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Non sono mamma ma vorrei “saperci fare” con i bimbi

Non avere figli non vuol dire non poter aver un rapporto costruttivo e ben basato con i più piccini. Ecco cosa ne pensano gli esperti

Non hai bambini ma te ne ritrovi sempre qualcuno vis a vis? Cerchi di carpire il loro linguaggio segreto, verbale e non verbale, per fare un po’ parte anche tu del loro mondo, per essere riconosciuta ai loro occhi curiosi? Ecco alcuni consigli di interazione per chi – come me – non sa da dove cominciare.

Non ho figli ma molti bimbi intorno

Abbiamo paura di ciò che – o di chi – non conosciamo. Non hai figli, ma la maggior parte dei tuoi amici ha intrapreso la via della genitorialità e tu diventi una sorta di zia acquisita ingenuamente orgogliosa. Nell’immaginario collettivo la donna adulta – quella che è fuori dal giro appellativo di “ragazza” – senza figli viene associata alla figura di una taciturna creatura che coltiva dentro sé l’odio per i bambini, se vogliamo non sfociare nel personaggio della signora Trinciabue del film Matilda sei mitica. Ciò non potrebbe essere più lontano dalla verità, rari casi a parte.

Anche alle donne senza bambini piacciono i bambini

I bambini di oggi sembrano aver avuto più tempo per acquisire tattiche comportamentali e linguaggi sui generis. È come se fossero una specie completamente diversa, proveniente da un universo parallelo. La loro curva di apprendimento si è innalzata rapidamente creando uno scivolo pieno di incredibili avventure. C’è un “però” da dedicare agli osservatori esterni: anche chi non è madre può acquisire quel potere prêt-à-porter di guardare i grandi di domani negli occhi e di interagire in modo non banalmente significativo. Ecco alcuni spunti provenienti proprio dall’esperienza di una donna senza figli.

Conversazione alla pari con i piccoli

Chi osserva dall’esterno i bambini con gli occhi di chi si trova ormai intrappolato nella dimensione degli adulti pensa che questi siano solo un’ indecifrabile massa globale il cui metodo d’interazione si riduce a una sorta di conversazione a senso unico. Tutti noi abbiamo ricordi d’infanzia che riguardano nostre conversazioni con gli adulti: spesso si veniva come idealmente ammassati insieme a tutti gli altri coetanei per essere ridotto all’etichetta un bambino generico, alla pari di tutti gli altri. Insieme alle abilità linguistiche in realtà un bambino matura un profondo bisogno di rispetto. Un adulto fa tutto il possibile con il proprio approccio “da grande” quando saluta un bambino, anche se poi gli terrà la mano per strada, per assicurarsi di proteggerlo dai pericoli e averlo vicino.

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Parlare con i bimbi

Ecco: durante il tragitto parlate con loro e chiedetegli cosa ne pensano delle notizie del giorno – suggerisce una giornalista dalle pagine online del Guardian -. “Di recente, il bambino di sei anni di un amico mi ha detto che la gentilezza e la cordialità erano le due cose che contavano di più quando chiacchierava con gli adulti: per gentilezza intendeva parlare come fossero amici, ad un certo livello (di parità). E ha detto che i suoi nonni erano i migliori in questo”

Ai bambini non piace essere notati troppo

“Io provengo da una famiglia che fa una cerimonia anche quando il gatto entra nella stanza. “Oh, guarda, eccolo! Nel frattempo, il resto di noi si girerà e si meraviglierà delle cose affascinanti che la creatura in questione ha scelto di fare, come fermarsi, dividere le gambe e leccarsi. Immaginate come trattiamo i bambini: mio nipote non può attraversare il vento senza ricevere un’intensa valutazione”. Racconta la giornalista.
Mi sono accorta che sostanzialmente e ciò che faccio anch’io nell’osservare i più piccoli: ogni movimento, iniziativa, produzione fonetica diventa un piccolo spettacolo da scrutare nei minimi dettagli.
Proviamo a metterci invece nei panni dei bambini: è così bello non essere notato, a volte. Noi adulti lo sappiamo per primi. Avete mai osservato come il gatto sfugga dalle persone che non fanno altro che chiamarlo? Forse sarà stressante. Durante le feste con bambini, dunque, occupate un posticino tranquillo nell’angolo, sedetevi come foste un lettore di tarocchi, in attesa che i bambini vengano da voi, incuriositi. Se poi sapete anche fare delle strabilianti creazioni con i tovaglioli di stoffa, gli effetti di questa magia non vanno sottovalutati. Ai bambini piace la magia.

