La domanda che si fanno in molti è: quando potrò recarmi da un medico specialista?
L’allarme Coronavirus ha rimodulato gli accessi in tutte le strutture della sanità pubblica, negli ospedali in particolare. Il concetto essenziale, nella fase 1, era quello che ci si poteva recare da uno specialista solo per urgenze ed ovviamente il concetto di urgenza strideva con quello di ambulatorio medico privato, dove generalmente si accede con maggiore calma che non dal curante o, in casi più gravi, al pronto soccorso. Ecco che, come ci confermano diversi medici specialisti intervistati, nella fase di lockdown hanno seguitato a prestare servizio privato i ginecologi relativamente alle pazienti gravide, i dentisti ma solo in casi di estrema necessità (chirurgia indifferibile) e pochi altri. Ovviamente, come riferiscono molti pazienti, che attendono da mesi di sottoporsi a visite di controllo, screening o comunque a colloqui medici non urgenti, si cerca di capire come muoversi nella sanità privata o cosiddetta extra moenia.
Gli specialisti ci confermano che non è mai stato indicato da alcun decreto di chiudere gli studi. La linea generale seguita si è allineata con le indicazioni generali alla sanità: solo urgenze e visite improrogabili. Con l’inizio della fase due dovrebbero allargarsi le maglie ma non di troppo.
Cosa cambia negli studi privati
”La linea è sempre quella relative alle visite urgenti o comunque non rimandabili a lungo. Dice il dottore Giuseppe Scaglione, ginecologo, che presta anche opera privatamente. Il mio studio è aperto per le visite di controllo alle gravide ma anche alle pazienti oncologiche o comunque a chi necessita di un consulto non rimandabile. Ad oggi però l’afflusso è relativamente basse, diciamo che viene in studio chi ha una necessità improrogabile e vige il buon senso da parte di tutti.”
C’è anche un fenomeno diffuso: il timore di recarsi dal medico. Ed ecco la testimonianza di un cardiologo palermitano, che presta opera vuoi in ospedale vuoi extra moenia. “Il quattro maggio, racconta il medico, ho visitato in studio un paziente con delle aritmie tali da far ritenere al curante di prescrivere una richiesta urgente. Il paziente avrebbe potuto eseguire la visita in ospedale e in totale esenzione, dal momento che é cardiopatico, tuttavia ha temuto di fare accesso in un nosocomio, seppure con un percorso che oggi chiamiamo pulito, ossia del tutto scorporato rispetto ai casi sospetti o conclamati di Covid. Ha preferito venire in studio a pagamento dove, con tutte le cautele del caso, è stato visitato.”
Anche in ambito oculistico la fase due prevede qualche novità: “Se durante il lockdown gli studi erano essenzialmente chiusi, ci racconta un oculista palermitano che presta servizio sia pubblico privato, dal quattro abbiamo riaperto ma solo per talune patologie, una di queste è il monitoraggio di pazienti con glaucoma che necessitano di uno screening puntuale onde evitare peggioramenti anche gravi delle loro condizioni. Anche noi occupandoci di mucose teniamo altissima l’asticella dell’attenzione. Ma sento di poter dire che mai come oggi gli studi privati garantiscano sicurezza. Nessuno può permettersi una leggerezza, ne andrebbe della salute di tutti.”
I dentisti sono gli specialisti maggiormente al centro della vicenda. L’afflusso di pazienti in studi privati o convenzionati è sempre stato alto, con il lockdown però gli accessi si sono ridimensionati.
“Durante la fase 1, racconta Angela Palmeri, odontoiatra agrigentina, ho aperto lo studio solo per le urgenze, dove con il termine urgenza intendiamo patologie o sintomi odontoiatrici risolvibili esclusivamente con l’intervento del dentista. Da qualche giorno è stato posto al vaglio del ministero della salute un documento con le linee guida degli studi privati per una progressivo ritorno alla routine medica. Restano valide le regole ferree di prevenzione e protezione vuoi del paziente, vuoi del medico e degli assistenti, che da sempre rischiano di più rispetto a chi si trova seduto in poltrona. Quindi dispositivi di protezione per tutte le mucose facciali, camici ad hoc, attenzione massima a non mischiare l’abbigliamento medico pulito con quello sporco e ovviamente una procedura di triage relativa all’assistito. Prima un colloquio telefonico, atto a verificare sintomi sospetti (febbre, raffreddore, tosse), frequentazioni con sospetti o accertati casi di Covid, provenienza da zone a rischio. In studio si dovrà venire da soli o con un solo accompagnatore nel caso di minori o disabili. È obbligatorio l’uso di presidi di protezione per l’utenza e disponibilità di igienizzante mani. Al tutto si aggiunge la sanificazione dei locali, da ripetere tutte le volte in cui è necessario. Ci stiamo adeguando a una nuova routine medica, che è indispensabile per la tutela di tutti e che ci auguriamo ci aiuti a superare in fretta questo momento.”
Nuove regole per accedere negli studi privati
”Sta cambiando l’approccio sia per il medico che per il paziente, prosegue il dottore Scaglione, ginecologo. Il momento storico lo richiede e pur nella speranza di creare un clima quanto più sereno possibile, le accortezze da usare sono tante. Eliminiamo le file in sala d’attesa, limitiamo gli appuntamenti giornalieri anche perché per ogni paziente è prevista nel post visita una procedura di sanificazione, che riguarda anche le superfici. Prima dell’accesso in studio facciamo un triage telefonico in cui poniamo ai pazienti un questionario così da individuare casi sospetti. Una nostra ulteriore telefonata dirà al paziente l’ora precisa di accesso in studio così da evitare la presenza di più persone in sala d’attesa. Tutto ciò si aggiunge ovviamente all’uso dei dispositivi da parte di noi medici, a quello della mascherina per gli assistiti e alla disponibilità di gel alcolici per disinfettare le mani tutte le volte che i pazienti lo vorranno. Ovviamente ci siamo già attrezzati per la sanificazione dei locali, da parte di agenzie certificate. Operazione che ci riproponiamo di ripetere a tutela di tutti. Stiamo facendo dei sacrifici notevoli, che sono necessari per tutelare e tutelarci e per superare questo ostacolo nel più breve tempo possibile. L’augurio è che si possa tornare a una routine medica agile, tale da garantire un accesso facile agli studi medici per tutti, non solo per chi ha esigenze urgenti o non rimandabili.”