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Per imparare le regole dei dpcm ci vuole per forza la Tata

Una riflessione agrodolce sul nuovo decreto per il contenimento del Covid e sulle abitudini della famiglia media italiana

Ricordate il programma tv “S.O.S. Tata”, a metà tra il salvifico ed il nevrotico? Per i pochi genitori, genitori in procinto di, nonni e appassionati del settore che non hanno mai visto una delle tremila puntate di una delle 8 stagioni, ecco una breve presentazione: tratta di genitori che crescono i loro figli per preparali al casting de “L’esercito delle 12 scimmie”, ma appena si rendono conto che la vita effettivamente non è un film, cercano di correre ai ripari telefonando ad una villa di campagna, simile alla residenza estiva della Regina Elisabetta, in cui confortevoli tate degustano il tè osservando con amore bambini che giocano sul prato inglese in pace, armonia, spensieratezza, denti bianchi e trecce perfette. Una delle Tate quindi va in soccorso della famiglia in questione e, dopo trenta secondi di osservazione, decide di istituire nuove regole che tutta la famiglia deve seguire. Infine, per magia, dopo una turbolenta settimana di adattamento alla vita civile, la Famiglia Addams si trasforma nella famiglia del Mulino Bianco. Gita di qualità in conclusione dell’esperimento, baci, abbracci, promesse infinite e accalorate di continuare a seguire le regole imposte e “Vada pure Tata, vedrà che andrà tutto bene”.

Le regole della Tata vittoriana

A questo punto concedetemi il paragone con la situazione pandemica attuale. Noi tutti siamo la famiglia delle 12 scimmie e i DPCM le regole della Tata vittoriana.
Ammettiamolo, da metà maggio a metà ottobre, non si è capito nulla!
Gente che ha fatto quattro aperitivi al giorno per recuperare quelli persi durante il lockdown. Gente che ha superato non solo i confini di casa (e la cosa ci sta pure!), ma anche i confini nazionali per scoprire le origini greche della propria civiltà. Gente con la prostatite in corso che ha sforzato le parti basse per ancheggiare nelle meglio discoteche della Costa Smeralda. Gente che si è reinventata come imprenditore digitale, nello specifico “fashion Mask blogger”, indossando la mascherina nei modi più creativi. Gente che la mascherina non l’ha proprio mai comprata, perché siamo giovani, liberi, anarchici e “FxxK The System!”. Gente impavida e coraggiosa che ha scongiurato il pericolo decidendo di sposarsi comunque, benché fosse stata data loro la possibilità di rifletterci bene durante la quarantena. Gente convinta che “non ce n’è Coviddi” perché lo dice la Sig.ra Chianello di Mondello dai non-so-quanti-mila-follower. Gente che prima cantava dai balconi e che adesso ha decantato in giro per strada, casa per casa, la propria candidatura elettorale. Se ogni stretta di mano equivale ad un potenziale voto, immaginate un selfie con la mascherina abbassata!
Come minimo, arrivati a questo punto, qualche DPCM in soccorso ci doveva pure scappare.

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La Tata che ci osserva

La Tata, insieme al comitato tecnico scientifico di esperti, ci ha osservati per un pò e ha capito che lasciare a noi la responsabilità civile di salvaguardare la salute del prossimo è come affidare ad un bambino di tre anni la preparazione di un minestrone. Quindi arieccoci qui a leggere, prendere atto e, addirittura, a lamentarci delle nuove regole imposte che, guarda caso, vietano feste e assembramenti. Ebbene sì, anche all’interno delle mura domestiche. Perché se non partiamo… ops, volevo dire RIpartiamo, dai piccoli gesti di convivenza civile, difficilmente si può intuire la portata più ampia di un atteggiamento comunitario responsabile.
Certo però che non ci facciamo una bella figura!
Un pò come quelle famiglie di “S.O.S. Tata” che avevano fatto tesoro delle nuove regole e dopo due stagioni le vedi riapparire a chiedere nuovamente aiuto. Probabilmente avevano perso la mitica lavagna delle regole o, semplicemente, si erano annoiati un pò troppo a a veder girare le pale del Mulino Bianco.
E poi ci si chiede il motivo per cui di “S.O.S. Tata” hanno girato ben 8 stagioni, due in meno di “The Walking Dead”, per intenderci!

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