Palermo di maggio è, in tempi di pace, una città piena zeppa di turisti, con i locali carichi di gente, i banchetti degli street food densi di profumo, il cielo terso, le guide turistiche a raccontare bellezze a decine di visitatori e un invito alla vita che aleggia nell’aria.
Questo maggio è differente. Seppure in città si stia lentamente ricominciando a vivere, le strade della storia, dei monumenti e del celebre percorso arabo-normanno sono prive della solita allegria primaverile. Le saracinesche chiuse su tanti dei locali storici della città mettono una certa malinconia. Eppure il 18 maggio è vicino, mancano pochi giorni e si potrà tornare a prendere il caffè al bar, a mangiare un’arancina o un panino con le pannelle, o ancora andare al ristorante a gustare la pasta alla palermitana o una buona pizza.
Le incertezze però sono tante e le hanno per primi proprio i commercianti, che piangono con lacrime amare il duro colpo della pandemia. Personale decimato, uno stop che ormai dura da quasi tre mesi, al netto di quanto si è potuto fare, per chi ha scelto di farlo, con le consegne a domicilio e più recentemente l’asporto e il delivery. Le regole di igiene e di distanziamento sono chiare da settimane: nei locali abbattimento del numero dei tavoli, così da consentire un distanziamento di almeno due metri tra un tavolo e l’altro, seppure il problema della capienza ridotta potrebbe essere evitata nel caso in cui il locale avesse la possibilità di adottare misure organizzative come ad esempio le barriere divisorie in plexiglass, che, va detto, non sono obbligatorie. Dispenser igienizzanti, obbligo di prenotazione e di uso delle mascherine per cuochi e personale ed anche per i clienti, ma solo mentre si attende di accomodarsi al tavolo. Eliminazione del menù cartaceo ed anche di utensili di uso condiviso (oliere, saliere, acetiere e brocche) a meno che non siano costantemente igienizzate, quindi dopo ogni singolo utilizzo. Vietato il servizio a buffet, casse possibilmente protette con barriere di plexiglass e pagamenti preferibilmente con il pos. Indicazione di areazione costante e garanzia di sanificazione del locale.
Regole certe sulla carta, ma la cui applicabilità desta più di un dubbio nei titolari dei locali ed anche nelle associazioni di categoria.
A Palermo lunedì in molti torneranno a regime
Cosa accadrà a Palermo da lunedì? In molti tenteranno di tornare pian piano a regime.
Uno di questi è Francesco Massaro, titolare di uno storico bar in via Basile, zona Università: “Da lunedì ripartiremo con l’apertura totale dei servizi del nostro bar, certi però che questa scelta potrebbe non essere un vantaggio. Mi spiego meglio, finora stiamo facendo servizio a domicilio ed asporto: facciamo ingressi contingentati (con un massimo di tre persone all’interno del bar) con obbligo di mascherina (sia per tutto il personale, sia per i clienti), dispenser igienizzanti a disposizione dei clienti e sanificazione frequente dei locali. L’asporto però prevede una dinamica di affluenza molto veloce, da lunedì invece la gente potrà sostare nel locale, per un tempo che, ovviamente, non posso stabilire io. Quindi tra il contingentamento e la sosta, non so fino a che punto avremo un afflusso maggiore di clientela. Considerate inoltre che nell’area gastronomia, ho dovuto abbattere il 70% di posti, con una perdita che è facile prevedere. Altra occorrenza di questo periodo pandemico è che la gente, sebbene la si veda in strada, ha tante remore ad entrare in un locale chiuso, seppure questo, come nel mio caso, rispetti tutti i protocolli di igiene e sicurezza previsti. Noi vogliamo fare questa scommessa e riaprire il locale con tutti i servizi regolarmente offerti, ma sono certo che almeno il 30% di titolari di bar e ristoratori temporeggerà e non avrà torto perché aprire significa andare incontro a un’impresa antieconomica. Fino a meno di quattro mesi fa avevo quaranta impiegati, oggi sono solo dieci: non abbiamo avuto scelta. L’afflusso del pre-pandemia è un ricordo lontano, eppure se non torneremo a recuperare quei numeri la vedo davvero dura per tutto il comparto.”
Foto tratta da Repubblica.it
Divisori in plexiglass tra banconisti e pubblico è invece la linea intrapresa da un altro bar celebre di Palermo, il Marocco, che si trova di fronte alla cattedrala. A parlare e il titolare, Ignazio Mastrolembo.
