ed Elisabetta Cinà  hanno da poco festeggiato il loro secondo anniversario di matrimonio. Le fedi al dito sono lucide, le mani ogni tanto si incrociano, gli sguardi sono complici, con quell’allure singolare che hanno gli occhi di chi si ama, si conosce, si riconosce e si rispetta.
Ci incontriamo nella Palermo fervente e ansiosa, che aspetta la visita del Papa.
Facciamo colazione insieme in un bar del centro e anche nei piccoli gesti di un rito quotidiano, in Serenella ed Elisabetta traspare l’intimità di una coppia con tanti passi fatti insieme.

Come è iniziato tutto?

Serenella: Io ed Elisabetta abbiamo fatto decine di colazioni insieme (sorride), solo che lo sapevo solo io.

Elisabetta: Ti spiego. Io conducevo, in una emittente tv siciliana, un programma che iniziava la mattina presto. Davo in un certo senso il buongiorno anche a quella che sarebbe diventata la donna della mia vita.

Serenella: mi piaceva quel rito quotidiano. Mi piacevano i modi di Elisabetta, il suo timbro di voce, certo da lì a immaginare che…

E poi, come è nato l’amore?

Elisabetta: ci siamo conosciute di persona una decina di anni

(Serenella scherzando fa l’occhio pesante. Vuole che la moglie ricordi la data esatta?).

Eravamo a una festa a casa di un’amica comune.

Serenella: In realtà la storia vera e propria iniziò un annetto dopo quell’incontro e devo dire che ci mise lo zampino fb. Con quel suo ricordarti ogni tanto che ci sono “persone che potresti conoscere”. Un giorno sì e l’altro pure mi spuntava la fotina di Elisabetta. Nell’aprile del 2009 diventiamo una coppia.

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Come avete scoperto la vostra omosessualità

Serenella: Io ho sempre saputo di essere omosessuale. Già da ragazzina. Non avevo interessi per i ragazzi, non usavo belletti, non avevo atteggiamenti “da ragazza”. Il mio compagno di banco era maschio proprio perché le affinità erano maggiori.

Elisabetta: Non penso che ci si scopra omosessuali. Lo si è e basta. Sebbene la mia storia contempli un matrimonio etero e la nascita di una splendida figlia, oggi  studentessa universitaria a Londra.

La notizia del vostro amore come è stata accolta da amici e parenti (figlia compresa ovviamente)?

Elisabetta: Abbiamo ricevuto ondate di affetto e stima. Questo almeno dalle persone che ci vogliono bene davvero. Se poi qualcuno dietro le spalle ha fatto una smorfia poco importa. Mia figlia l’ha presa bene ed ha vissuto con noi fino a quando, per ragioni di studio, si è trasferita all’estero.

Serenella: mio padre è un uomo all’antica eppure anche lui ha compreso senza troppe complicazioni. Anzi oggi parla della mia unione con Elisabetta con orgoglio.

Raccontateci del vostro matrimonio

Elisabetta: La nostra è stata un’unione civile, che di fatto, in termini di diritti e doveri, è parificabile al matrimonio. Tant’è che noi ci definiamo l’una la moglie dell’altra. Ha celebrato il sindaco Orlando alla presenza di ben 500 invitati. In realtà noi ne avevamo ufficialmente coinvolti quasi la metà ma a sorpresa un boom di gente (vicini di casa, conoscenti) hanno voluto festeggiarci.

Serenella: Abbiamo scelto un dress code a tema. Gli invitati tutti in bianco simbolo di energia e le spose in rosso, che è passione capace di assorbire l’energia positiva. Una festa carica di positività ed affetto. Un amore che è passato di persona in persona, rendendo magico quel giorno. Era come lo abbiamo sempre desiderato.

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La chiesa e l’omosessualità. Cosa ne pensate?

Serenella: pochi giorni prima del nostro matrimonio abbiamo chiesto a padre Cosimo Scordato di benedire le nostre fedi. Lui ci ha risposto, con la sua solita serenità, che la chiesa non lo consente. Ci ha però fatto un bel regalo. La domenica precedente le nostre nozze ha rinnovato con noi un rito della parrocchia. Ci ha chiamate all’altare e ci ha presentate alla comunità annunciando il nostro matrimonio.

Elisabetta: è stato un gesto significativo. Noi siamo entrambe credenti e da omosessuali comprendiamo che la chiesa debba operare maggiori segnali di accettazione. Quello di padre Cosimo lo è stato.

L’omosessualità: come va spiegata ai bambini?

Serenella: Non va spiegata in senso stretto. Ti racconto un episodio. Per il nostro addio al nubilato abbiamo organizzato una caccia al tesoro, che dall’Albergheria portava al centro storico. Io e Elisabetta avevamo entrambe il velo da sposa. Una bimba vede prima Elisabetta e le urla “viva la sposa”. Poi vede me con il velo e rimane perplessa. Domanda: “dov’è lo sposo?’.

Le rispondo che siamo entrambe spose. Lei mi guarda perplessa. Mi dice: “Questo no buono, no buono.”

La rassereno. Le dico che ci amiamo. Ci amiamo davvero. Lei mi sorride: “Allora sì buono. Buono”.

Elisabetta: L’amore è una cosa semplice. Al nostro matrimonio vi erano molti bimbi che cantavano felici “tanti auguri”, al netto di domande e perché, godendosi con purezza quel momento di gioia.

Com’è il vostro quotidiano?

Elisabetta: Come per tutte le coppie. Noi poi abbiamo un bel caratterino. Sai è più difficile “gestire” una donna che non un uomo (sorride). Scherzi a parte, abbiamo un cane e un gatto, viviamo nel cuore di Palermo, gestiamo una comune attività lavorativa nell’ambito degli eventi e della cultura e coltiviamo tantissimi interessi comuni. Primo su tutti, appunto, la cultura, ma anche i viaggi.

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Serenella: Il lavoro è un altro elemento collante. Condividiamo delle progettualità molto interessanti. Fosse per me passerei 24 ore al giorno con Elisabetta, lei è più indipendente, necessita delle sua comfort zone?

Sogni nel cassetto?

Elisabetta: Vivere di rendita!!! Scherzo dai. Adoro la musica, la cultura ed i viaggi. Tutte cose di cui per lavoro ci occupiamo.

Serenella: Adoriamo viaggiare. Per il viaggio di nozze abbiamo trascorso un mese a Cuba. Sogno un altro bellissimo viaggio ovviamente con Elisabetta.

Palermo è una città che accetta gli omosessuali?

Elisabetta: Penso proprio di sì. Non abbiamo mai vissuto come diversità la nostra condizione. Non facciamo parte di alcun comitato o associazione. Viviamo la nostra vita con assoluta  normalità.

Serenella: La cosa importante è non sentirsi mai diversi. Se noi camminiamo mano nella mano (cosa che facciamo spesso) non dobbiamo irrigidirci, semmai dovessimo notare uno sguardo inopportuno. Questo è un modo semplice per dare l’esempio.

Grazie ragazze e ad maiora!

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