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Mamma wonder woman? La storia di Maria Pia fa il verso al famoso fumetto

Due bimbi partoriti in diciotto mesi, una donna in divisa, il marito che lavora in un'altra città e ogni giorno sveglia all'alba e vita da pendolare. Ecco il simpatico via vai di Maria Pia

Maria Pia è una bella e riccioluta mamma siciliana. Nata e cresciuta in uno dei posti più belli dell’Isola, cresce tra sogni importanti ed il dolore di aver perso la mamma troppo presto. Si rimbocca la maniche, diventa una donna in divisa e grazie al suo lavoro, che la porta per qualche tempo lontana dalla sua terra, conosce un collega, Salvo.

Anche lui è siciliano, passione per la musica e valori antichi, che colpiscono subito Maria Pia. Nasce l’amore. La coppia torna nell’amata isola e nel 2014 il matrimonio da fiaba, niente popò di meno che nella bellissima Erice. Passa qualche mese e Maria Pia scopre di aspettare una bimba: un sogno che si realizza. Nell’estate del 2015 nasce la biondissima Ginevra. La coppia si cimenta nella nuova bellissima avventura. Passa qualche mese ed ecco un’altra bella notizia: Ginevra avrà un fratellino. La scommessa è bella e difficile. Crescere due bimbi piccini senza alcun aiuto. Maria Pia e Salvo infatti non hanno parenti vicini, svolgono un lavoro impegnativo in due città diverse (lui a Palermo, lei nel trapanese), ciò non li fa, però, desistere dalla bellissima voglia di fare famigla. Nel febbraio 2017 nasce Giuseppe. La vita di Maria Pia e Salvo è una piccola impresa quotidiana. Sveglia all’alba, Salvo prende il bus per Palermo che ancora è buio. Maria Pia fa le acrobazie con i piccoli. Ci facciamo raccontare direttamente da lei una “routine” in cui si rivedranno molte mamme.

Maria Pia, che mamma sei?

“Sono una mamma multitasking ormai ferrata in questo ruolo. Sono nata nella splendida Erice, figlia di due impiegati e con nonni entrambi lavoravatori. Morale della favola: sono cresciuta in modo indipendente sin da piccola.
Ho fatto della mia vita un sogno e dei sogni la mia realtà, sebbene non sempre in modo semplice, veloce e gioioso. La morte, prima di mia madre e poi di mia nonna Carlotta, che è la mia musa ispiratrice, hanno rappresentato per me uno sprint nella vita, vuoi per le ambizioni lavorative raggiunte, vuoi per i sogni familiari realizzati. Vengo da una famiglia piccolissima: io e mio padre. Gli altri, purtroppo, sono venuti a mancare. Non voglio intristirvi, semmai dirvi che le difficoltà possono essere superate. Io ne ho incontrate molte e in gran parte le ho affrontate e superate da sola.

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Una donna forte, volitiva. Come si fa a conciliare tutto?

Quanto già detto è un incipit per farti capire meglio le mie scelte. Desideravo vincere un concorso con le mie forze, così da raggiungere il traguardo professionale, che mi ha portata al ruolo lavorativo di oggi. Questo tra le mille difficoltà di avviamento e di scorrevolezza nella carriera. Mi sento fortunata e contenta del mio lavoro. L’essere diventata, in breve tempo, madre di due splendidi bimbi, vuoi o non vuoi, ha dato degli step e degli stop al mio lavoro, ma anche alla mia vita personale, intima. Non è facile, anzi. Cerco però di vivere bene il tutto. Ho fatto e faccio salti mortali, con la buone intenzioni che mi sono proposta e l’adattamento, che, anche per educazione e per mestiere, cerco di applicare alla vita in generale. I momenti più difficili sono quelli in cui mi ritrovo ancora più sola, ossia quando mio marito deve rimanere fuori casa tutto il giorno ed a volte più di un giorno di seguito.

Lavoriamo in città differenti e questo sicuramente non aiuta l’organizzazione familiare. In un primo momenti la scelta è stata quella di iscrivere i piccoli a un asilo nella cittadina dove lavoro io. Quindi la mattina tutti in macchina, percorrevamo una quarantina di km che sembravano però il doppio.

Giuseppe, l’ultimo arrivato, è un peperino e nei lunghi viaggi metteva a serio pericolo l’attenzione del conducente (ossia io?). Dietrofront: decidiamo di lasciarli nella città dove abitiamo iscrivendoli, a tempo pieno, a un altro nido. Scelte non facili. Che ci costano preoccupazioni e pensieri. Ovviamente sappiamo che nella nostra stessa condizione vi sono molte altre coppie. Quindi forza e coraggio.

