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Scuola: lezioni brevi, turni e riapertura a metà settembre

La task force della Regione Sicilia sta vagliando alcune possibilità per la riapertura

Scuole riaperte in Sicilia da metà settembre e lezioni brevi, di quaranta minuti ciascuna, così da consentire i turni tra gli alunni, che dovranno indossare le mascherine solo negli spazi comuni e non in classe durante le lezioni. Aule aperte anche di pomeriggio, ma non oltre le sedici. È la notizia del giorno, relativa a emergenza covid e riapertura scuole, ed é stata resa nota dal sito del Gds, con un’intervista all’assessore regionale Roberto Lagalla. Una soluzione che potrebbe diventare effettivamente operativa per gli studenti delle scuole superiori. Per gli altri cicli scolastici il discorso resta ancora del tutto aperto e, sempre stando a quanto riferisce oggi il Gds, si vaglierà a seconda degli alunni iscritti, della sede e del tipo di lezioni ogni dirigente scolastico utilizzerà una o più idee messe sul tavolo dalla Regione. A fine maggio scorso, alla regione Sicilia, proprio per fronteggiare l’emergenza scuola, si è insediata una task force, presieduta da Adelfio Elio Cardinale, già Sottosegretario di Stato alla Salute e Vice Presidente del Consiglio superiore di Sanità, ex Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia della Università di Palermo; gli altri componenti sono: Stefano Suraniti, neo Dirigente Generale dell’Ufficio Scolastico Regionale; Leoluca Orlando, Sindaco metropolitano di Palermo e Presidente regionale Anci; Giovanni Puglisi, Presidente del Comitato regionale delle Università siciliane e Rettore dell’Università Kore di Enna; Domenico Di Fatta, dirigente scolastico e componente della Task force nazionale istituita presso il Ministero dell’Istruzione; Maurizio Franzò, delegato regionale della Associazione Nazionale Presidi (ANP) e le rappresentanze dei sindacati e delle principali organizzazioni della scuola pubblica e privata, degli studenti, delle associazioni delle famiglie, nonchè esperti di vari settori e delegati degli Assessorati regionali aventi competenze nelle materie oggetto dei lavori della Task force.

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Si riuscirà a tornare tra i banchi?

Tantissime le domande che si pongono in merito alla riapertura di settembre: si riuscirà a tornare tra i banchi in una modalità che sia quantomeno serena per alunni e insegnanti? Perché i decreti e le ipotesi organizzative non parlano dei più piccoli, coloro i quali frequentano il nido o la scuola dell’infanzia? Rischiano di rimanere a casa a oltranza? Fonti accreditate parlano di scuole private (infanzia e nido) che stanno già organizzandosi per i primi di settembre, così da offrire quantomeno un servizio ludoteca in continuità con i centri estivi e le regole rigide dei dpcm: numero limitato per classe, un insegnante/educatore ogni cinque bambini, ingressi scaglionati, misurazione della temperatura prima dell’entrata, divieto di far accedere gli accompagnatori all’interno della struttura, norme igieniche stringenti. La scuola pubblica invece dovrà attenersi rigorosamente alle decisioni governative, che tardano ad arrivare. A settembre potrebbe succedere che vi siano bimbi impossibilitati di accedere a scuola, semmai la pubblica non dovesse riaprire o dovesse tardare nel farlo? Non é escluso. In merito alle criticità della scuola italiana, abbiamo intervistato la dottoressa Chiara Di Prima, dirigente scolastico di Palermo.

Il parere del dirigente scolastico

“Il problema dell’Italia sono le infrastrutture. In linea generale, non abbiamo istituti scolastici in quanto tali, ma si è provveduto all’adattamento delle strutture, con una cambio della destinazione di uso. Questo a differenza delle scuole di altri paesi d’Europa e del mondo, dove il ritorno a scuola è già possibile per via delle aule debitamente capienti e di tutti gli spazi scolastici idonei a garantire il giusto distanziamento

Ritengo che l’ideale sarebbe, in un’ottica di sinergia tra forze istituzionali e politiche, trovare spazi idonei (spazi comunali, teatri, strutture religiose non utilizzate) da destinare ad uso scolastico, così da ampliare l’offerta degli stabili e conseguentemente delle infrastrutture. Si devono reperire nuovi spazi o ridurre il numero di ore, in modo che i gruppi di studenti si alternino, ma con una frequenza quotidiana a scuola. Sono una totale sostenitrice del ritorno a scuola e del fatto che le istituzioni devono fare di tutto affinché questo, in sicurezza, sia reso possibile.  La scuola non si occupa solo di formazione scolastica, perché la scuola è presidio per antonomasia di istruzione, libertà e democrazia.  La Dad è stato un surrogato, che ha creato molteplici difficoltà vuoi nei docenti, vuoi nei genitori, vuoi negli alunni. Non perdiamo di vista il ruolo essenziale del confronto e della relazione, che sono intrinseche con la frequenza in classe. Mi viene da pensare anzitutto agli alunni con disabilità, che hanno perso in due mesi i progressi fatti in anni di riabilitazione. La scuola va riaperta. Non possiamo rischiare di avere soggetti sani dal virus ma con altri deficit irrecuperabili. Navighiamo a vista, ma dobbiamo avere la stella polare che ci guida: didattica è relazione in presenza, perché in classe non si trasmettono solo contenuti ma anche e soprattutto un modo di essere. La finalità della scuola è formare ed educare il cittadino, educare e formare l’uomo ad essere un soggetto sociale. Come lo educhi a distanza?”

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