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Perché non posso chiamare mio figlio come voglio?

Ecco gli alt che la legge italiana impone nella scelta dei nomi

Quando si scopre di aspettare un bambino, tra l’entusiasmo della neo coppia si installa immediatamente la grande domanda: come lo chiameremo?

Quesito che prende sempre più piede man mano che passano i mesi e soprattutto quando è chiaro il sesso del nascituro.

Il nome è per sempre

Il nome è il primo biglietto da visita. Se è ritornato molto in voga l’uso di nomi della tradizione familiare (anche con notevoli salti generazionali. Gli stessi principi William e Kate hanno scelto per il loro terzo genito il nome che fu di un nobile prozio- Louis), resta elevata la tendenza verso i nomi esterofili o verso quelli talmente originali, che ci si dovrà chiedere se la legge consenta o meno di imporli ai propri pargoli. In Italia la normativa vigente pone alcuni alt nella scelta del nome.

Ecco le regole da seguire

1) Nomi del papà o dei fratelli (se viventi). Questo per evitare confusioni tra le varie identità. In Italia un bambino non può avere lo stesso nome del padre, della madre, dei fratelli o delle sorelle viventi. Vietata, da qualche anno a questa parte, una dicitura che è molto comun negli Stati Uniti o in Brasile: quella di avere lo stesso nome del papà con la dicitura ‘Junior’.
2) Usare un cognome al posto del nome: anche qui, viene posto un limite per evitare equivoci di identità.
3) Nomi ridicoli: sono assolutamente vietati i nomi che rimandano a soprannomi o a ingiurie, handicap o disgrazie. La novità, rispetto agli anni passati, è che l’anagrafe può respingere l’abbinamento di nome e cognome che se combinati possono suscitare ilarità.
4) Nomi di personaggi storici: severamente vietate le combinazioni come ‘Adolf Hitler’, ‘Benito Mussolini’, ‘Josif Vissarionovich Stalin’ e ‘Osama Bin Laden’. Il motivo è che anche questi nomi potrebbero creare vergogna e derisione nel piccolo.
5) Nomi della letteratura: per lo stesso motivo dei personaggi storici, non è possibile chiamare i proprio figli ‘Conte Dracula’, ‘Madame Bovary’, ‘Moby Dick’ o ‘Grande Gatsby’. Questa interpretazione potrebbe essere estesa anche ai personaggi del cinema e non solo: potete anche chiamare i vostri figli ‘Erin Brockovich’, ‘Hannibal Lecter’, ‘Joey Tribbiani’, ‘Laura Palmer’, ‘Stanis Larochelle’ o ‘Walter White’, difficilmente l’anagrafe accetterà queste soluzioni.
6) Nomi di fantasia: ci sono dei limiti anche a questo, per evitare ad esempio che i bambini possano chiamarsi ‘Doraemon’, ‘Bender’, o ‘Pollon’.
7) Nomi non corrispondenti al sesso del bambino: ovviamente, è vietato dare un nome femminile ad un maschietto e viceversa. Fanno eccezione alcuni nomi ambivalenti: Andrea, che in altre lingue è utilizzato generalmente come nome di sesso femminile, è quello più comune in italiano.

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Nei maschietti è ammesso il nome Maria, ma da accompagnamento a un primo nome maschile.
8) Usare più di tre nomi: molti genitori, accanto al primo nome, vorrebbero omaggiare il ricordo dei loro parenti (solitamente i nonni o i bisnonni). Non va dimenticato però che è possibile dare al bambino un massimo di tre nomi: gli altri non avranno alcun valore legale.

Altri divieti

Nel nostro paese il nome del proprio figlio deve essere registrato con lettere dell’alfabeto italiano, anche quando, il corrispondente in lingua originale andrebbe scritto in cirillico, giapponese o greco.

Nomi “bizzarri. In Italia, la magistratura ha vietato a una coppia genovese di chiamare il loro piccolo Venerdì, in nuova Zelanda è stato vietato il nome Lucifero ed in Svezia il nome Ikea (una coppia desiderava metterlo alla loro piccola in onore del colosso svedese).

Ammessi invece il nome Blue (Zucchero lo ha scelto per suo figlio) è Blu.

Queste poche regole dovrebbero servire da vademecum alle coppie in attesa, alle quali resta però la certezza che restano a disposizione milioni di bellissimi nomi?

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