Usare il plasma di malati guariti dal Covid come terapia per chi ancora lotta. È questa una delle strade, che sta battendo la comunità medica italiana.
Lo conferma, in un intervista rilasciata a Rai 2 (Che tempo che fa9 il dottore Fabio Ciceri, primario del reparto di Ematologia e oncoematologia del San Raffaele di Milano.
“Stiamo utilizzando tantissimo materiale biologico dei malati, che può essere prezioso per sconfiggere il virus. In Cina questa terapia ha funzionato in più di un paziente, portandolo alla definitiva guarigione. A queste ricerche, che stiamo svolgendo nei nostri laboratorio, si aggiungono le terapie in uso, che sono essenzialmente cure antivirali. Il danno è generato dalla risposta del sistema immunitario verso il virus. Su questa risposta infiammatoria abbiamo già dei farmaci, che sono noti per interferire con i meccanismi di infiammazione. Stiamo lavorando continuamente. Se la popolazione è in quarantena, la comunità medica non si ferma”.
A spiegare il meccanismo di terapia con plasma umano di soggetti guariti è il professore Ruberto Burioni (Rai 2, Che tempo che fa, puntata del 29 marzo 2020).
“Se le evidenza dimostrano anche in Italia che possiamo curare i malati con plasma dei guariti, vuol dire che gli anticorpi che si trovano nel sangue dei guarito hanno effetti benefici e ciò vuol dire che possiamo crearli artificialmente. Si tratta di anticorpi monoclonali umani. Il 99% delle persone guarite dal coronavirus ha gli anticorpi, non sappiamo se proteggono o meno, però in questo modo possiamo sapere se una persona ha avuto o meno l’infezione e ciò si potrà scoprire con un semplice esame di sangue. É un po’ lo stesso procedimento che vale per capire, con un semplice esame del sangue, se abbiamo avuto il morbillo o il citomegalovirus.”
La cura antimalarica per il coronavirus
“Si sta puntando un riflettore, prosegue Burioni, su un farmaco antimalarico. Nel 2005 funzionava per la SARS, la cosa però cadde nel dimenticatoio perché quel virus non c’era più. Vista l’emergenza quel virus è stato ripreso in laboratorio, ovviamente con tutte le cautele del caso, dimostrando quanto sia importante isolare un virus. Al San Raffaele su tal fronte abbiamo verificato un’evidenza importante. Abbiamo trattato il farmaco con le cellule prima, prima, durante e dopo l’infezione e ci siamo resi conto che in questa modalità il farmaco potrebbe funzionare. È un dato da usare con prudenza perché non vi sono evidenze sul campo ma solo in laboratorio. Non parliamo ovviamente di casi trattati, ma di cellule e virus lavorati in laboratorio, ciò però può rappresentare un punto di partenza, sul quale continueremo a lavorare, affinché diventi un punto d’arrivo. Ovviamente l’invito è quello di non andare tassativamente a rifornirsi di questo farmaco, perché va assunto solo sotto stretto controllo medico, potrebbe sortire gravi effetti indesiderati e non giovare in alcun modo ed allo stato attuale non vi è una sperimentazione tale che confermi l’effettiva efficacia.”
La vitamina C e D
Di terapie con l’ausilio di vitamine parla, durante una diretta Fb, il dottore Tullio Prestileo, infettivologo palermitano e dirigente medico all’Arnas Civico. Già tra le pagine di questo giornale aveva riferito che al Civico di Palermo, pazienti con sintomi iniziali e non particolarmente gravi di Covid 19, fossero trattati con boli ad alto dosaggio di vitamina C e suggeriva l’uso di questa vitamina, mediante aumento di apporto nella dieta quotidiana (arance e agrumi in genere, broccoli e spinaci) così da fortificare e bene il sistema immunitario. Durante la sua diretta ha parlato dei complessi multivitaminici (C e D) che con la loro azione antiossidante potrebbero diventare un valido contrasto per lo stato infiammatorio causato dal virus. Si tratta, ha puntualizzato, di tentativi che finora però non possono avere un riconoscimento di cura efficace tout court e per tutti i pazienti.
Gli esperti raccomando: no a cure fai da te e assolutamente bandito l’acquisto di farmaci a scopo preventivo, senza il sostegno del parere del medico.