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Serena: ho lasciato Roma e una carriera certa per insegnare ai bimbi l’amore per i libri e per le favole

Chespiralidoso è una libreria per i più piccoli grande e fornita come quelle di città eppure si trova in un paesino agrigentino. È il sogno di una coppia di sposi, che hanno mollato tutto per realizzare il loro sogno

L’odore della carta. Il suono di una voce che racconta una fiaba. Gli occhi sgranati dei bimbi, che si perdono nella fila meravigliosa e disordinata dei loro “come” e “perché”. Pare una storia di una volta. Oggi siamo degli habituè  del digitale, dei suoni meccanismi, delle immagini che si fanno la gara di velocità. È l’epoca dei nativi digitali, una definizione sí veritiera, ma che rischia di diventare l’alibi di questo tempo. Nei libri, nella loro “fragranza” credono ancora Serena, Alfio e la loro piccola Erica. Siciliani, vivono a Casteltermini, un paesino in provincia di Agrigento. Hanno alle spalle studi ed esperienze nel mondo della comunicazione. Hanno vissuto a Roma per alcuni anni, pensando che, nella capitale sarebbe stata la loro vita presente e futura.  Studiano, partecipano a bandi importanti, vedono all’orizzonte grandi prospettive. A un certo punto però qualcosa li spinge a tornare nella loro terra d’origine, per realizzare un sogno “antico”, che sa di carta, di suono di voce che legge le favole, di occhi sgranati di meraviglia. Da lí inizia un’avventura, che si chiama Chespiralidoso, una libreria per bambini bella, capiente, fornita e progettuale, così come lo sono le librerie delle grandi città, con la differenza che quella di Serena e Alfio si trova nel cuore dei monti Sicani.
Abbiamo chiesto a Serena di parlarci di questo progetto.

Come è nata l’idea di una libreria per bImbi in un paesino dell’agrigentinO?

Nel 2014 vivevo a Roma con mio marito. Mi ero trasferita nella Capitale nel 2009 per lavorare come assistente dell’ufficio di presidenza di un noto ente di ricerca nelle telecomunicazioni. Un lavoro interessante, nel quale però, dopo anni, non intravedevo altre prospettive di crescita per il mio profilo professionale, che nel frattempo era diventato quello di editor e content manager. Mentre aspettavo mia figlia, sentivo forte il bisogno di “risintonizzarmi” con le mie passioni, e così mi scrissi ad un corso di Scrittura della Rai, focalizzato sulla narrazione (tenuto da Paola Gaglianone e Alessandro Salas) e, subito dopo, ad un corso per aspiranti librai presso una libreria per bambini, nel cuore di un quartiere difficile come quello di Centocelle. È stato amore a prima vista! E poi, non lo avevo ancora detto neanche a me stessa, ma nel momento in cui avevo saputo di essere incinta avevo già deciso di lasciare Roma e di tornare in Sicilia.

LavoraVi nell’ambito della comunicazione, quando hai iniziato a sognare di lavorare con i bimbi?

Nel corso del Master in Media Education, frequentato alla Sapienza subito dopo la laurea, avevo fatto una piccola ricerca sui Children Museum, che mi avevano affascinato moltissimo come forma di eduteinment. Cominciai a scrivere un progetto d’impresa incentrato sull’idea che la lettura potesse diventare un’esperienza immersiva, uno spazio nel quale le più grandi storie della letteratura per l’infanzia potessero prendere corpo e vita. Il Progetto arrivò finalista al Kublai Camp 2010. Poi purtroppo è rimasto in standby per anni, finché non ha trovato una dimensione – quella della libreria/ludoteca – forse meno ambiziosa, ma ugualmente stimolante.

Ha libreria da città in una realtà piccina. Una scommessa quotidiana, quanto è difficile?

All’apertura, nel 2015, siamo stati accolti con entusiasmo da una piccolissima comunità di lettori e di famiglie con bambini dai 3 ai 10 anni. È una specie di bolla d’aria che ci sostiene e ci protegge dall’indifferenza nella quale spesso ci troviamo a lavorare. Abbiamo cercato di instaurare rapporti con le scuole aderendo ad iniziative nazionali come Libriamoci e #Ioleggoperchè, abbiamo provato a portare la lettura ad alta voce fuori dalla libreria  con i Flashbook all’aperto, abbiamo organizzato eventi in collaborazione con artisti siciliani, con la Pro Loco e il CIF. Tuttavia, a distanza di cinque anni, sentiamo che la nostra proposta non ha ancora conquistato i castelterminesi, che è percepita come qualcosa di estraneo, di “non necessario”.

Erica è cresciuta nel suo angolo-gioco in libreria! Questa scelta mi ha permesso di allattarla per 18 mesi, conciliando maternità e lavoro, una cosa quasi impossibile in Italia! Inoltre, ho potuto introdurla alla lettura nei primissimi anni di vita. Sono due cose di cui vado molto fiera! Ora che è più grande, i nostri bambini sono anche i suoi compagni di gioco.

 Qual è la soddisfazione più grande che ti dà questo lavoro?

Quando i bambini si siedono intorno a me sui cuscini e ascoltano in silenzio assoluto, completamente assorti, la storia che sto leggendo, io ho la sensazione di far loro il più grande regalo del mondo! Mi piace pensare che, da grandi, si ricorderanno di un personaggio o di un’illustrazione leggendo ai loro figli, e allora capiranno che le storie e i racconti sono come il liquido amniotico dentro cui tutti noi cresciamo e formiamo la nostra memoria, il nostro modo di interpretare il mondo.

 Sogno nel cassetto e progetti futuri?

Da bambina, il mio sogno nel cassetto ovviamente era di scrivere un libro! In seguito, molto più prosaicamente, la scrittura é diventata il mio “mestiere” di editor. Oggi, credo che mi piacerebbe molto lavorare in una casa editrice specializzata nell’infanzia. 
Grazie Serena e ad maiora!

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