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Quando le mamme volevano fare le influencer

Riflessioni sulla nascita di questo sito web e sulla magia del successo virtuale

C’è stato un tempo in cui avere un blog che parlasse di donne e di mamme era uno status simbol. Era lo stesso tempo in cui in tantissime erano decise a esplodere come influencer. Non essere Chiara Ferragni, intendiamoci, ma essere come Chiara Ferragni. Il web poteva darti il modo di diventare da perfetta sconosciuta a eroina (senza grosso merito) del nostro tempo. Il meccanismo era semplicissimo: bastavano un contenuto “splash”,  i followers e un bel po’ di like. Cose che, di fatto, non costavano nulla. Quel periodo é coinciso più o meno con la nascita di questo sito web. Era la primavera del 2018 e a A tutta Mamma nasceva come mio passatempo, dopo il primo anno da mamma. Ero centralizzata dal mio nuovo ruolo ed ero convinta che tutta la mia vita sarebbe girata totalmente intorno a quella di mio figlio. Smanettavo sui siti di maternità e sui profili social più gettonati. Furono proprio quelli che ispirarono questo progetto, che vide la luce come un blog, con dei prolungamenti sui social più importanti. Fu un tripudio istantaneo di clic agli articoli e di like su Fb e Instagram. In una sola settimana avevamo totalizzato qualcosa come 10.000 visualizzazioni uniche e circa 30.000 pagine viste.

Una bomba!

Un risultato galvanizzante, che fece aderire al progetto tante nuove collaboratrici. Il meccanismo da gioco d’azzardo dei social faceva il resto: ruotavano i pezzi con un rimbalzo di like e di condivisioni, arrivando anche a destinatari inaspettati e fuori dai nostri giri. Il contatore esplodeva e noi gongolavamo, sbirciando di continue le notifiche online. Contemporaneamente Fb e Ig mi proponevano panel con sponsorizzazioni anche solo di pochi euro e per pochi giorni (tentazione a cui non ho ceduto, perché ben consigliata dal webmaster), gruppi tematici dove allargare i giri di condivisione e ovviamente pagine simili alla mia da iniziare a seguire.

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Insieme a Laura Ruoppolo, collaboratrice storica e di storytelling di questo sito, abbiamo anche pensato di fare una follia. In quel felicissimo anno di esordio, siamo partite alla volta di Milano per partecipare al Mamma che blog!

Ci siamo iscritte alla piattaforma, forti degli screenshot che documentavano i veloci e grandi risultati del sito. Ed eccoci in prima fila al palazzo delle Stelline nella città meneghina.

Era una sorta di festival dedicato ai blog sulla maternità

Lí non solo avremmo conosciuto tante compagne di avventura, ma avremmo assistito a una serie di conferenze, coordinate niente popo di meno che dalle mamme influencer più famose d’Italia. Ce n’erano tantissime, arrivate da un capo all’altro dello stivale. Ciascuna con la propria specialità: la mamma attrice, quella specializzata in make up, la travel blogger, la cuoca, l’artigiana del tessile, la pittrice, la mamma buddhista, l’istruttrice di yoga, la vegana integralista, la barzellettiera, la svampita e pure la capofila delle mamme dai quattro figli in su, da allevar da sola  trovando contemporaneamente il tempo di essere una influencer. “In cattedra” ci raccontavano le strategie “acchiappa like”, quelle per fidelizzare i lettori ed ancora la maniera ideale per creare contenuti intelligenti intorno a una paperella di plastica da mettere nella vasca da bagno insieme al nostro bambino.

Con l’amica Laura ci divertissimo tantissimo, vuoi perché ci si paró davanti un mondo nuovo ed elettrizzante, vuoi perché riuscimmo a ritagliarci una micro vacanza dalla “mammitudine h24”.

Constatammo però che c’era un certo prendersi troppo sul serio da parte di certe mamme influencer, che viste dallo schermo dei social sembravano tutt’altro e invece di persona avevano il piglio “claudicante” di qualsiasi mamma.

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Per carità, quel grosso evento aveva alla base delle belle teste pensanti, che avevano avuto l’intuizione di sdoganare il business delle maternità sul web. Occhio: quelle stesse teste pensanti però si guardavano bene dal voler essere loro stessi degli influencer.

Quell’esperienza mi serví a capire alcune cose:

Che il mondo dei social o lo prendi come un gioco oppure sei fritta! Che quella perfezione fatta di mamme multitasking, di “tutti insieme appassionatamente”, di case linde e modaiole e di puerpere con i muscoletti addominali alla Jill Cooper, non solo era una stronzata, ma anche una forte frustrazione per qualsiasi mamma normale, imperfetta e provata dai naturali sgambetti della vita e della gente.

Non solo, compresi anche che A tutta Mamma doveva prendere la strada di un sito di informazione, difatti da lì a poco é diventato un giornale online regolarmente registrato, dove le voci principali dovevano essere quelle degli esperti reali (non virtuali). Così é ormai da sei anni e di questo andiamo fieri. Non solo, con Laura Ruoppolo abbiamo anche scritto un libro assai ironico sulla maternità, elogiandone in primis l’imperfezione, la solitudine e i deliri di felicità. Facendo elegie degli scazzi delle mamme e del naturale desiderio di evasione, allorquando il carico diventa assai pesante. Per carità, in questo tempo ho continuato a sbirciare le mamme influencer, seppure con progressiva minore frequenza. Le ho osservate con occhio critico, direi giornalistico. Ho notato che sí oggi vanno meno di moda, perché ahimè tutto quel che non poggia i piedi sulla terra ferma delle cose concrete, non può durare per sempre.

L’illusione delle mamme perfette, circondate da grandi famiglie alla loro altezza, va piano piano sbiadendo. Così come viene meno la fedeltà di molti follower, che hanno di base una caratteristica: eleggere a sovrani i loro beniamini, imitarli in tutto e per tutto, farne degli idoli senza virtù, salvo poi detronizzarli alla prima défaillance. Il caso Ferragni é il più eclatante, ma ve ne sono molti di altri. Il meccanismo li accomuna: la realtà é molto più friabile di quanto non si immagini. Ahimè per farsi “amare” da milioni di followers, che devono necessariamente vedere in te quel che loro vorrebbero ma non possono essere, qualche bluff bisogna pur farlo. Ed allora sta lì la scelta, se accontentarsi dei piccoli successi reali del quotidiano o se puntare dove più in alto non si può, con il rischio però del temporale inaspettato, che può mandare in fumo la gita più bella, in una serena giornata di primavera.

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