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Psichiatra La Barbera: “Messina Denaro, il boss di cristallo, tra odio e fascinazione”

Un criminale sanguinario, che appare nella sua fragilità più profonda. I meme sui social e chi lo definisce “il più sensibile di tutti”

C’è un boss, il più ricercato d’Italia, che dopo trent’anni é catturato dai Carabinieri.

Al momento dell’arresto però Messina Denaro pare più un uomo di cristallo, che non un feroce capo mafia.

É magro, ha l’andatura incerta, il viso é così minuto che quasi scompare tra il bavero alzato e il berretto di lana.

La voce, nella breve registrazione resa nota dagli investigatori, é sottile, accondiscendente.

Qualcuno commenta con rilievi di compassione, dimenticando i crimini, le condanne, gli scacchi dati alla parte buona della società ed allo Stato.

Messina Denaro ha un tumore a uno stadio molto avanzato, e tra  i sanitari c’è chi conferma  che potrebbe non averne per molto tempo.

Ed ecco le persone che con lui facevano chemioterapia, i compagni di malattia, di paura e di speranza. Quei complici innocenti, che gli erano diventati amici. “Andrea Buonafede”, che era un dandy dall’accento trapanese. Che parlava a bassa voce e si faceva apprezzare, anche in ospedale, soprattutto dalle donne: “Era educatissimo, dice una delle compagne di terapia, aveva una grande sensibilità, forse era il più sensibile tra tutti noi. Era sí un tipo particolare, con quel suo abbigliamento estroso, ma era sempre educato, sorridente, sensibile, tanto sensibile.”

Ci chiediamo come possa un carnefice , capace di ammazzare bambini, donne gravide, rivali di cosca e rivali d’amore, risultare addirittura sensibile?

Come si possa addirittura provarne compassione al punto da mettere in dubbio che, proprio quel sessantenne smilzo e ben curato, abbia commesso ciò che tutti sanno?

La visita psichiatrica, al quale Matteo Messina Denaro é stato sottoposto ieri nel carcere di massima sicurezza di L’Aquila, non evidenzia patologie. Un uomo presente a se stesso, ben centrato nel tempo e nello spazio, capace di intendere e di volere.

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Eppure la complessità del boss di Castelvetrano é palese. La si evince nella piccola superficie di vita che ci é nota, e nel suo enorme passato, che ha fatto storia.
Abbiamo chiesto un parere al professore Daniele La Barbera, psichiatra e primario al Policlinico di Palermo.

Messina Denaro, che “ieri” ammazzava il piccolo Giuseppe Di Matteo, oggi é descritto come un uomo gentile, educato addirittura sensibile. Come é possibile?

Intanto mettiamo a fuoco questo ultimo miglio della vita del boss: Messina Denaro é sí un capo mafia, ma oggi é anche un uomo gravemente malato. Quindi usciamo un attimo dallo stereotipo del criminale, che sparge sangue come se lui non avesse sangue, ed entriamo nell’ordine di idee dell’uomo fragile, che sperimenta sulla sua pelle l’imprevedibilità della vita, la caducità del corpo.

Eppure, in questi primi giorni di detenzione, non ha dato segni né di pentimento, né di collaborazione. La sua mente rimane lucida, probabilmente anche sul suo feroce passato?

 

La psicopatologia ci dimostra che molti di questi soggetti, che hanno compiuto azioni efferrate, devono essere privi di empatia, molto spesso sono soggetti con disfunzioni di personalità. Generalmente boss così sanguinari hanno delle personalità con tratti anti-sociali e in questo caso l’ipotesi sarebbe suffragata anche dalla lunga latitanza.  La caratteristica della personalità antisociale é il suo essere camaleontico: quindi sul campo, ossia quello mafioso, io sono crudele in senso estremo, fuori da quel contesto io posso essere affabile, gentile, cortese, perfino apparire sensibile e lo faccio  per ricavare un vantaggio personale, perché l’altro é visto come un mezzo, devo servirmene per i miei scopi.

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Tali disturbi della personalità limitano la capacità di intendere e di volere?

Sono disturbi diventati assai comuni,  che non privano la persona della capacità di intendere e di volere. Semmai privano la persona della capacità di provare rimorso, compassione ed empatia per le vittime. Mi pare che questo sia il caso di Matteo Messina Denaro.

Un uomo piegato dalla malattia, che però si pavoneggia con abiti e gioielli di lusso…

Da quel che si legge, dal momento che non conosco personalmente Messina Denaro, viene fuori il tratto di una personalità narcisistica, che era eloquente già nelle cronache della gioventù del boss (belle donne, lusso sfrenato, cura per la persona, atteggiamento alto-borghese) e che é rimasto pure oggi, almeno così pare dalle descrizioni del recente ménage del boss.

I meme, la pubblicazione dei selfie, parliamoci chiaro, queste figure terrorizzano, ma creano anche fascinazione, perché succede?

La questione fondamentale é basica: le persone non sono buone o cattive. Tutti quanti siamo insieme buoni e cattivi. Ovvio che in alcuni prevale in larga maggioranza la parte buona, in altri il contrario. Ricordiamoci però che il fantomatico “lato oscuro del cuore” alberga in ciascuno di noi. Quando noi incontriamo personalità particolarmente oscure, da un lato proviamo un senso di inquietudine e di turbamento, dall’altro c’è la nostra parte oscura, che si fa strada e ci rende curiosi o addirittura affascinati. Non é una cosa grave o di cui vergognarsi. Si tratta,  nella maggior parte dei casi, di atteggiamenti del tutto innocenti. Così come innocenti sono le vignette su Messina Denaro, che in chiave psichiatrica mi sento di spiegare come un meccanismo di difesa: mi affascini, ma sei un criminale, quindi ti prendo in giro.
La cosa importante é che la fascinazione non diventi immedesimazione e che ci lasci sempre la capacità di condannare soggetti negativi come Messina Denaro.

Perché un uomo imprendibile, astuto e calcolatore come Messina Denaro scivola sulla buccia di banana?

 

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Partecipa a una chat di pazienti oncologici? Fa i selfie con un sanitario, gira senza armi e in luoghi pubblici?

Le ipotesi possono essere due: o si sentiva così onnipotente e certo della sua lunga latitanza, al punto da agire in barba a qualsiasi cautela o, molto più verosimilmente, il fatto che l’età e la malattia lo abbiano reso un ‘precario’ della vita, con un orizzonte esistenziale poco vasto, gli ha fatto abbassare la guardia.
In un uomo camaleontico come Messina Denaro possono convivere il sentimento di invincibilità con quello di comprensione dei propri limiti.
 Non dimentichiamo che dietro le “identikit” di personaggi degni di una fiction, ci sono uomini, sebbene siano raccontati e immaginati come supremi e invincibili eroi del male. La storia ci insegna che arriva, per natura, una resa dei conti. É accaduto anche per Messina Denaro e la semiotica dei suoi gesti, in questo ultimo periodo, dimostra che anche il criminale più feroce é fragile, é frangibile, é umano.

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