“Lunedì facciamo la scommessa della riapertura, dopo che la nostra saracinesca è stata abbassata dal 12 marzo. In questi due e passa mesi abbiamo scelto di non fare consegne a domicilio, né asporto o delivery. Adesso si ricomincia con il personale rimaneggiato a solo quattro impiegati al giorno per garantire le norme di distanziamento. A tal proposito abbiamo già installato i segnali per distanziare i clienti di un metro l’’uno dall’altro ed abbiamo predisposto i dispenser di gel igienizzante in tutto il locale. Stiamo completando i protocolli anti-Covid, ultimando gli ultimi adempimenti quali la sanificazione dei locali e dei condizionatori d’aria. Abbiamo inoltre messo a punto un piano di prevenzione anti-Covid redatto da un medico del lavoro e in linea con il Dvr, il documento di valutazione dei rischi. Attendiamo le linee guida regionali per capire se e come sistemare i tavolini. Il personale ha fatto un corso circa le norme igieniche da adottare ed inoltre a inizio giornata lavorativa sarà misurata la temperatura, se superiore a 37,2 si dovrà tornare a casa. Siamo consapevoli che sarà una congiuntura commerciale nuova e stiamo sviluppando progetti di implementazione di una piattaforma di delivery, l’aggiornamento del nostro sito web e dei canali social, così da poter effettuare facilmente ordinazioni online. Ci stiamo anche attrezzando per spedizioni refrigerate in tutta Italia.”
Cinzia Orabona, titolare di Prospero Enoteca letteraria, nel quartiere di San Lorenzo da lunedì apre anche alla possibilità di leggere un buon libro, sorseggiando un drink: “Ricomincio, ma farò tutto da sola. Ho il personale in cassa integrazione, non potevo fare altrimenti, non ho possibilità di pagarlo. Attendo le linee guida regionali per capire bene come dovrò disporre i tavoli e avviare l’apertura completa. Da quando hanno autorizzato la riapertura delle librerie ho ricominciato e con sforzi non indifferenti, ho effettuato il servizio di spedizione e consegna a domicilio dei libri. Non avendo la possibilità di affidarmi a un corriere, ho fatto tutto io: con alzatacce per turni incredibili alle poste e domicili porta a porta, fatti da me personalmente. Tanti amici hanno acquistato per mostrare solidarietà e affetto . Da lunedì potrò mettere dei tavoli e lavorerò da sola dalla mattina alla sera per pagare i debiti accumulati in questi quattro mesi e onorare i debiti pregressi. Mi rivolgo per questo ai fornitori: vi prego di non presentarvi lunedì a chiedere soldi. Se si lavora si paga tutto, sennò si abbassa la saracinesca per sempre.”
C’è chi invece ha scelto di non riaprire
Sikulo Bistrot è un rinomato locale in piazza Diodoro Sikulo. Un locale a tutto tondo: colazioni, bar, pranzi e brunch, aperitivi, ristorante e pizzeria. Il tutto esaurito era un mood fino a prima del lockdown. Il titolare, Mauro Pomo, ci dice però che da lunedì non ricomincerà la loro attività: “Aspettiamo ancora un po’. Non apriremo il 18 e neppure il 25, forse il 1 giugno, ma non è detto. In questo totale stato di incertezza, di misure assurde, di caccia alle streghe, noi non riapriamo. Lo facciamo per tutelare il lavoro di dieci anni, per non indebitarci inutilmente e per rimanere calmi in attesa di chiarezza. Sikulo è casa, così come la conosciamo. La regione Emilia Romagna ha approvato un protocollo chiaro e adeguato, mira al contenimento del Covid, ma anche alla sopravvivenza dell’economia, spero che anche la regione Sicilia abbia la stessa lungimiranza.”
La riapertura dei parrucchieri e saloni di bellezza
Un’altra riapertura attesissima è quella dei parrucchieri e dei centri estetici. Anche per loro regole rigidissime, con gli ingressi contingentati e la permanenza nel salone di un numero di clienti proporzionato al metraggio dello stabile. Obbligo di indossare la mascherina per tutti ed inoltre il personale dovrà indossare la visiera. Occorrerà favorire aree di attesa anche all’esterno del locale, la prenotazione sarà obbligatoria, dovrà essere presa la temperatura ai clienti all’ingresso, grembiuli e asciugamani mononuso, sanificazione di postazioni e utensili a ogni uso. Privilegiare la conversazione titolare cliente attraverso l’uso dello specchio, con l’invito di rimanere alle spalle del cliente quanto più possibile.
Ecco cosa ne pensa Cosimo Oliva, titolare di una parrucchiera/salone di bellezza in pieno centro a Palermo, in piazza Sant’Oliva a due passi dal Politeama.
“Siamo pronti alla riapertura, ma è totalmente cambiato il modo di lavorare e le norme di sicurezza sono tante e affidabili. Abbiamo attivato un servizio di spazzole monouso, contestualmente abbiamo potenziato il servizio di sterilizzazione di tutti gli strumenti che utilizziamo. Il salone verrà igienizzato e sanificato da un’agenzia certificata. Nella routine quotidiana abbiamo inserito il cosiddetto metodo cleen salonea: un’operazione h 24, che si svolge in modo semplice. Io direttamente dal mio smartphone, in fase di chiusura del salone, attiverò la procedura antibattericida e germicida, che ci proteggerà per la giornata successiva. Tutte le procedure igieniche saranno presentate ai clienti, mediante delle figure adesive, che sono già affisse alla porta del salone.”
Tra tantissimi e dubbi e le poche certezze, che il momento storico garantisce, da lunedì ricomincerà una fase commerciale senza precedenti, poco prevedibile ma carica di attese. Vedremo quel che accadrà.