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Perché siamo tutte pazze di Alberto Angela?

Oggi l'Alberto nazionale ha spento 57 candeline e noi gli facciamo degli auguri speciali

La vita delle donne si divide in amori. C’è un prima ed un dopo. Sempre. Una sequela (più o meno lunga) di ere sentimentali che, al netto della felicità (o del suo opposto) lasciataci in dote, ci fanno ricordare tutto quanto accadeva al tempo, che girava intorno a quell’amore.

Bene, per noi ragazze degli anni ’90 (e giù a scendere) gli amori erano anche quelli da poster, messi in cornice (di nascosto) ed appesi nel lato più in ombra della nostra cameretta. Erano altri tempi, i tempi della nostra gioventù. A 12 anni iniziavi ad arrossire al primo sorriso del ragazzetto della classe avanti alla tua. Finiva lì. I baci, le effusioni e tutto il resto erano sogni, che manco si aveva il coraggio di esprimere. Ci si innamorava perdutamente di un amore irraggiungibile e dentro quel sentimento si installava tutto: passione, dolcezza, progetti. Ricordo, ai tempi delle medie, gli amori folli per i protagonisti di Beverly Hills 90210, per certi cantanti pop (neanche troppo belli) e come dimenticare quella mia vicina di casa, di qualche anno più grande di me, che aveva perso la testa per Vasco e stava addirittura architettando una fuga per raggiungerlo non so come e non so dove.

Io che amavo Raf

Io ero fortemente invaghita di Raf: quanto mi pareva bello, in quel video in cui doma un iguana (o su per giù) e nel frattempo declama un certo “battito animale che più forte non ce n’è.” Avevo decine di ritagli di giornale nascosti sotto il materasso ed avevo recuperato una musicassetta taroccata, che fece compagnia a un’interminabile estate della mia adolescenza. Vivevo in un paesino lontano dal mare e innamorarsi (anche platonicamente) d’estate, era un buon modo per dare senso a un tempo interminabile. Perché a 12 anni cosa te ne fai del tempo? Lo sprechi e forse è giusto così.

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Gli amorini dell’adolescenza e Alberto Angela

In queste righe non racconterò gli amori veri, perché quelli sono altra cosa e non contemplano la silloge.

Perché sto parlando di questi “amorini” da adolescenti d’altri tempi? Perché oggi fb mi ricorda che un certo Alberto Angela compie 57 primavere (o, come dice lui, “57 meravigliosi giri intorno al sole”). Sono settimane (forse addirittura mesi e anni) che sui social, insieme a un gruppo di aficionades, ironizziamo su Angela junior, alludendo a un fascino senza soluzione di continuità. Un appeal che va ben oltre la bellezza fisica, perché si infila in movenze garbate, in un tono di voce sempre sintonizzato sulla tonalità e sul vibrato giusto, quelli che piacciono a noi donne (e non malignate, vi prego :-). Se a ciò aggiungiamo che l’Angela in questione ha anche i numeri minimi per essere definito un bell’uomo, il gioco è fatto. Poi avanza il quid (quanto amo questa parola, che mi insegnò l’adorato prof Lillo Sciortino). Quid, secondo quanto declamava il mio mitico prof di Filosofia all’Empedocle, era una sorte di quintessenza, quel valore aggiunto che ti eleva su tutto il resto. Ebbene il quid di Alberto è la sapienza! Non importa quanto sapiente sia la sapienza di Alberto Angela, lui sa di sapienza e noi donne ci crediamo e lo ammiriamo e lo ascoltiamo e riascoltiamo e pensiamo: caspita è un bell’uomo (non bellissimo), si muove bene, ha un bel tono di voce e caspita quante ne sa! A trovarlo un uomo che, agli esordi della nostra femminilità, durante un invito a cena ci abbia parlato carezzevolmente di Monsieur de Dolomieu, del sepolcro a Ilaria Del Carretto o delle balconate barocche “a petto d’oca” (con tanto di accento trionfalistico sulla o di oca e mani giunte a mo’ di preghiera verso cotanta arte). Perché, diciamolo, le donne (non tutte, ma una buona parte) abbiamo sognato un uomo impalpabile, iperuranico, suadente, dotto e bello come Alberto Angela. Lo abbiamo sognato sin dai tempi dei nostri 12 anni, quando gli amori platonici riempivano estati vuote e ci regalavano sogni innocenti. Alberto Angela, ogniqualvolta lo elogio, scherzando (ma non troppo), su Fb, mi fa ricordare certi amorini liquidi dell’adolescenza, quelli che ricordi con un sorriso evanescente, così come evanescente era la loro sostanza. Albertino, che oggi compie 57 primavere, è l’amorino scherzoso di chissà quante dodicenni degli anni ’90 (esito a definirci milf, mon dieu). E Alberto lo sa, eccome se lo sa, però ha capito che il trucco è far finta di nulla (che tanto quella tutina da sub attillata e appena sbottonata era solo un caso, per non parlare della giacca, non a caso, modello “petto d’oca”). Albertino: un amorino, appunto, perché poi, parliamoci chiaro, chi ce lo ha a fianco un tizio che conosce ogni centimetro del sepolcro di Ilaria del Carretto, che sa a memoria la storia di Monsieur de Dolomieu  (ed ha pure scalato tutta la catena prima a corpo libero e poi, per non farsi mancare nulla, l’ha sorvolata in deltaplano) e impazzisce nel dire che le balconate barocche sono “a petto d’oca?”

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Chi?

Caro Alberto buon compleanno

Eppure ho un sogno e lo esprimo nel giorno del tuo compleanno, caro Alberto: vorrei essere una mosca per spiarti quando mangi la pasta all’amatriciana (perché ogni tanto la mangerai una zozza amatriciana sporcando il bavero della camicia?) e magari emetti qualche suono, ma suadente, giusto perché hai gradito, o quando sproloqui davanti alla partita della tua squadra del cuore (non dirmi che non ti piace il calcio,suvvia?) o quando tiri maledizioni al parcheggiatore abusivo o alla tizia ferma al semaforo a ripassarsi il rossetto. Perché dovrai pur fare cose da umani, anche un tanto al mese. Dovrai,  Alberto caro. Non dirmi che anche quando perdi le staffe o molli gli ormeggi dello charme, hai quella vocina semi baritonale, le mani giunte e il tono da declamatore della Divina Commedia? Dai!

E comunque auguri, Albertino nostro, mille di questi meravigliosi giri intorno al sole e continua a farci sognare, che sognare non costa niente, né a te, né a noi tue fedeli innamorate (platoniche e adolescenti, che sia chiaro;-).

 

 

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