La logistica familiare non deve essere facile?

Abbiamo imparato dei trucchi di sopravvivenza. Lavarli e vestirli la sera per il giorno dopo, così da ottimizzare i tempi di cambio e rinfrescata. Anche preparare i bimbi per “installarli”  in macchina è una piccola acrobazia: il piccolo nel marsupio, Ginevra nel passeggino (sebbene le rampe di scale non aiutino e quindi sforzi da wonder woman). Nelle situazioni di emergenza è caccia alla baby sitter. Viviamo in un adorabile via vai.

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La stanchezza e le difficoltà però non ti fanno desistere dall’allattamento al seno

L’allattamento è un punto a me assai caro, che ho affrontato con mille difficoltà: ragadi, mastite, tiraggio del latte per garantire le scorte alle mie lunghe assenze. Premetto che non sono una madre estremista in tema di allattamento al seno. Sono felice di aver superato gli ostacoli e di allattare ancora Giuseppe (che ha 15 mesi) e di aver allattato Ginevra per nove mesi.

L’allattamento ti porta a conoscere una bella realtà

Si una realtà supporto, fornita da alcune mamme e da alcune figure professionali. Ho conosciuto un sostegno così emotivamente toccante, al punto da volerne essere parte attiva così da condividerlo con altre donne.
Lo scorso anno decido di entrare nell’associazione Cerchi di vita, una realtà di volontariato che nasce nel 2008  e offre sostegno alle mamme: consigli telefonici, visite domiciliari, corsi preparto presso il consultorio di Cinisi, servizio di ritiro del latte umano, donato alla Banca del latte dell’ospedale Buccheri la Ferla di Palermo, presenza nella realtà di Trapani, con incontri e corsi per mamme.

Quali somme tiri dalla tua esperienza di giovane mamme

Partorire due pupi a distanza di 17 mesi è, ovviamente, stato più facile a dirlo che a farlo. Come recita un film simpaticissimo: “cosa si aspetta quando si aspetta?”. Non pensavo che fosse così dura. La gravidanza non è un evento semplice. Ogni donna avrebbe bisogno di collaborazione, comprensione, supporto, ma anche della consapevolezza di ciò che la aspetta. Ogni gravidanza è poi diversa dalle altre. La mia prima figlia è stata meravigliosa, silenziosa, dormigliona. Ho avuto, con lei, una gravidanza piuttosto tranquilla , mentre per il maschietto la gravidanza ha avuto qualche complicazione. Quando è nato è stato da subito il dolce piagnucolone di mamma, full contact ogni momento.

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I parti:


Il primo è durato un’eternità con induzione e lacerazione il secondo induzione, ma molto più veloce e indolore. Risultato: mi sono ripresa in fretta e con ostinazione. Ovviamente però la cosa mi è costata tanta tanta fatica, perché la routine quotidiana è per tutte le mamme la cosa più faticosa.
A distanza di 15 mesi dalla nascita di mio figlio, posso dire finaalmente di aver iniziato a riprendere in mano la mia vita e pian piano anche certe mie vecchie e buone abitudini: frequentare di tanto in tanto la palestra ed anche concedermi un momento di relax con mio marito.

Quale è il trucco?

Direi che il trucco vero è prendere in mano la situazione, non arrendersi mai e chiedere aiuto per un supporto in casa o in famiglia. Chiedere aiuto è fondamentale per non incorrere in situazioni spiacevoli come la depressione post partum. Io poi ho delle amiche fantastiche, Simona, Valeria, Ale, poche ma eccezionali. Con loro anche alcuni pochi preziosi parenti, in particolare il fratello di mamma e la moglie: una manna dal cielo.
Poi trovo forza in donne che affrontano disagi più grandi dei miei.

 l’armonia di coppia?

Vi sono delle naturali difficoltà coniugali nell’affrontare il viaggio della genitorialità. I litigi, per esempio, che occupano gran parte della routine. La coppia ha necessità di momenti “straordinari” per evadere per ricominciare. Da qualche tempo, come dicevo, riusciamo a concederci qualche momento solo per noi.

Cosa hai compreso in queste due maternità?

Che con i figli si vivono mille avventure. È capitato che, per forza maggiore, li abbia dovuti portare entrambi con me a lavoro, lontani da casa, per ragioni di allattamento o perché gli incastri organizzativi erano saltati. Ho anche imparato che si cambia da un figlio ad un altro. Con il primo vuoi fare le cose con una voglia certosina di perfezione. Con il secondo, per causa di forza maggiore, si diventa più pratici: via libera a pappine pronte e sicuramente non fai più 2000 open al giorno dello sterilizzatore.

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