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Paura del dentista? Vi racconto la mia (tragicomica) esperienza

È una paura comune, immotivata, profonda e per certi versi freudiana. Vincerla si può. Se è successo a me, potete farcela tutti

Non mi sono mai piaciute le persone “senza paura”. So bene che non esistono. Lo dico con la presunzione di chi ha percorso un pezzo di strada sufficiente per poterlo affermare. Quelli che: “Io non mi spavento di nulla, tanto la vita, gira gira, ha un destino segnato. O i citazionisti, che tirano fuori la solfa “del tutto un equilibrio sopra la follia”, non mi hanno mai convinta.

Da piccola, per esempio, avevo paura dei cani (fosse stato pure un pincher) o che mia zia partisse e non tornasse più (ogni tanto andava in Calabria, a prendere aria buona in Sila. Per me era una tragedia. Lei, mia baby sitter a tempo pieno, la immagino come contasse i giorni?).

Poi sono cresciuta e le mie paure si sono adeguate a tante cose (che non starò qui a sciorinarvi perché vi annoiereste a morte). Una paura cardine della mia vita, il mio pavor maximus, resta il dentista.

Il terrore del dentista

Dai, ammettetelo, state pensando che siamo in tanti. Chi non teme questo omino (o omone) infagottato di verde, con la mascherina perennemente installata in faccia al punto da non decifrarne mai i reali lineamenti (di che colore sono gli occhi del vostro dentista? Su, rispondete?). Per non parlare del suo personale eau de toilette che sa di colluttorio, ammonio quaternario e anestesia (perché se l’anestesia ha un odore è quello che senti appena stringi la mano al dentista. Fidatevi, non può che essere così).

Bene, io sono certa che la mia paura del dentista sia la più grande paura del dentista che esista.

Fuga da Alcatraz

Volete una prova: sono fuggita a gambe levate da decine di poltrone (c’è un odontoiatra che ancora mi manda benedizioni ?). Ho disertato non so quanti appuntamenti. Mi sono sottoposta a una serie di “panoramiche” pensando: “intanto inizio così, poi passeremo ai fatti concreti”.

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Mi sono fatta venire febbri, sincopi, bronchiti, virus intestinali e ogni foggia di “sticchi stacchi” pur di non accomodarmi sulla fantomatica poltrona.

I danni ai denti post gravidanza

Poi però la gravidanza ha lasciato sulla mia bocca un marchio di fabbrica. Vi risparmio i dettagli. Occorreva intervenire perché, scherzi a parte, i denti non sono un complemento di arredo. Non sono un segno estetico e uno scontato strumento di masticazione. Sono molto di più. Vi dico che, tra i tanti problemi odontoiatrici post gravidanza, vi era anche un’infezione cronica a una gengiva. Un dentino era risalito fin sulla gengiva, aveva fatto lì la sua casetta e vi lascio immaginare i dolori: mal di testa, mascella gonfia, infezioni frequenti, insonnia, bruxismo e molto altro.

Mi decido: devo curarmi!

La scelta del dentista

Faccio un’ indagine online, leggo una serie di curricula, sguinzaglio i miei migliori informatori ed eccolo, lo scelgo. Ha pure lo stesso nome di mio marito. Non può essere un caso.

Primo appuntamento, visita generale, esami diagnostici. La mia bocca è un disastro. Dovrò sottopormi a “semplici pulizie” così come a interventi veri e propri.

Il dottore mi spiega subito che l’odontoiatria non esegue chirurgie facili sol perché pratica piccoli tagli. Mi parla in maniera molto franca, mi spiega il percorso da fare, le anestesie, gli interventi, gli arnesi. Mi illustra tutto e mi rassicura come se fossi una bambina. Giuro. Questa cosa però mi rincuora. Mi sarò fidata per questo?

Fatto sta che, passo dopo passo, percorro un cammino lungo quasi un anno (e ancora non del tutto concluso). L’altro giorno il momento clou, il grande giorno, quello che “dottore la prego, questo intervento la prossima volta e poi la prossima volta ancora”. Si deve scollare la gengiva e cacciare via sia il dentino innestato in profondità sia quella diavoleria dal nome strano, che mi provoca un’infezione cronica alla radice del dente).

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“Io non ce la farò mai. Farmi aprire una gengiva, far ravanare il medico nei suoi meandri alla ricerca di un maledetto dente e dell’infezione che vi sta dietro. Poi, dulcis in fundo, un paio di punti di sutura. Noooo”. Mi dicevo questo e  altro a poche ore dall’appuntamento. Ho tormentato Google e Youtube cercando di capire di “quale morte dovevo morire”. Ho fatto noiosissimi sfoghi con le mie amiche più care ma anche con chi mi capitava sotto tiro per puro caso (la signora tunisina che incontro ogni mattina al panificio. Penso non abbia capito una mazza  del mio euforico soliloquio, ma a me ha confortato tanto quel suo suadente consolarmi, prendendomi in giro). Ho scomodato Valeria Augello, sì, lei, la psicologa della redazione. E come sempre ha risposto presente alle mie paturnie, dandomi sagge e ampie dosi di coraggio.

L’intervento ai denti

Poi il grande momento è arrivato. “Maristella chiudi gli occhi, collabora e pensa al tuo bambino”.

Già il mio bambino. Ho pensato a lui e ho compreso che alcune paure vanno arginate anche per i nostri figli. Ho riflettuto su tanti minuscoli timori, superati con il tempo, ed imparati anche solo osservando i miei genitori. Dei cani aveva paura mia madre. Fu merito di un cagnolone se io vinsi definitivamente quel terrore. Che grande responsabilità esser genitori!

Che concetto grande la paura. Ci puoi nuotare dentro per ore e ore. La beffa è che nè arrivi al porto, nè affondi. Resti a galla in acque di stagno, senza nè onde nè meta.

Mentre congetturavo questo ginepraio di pensieri, il dentista aveva finito ed aveva fatto tutto in un tempo che non ho calcolato. Non ho provato dolore, panico, fastidio. Nulla.

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Il dottore mi ha detto che quella piccola azione di coraggio mi arrecherà tanti e più benefici. Non per fare il predicozzo, sto solo riferendo: le infezioni ai denti possono portare danni sistemici, attaccare il cuore, i reni e molto più frivolamente deturpare il nostro sorriso. Riassunto molto spicciolo.

Paura superata

Alla fine della seduta io e il dottore ci siamo stretti la mano e ci siamo fatti i complimenti a vicenda. Nella vita le grandi vittorie si celebrano, ma quelle piccole sono una necessità.

Ps: Ho partorito con un cesareo, mi sono sottoposta a un paio di altri interventi di routine e la sala operatoria non mi ha mai creato panico. Perché puntualizzo questo: perché so bene che dal dentista non ho compiuto alcun gesto eroico, ma ho sicuramente superato un grande e non plausibile blocco costruito dalla mia mente. Ed i blocchi della mente sono le nostre prigioni quotidiane.

Ps: questo post non è promozionale ma voglio citare il bravissimo e pazientissimo dottore Alessandro Cipollina e il dottore Andrea Vinci. Professionisti scrupolosi e seri, ai quali ho dato materiale sufficiente per scrivere, quantomeno, un libello semiserio sui loro pazienti più bizzarri.

In ultimo, ma non per importanza, grazie a mio marito che mi ha sopportata e supportata, chiosando alla fine di tutto: “hai fatto cose molto più complicate nella tua vita e per un taglio alla gengiva tutto sto casino? Amunì che ti offro un gelato e ti passano tutte le fisime”.

Che pratici gli uomini e quanto dolcemente complicate noi donne?

 

 

 

 

 

 

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