Amo il mare in tutte le stagioni, tranne che in estate. Mi piace fare lunghe camminate come fossi lontana dal mondo, magari ancora con una sciarpina al collo e incurante dei quintali di sabbia che si rifugiano nelle mie scarpe. È come se il mare, quando lo ritrovo desolato, mi avesse attesa e riservato degli appuntamenti speciali solo per me, come se il resto della gente non avesse ancora scoperto quanto sia bello il blu che si fa calmo, in certi giorni quasi cinerino, quando il sole non lo sovrasta: è un segreto tra me e il mare. Un segreto che, di certo, avranno chissà quanti altri in inverno, in autunno e soprattutto in primavera.
Nei mesi scorsi ho letteralmente percorso le spiagge dell’agrigentino
A me vicine – del palermitano e del ragusano: sono andata a trovare l’incantevole Madonnina bianca che guarda dall’alto il mare di Siculiana, in un giorno dove il vento ti porta addosso le goccioline del mare. Sono incantata dalla spiaggia Casteldaccia (PA) e da quella di Marina di Ragusa, dove, agli esordi di primavera, un signore in infradito sul motorino cui chiesi indicazioni dal mio mondo privo di senso di orientamento mi disse non tanto banalmente come può sembrare: “qualunque traversa imboccherai troverai comunque una spiaggia di questo mare infinito”.
Alla scoperta della costa sudorientale
Se c’è un’altra cosa che amo sono i fiori. Mare e fiori sono un connubio perfetto per la mia quiete interiore. Temo che non avrò mai la fortuna di trasferirmi in Provenza, sebbene resti tra i miei sogni mentre la immagino nella sua distesa di fiori di lavanda. Adesso che le spiagge stanno iniziando a riempirsi per il richiamo del sole, del “bel tempo”, dei primi raggi utili alla vera abbronzatura per i cacciatori di tintarella, ho visto per la prima volta un posto immaginifico. Pensate ad un luogo semplice, dove i colori del mare si incastonano fra quelli di fiori accesi – che non stanno fra i campi ma dentro ai vasi – e di decori urbanistici altrettanto “dipinti”: questa è Marzamemi. Trattasi di un piccolo borgo di pescatori della provincia di Siracusa, che si trova a una ventina di chilometri dalla capitale del barocco Noto. È conosciuta per la sua Tonnara, costruita dagli arabi e, di fatto, proprio dall’arabo “Marsà al hamen” deriva il suo nome, che significa “Rada delle tortore”. Si dice infatti che le tortore tornino sempre nello stesso luogo a bere l’acqua. Io a Marzamemi ci tornerei per sentire il profumo del suo mare, così speciale, accompagnato dalla meraviglia che sovrappone alla vista tutti quei toni brillanti. Non è di quei posti dei quali direi: “qui ci verrei a vivere” – frase che dico per ogni luogo che visito – , ma di quei “giardini segreti” in cui mi andrei a rifugiare per trovare un po’ di pace dalla quotidianità caotica per quanto regolare.
Quando i fiori raccontano le immagini
Vi dicevo che Marzamemi è vicina a Noto. Superfluo parlarvi della bellezza barocca di questa città chiamata, per rimanere in tema, il “Giardino di Pietra”, così ricca di palazzi e chiese. Anche le chiese, che tutti visitiamo da turisti per la loro storia e loro valore artistico, rappresentano per me un rifugio. Lascio sempre, se ve n’è la possibilità, un bigliettino scritto di mio pugno con le mie preghiere a Dio da imbucare nell’apposito “salva- intenzioni”, come ho fatto nella Cattedrale di Noto. proprio al suo interno ho “incontrato” quella che l’artista che l’ha realizzato – Elia Li Gioi – definisce la “Croce dei poveri Cristi”, un’opera d’arte realizzata coi resti di legno dei barconi rimasti sulle spiagge di questa parte della Sicilia.
E poi… l’infiorata. Quest’anno le immagini di fiori a Noto raccontano la Cina. Le mie sono foto che non rendono, ma credetemi che è valsa la pena fare la lunga fila per rimanere incantanti dalle immagini. Volti incantevoli di donne orientali, panda e pesci rossi simbolo di felicità, prosperità e fortuna. I colori dei fiori sapranno sempre raccontare nel loro linguaggio segreto e speciale, come solo la natura ha il dono di fare.
Foto dal web.