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Impara a ballare con i bimbi

“L’estate scorsa, in vacanza con mio nipote a Maiorca, ho avuto una grande rivelazione. Uscire con un bambino piccolo è come uscire con un amico che fa uso di droghe pesanti – vale a dire che è tutto nelle loro mani, vogliono fare acrobazie folli come saltare nella piscina completamente vestiti e mostrare momenti casuali di affetto aggressivo. Una volta capito questo, abbiamo avuto una sorpresa. Ho messo su Walk The Dinosaur e abbiamo concentrato tutte le nostre energie nel linguaggio universale della danza espressiva. Con ruggito. Azzeccato”. Liberare le energie di un bambino – insieme alle vostre – in balli che seguono ogni ritmo è certamente meglio della riproduzione casalinga di un film d’azione.

Insegna loro il potere ambivalente delle parole

A meno che non pensiamo che i bambini non siano altro che pappagalli che ripeteranno ogni parola fuoriuscita dalle nostre bocche, dovresti anche sentirti libero di fare ( scomode) esclamazioni anche quando ci sono loro nei dintorni e non agitarti quando sono gli altri adulti a farlo. Certo, bisogna dir loro la differenza tra esclamare contro qualcuno e farlo per esprimere gioia o frustrazione. Lo scopo è insegnare loro il potere e le conseguenze del linguaggio inappropriato, perché sappiamo che le parole hanno un forte potere evocativo che si scinde nel bene e nel male, o nel pulito e nello sporco, o nel bianco e nel nero. In questo caso, come con tutte le cose, bisogna tener conto di tutte le sfumature e non fermarsi a una statica dicotomia. Mai adottare una politica di tolleranza zero, pensando che i bambini ascolteranno e automaticamente si arrabbieranno o inizieranno a esclamare dal nulla con termini inappropriati. Questa è la vita reale, non possiamo nasconderla.

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Fa’ ai bimbi domande creative

Basta poco per realizzare che, per i bambini, ci sono domande noiosamente pesanti come: “Cosa hai fatto oggi a scuola?”. Un giorno di scuola è un’eternità quando hai, per esempio, otto anni, quindi ciò corrisponde fondamentalmente come a chiedere a un adulto cosa hanno fatto nel 2016. Molti di noi in realtà riuscirebbero perfettamente a sciorinarlo, ma chi ne avrebbe voglia?. Meglio puntare su domande più creative: “quale mostro degli abissi del mare vuoi incontrare questa estate?”

Diventa surreale

Lanciate una parola inventata di tanto in tanto. I neologismi sono un’ottima risorsa per creare un canale comunicativo tutto vostro. “Con mio nipote, sto fingendo che il nome dell’uccello del giardino, a tutti noto come uno storno, sia ‘sheppy’. Lo faccio principalmente perché mi diverte, è un gioco. La parola sheppy è insolita e piacevole da dire, e nessun altro lo sa all’asilo” – racconta l’inglese giornalista del Guardian – . Una volta che i bambini avranno a che fare con Internet e con tutte le svariate risorse reali e virtuali del mondo, molte illusioni saranno distrutte. Fino a quel momento possiamo custodirle perché sono una fonte di conoscenza meravigliosa. L’umorismo è anch’esso una grande risorsa. Ai bambini piacciono le chiacchierate divertenti con gli adulti, perché loro sono mai banalmente bambini e molti di noi non sono mai veramente adulti.

Fonte: theguardian.com

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