Luca Bianchini è uno degli scrittori italiani più amati. Da buona conoscitrice dei suoi romanzi, letti tutti e mai d’un fiato, ma con lentezza, ho sempre amato definirlo un autore che parla con leggerezza di cose importanti. Nel giorno in cui si riaprono le librerie e quindi chi vorrà potrà andare ad acquistare pagine da leggere quale buona compagnia per la quarantena, pubblichiamo questa intervista a Luca Bianchini.
Luca, come stai vivendo questo tempo senza tempo?
Sto cercando anzitutto di darmi una disciplina. Viviamo indubbiamente come in una sorta di strano fuso orario, un po’ come stare nella casa del Grande Fratello, però è importante non impigrirsi e non imbruttirsi. Mi sono dato degli orari e sto cercando di usare il tempo che ho per fare cose mai fatte. Un esempio: sistemare vecchie fotografie, ordinare i cassetti (attività non facile per chi come me è disordinato), fare esercizio fisico, preparare qualche ricetta. La cosa importante, che mi sento anche di consigliare, è quella, appunto, di darsi un orario per tutto le cose. Io mi alzo e quindi mi preparo come se dovessi uscire regolarmente. Non dobbiamo comportarci come quando abbiamo la febbre, che muoriamo nella stessa maglietta per tre giorni. Il momento è difficile ma dobbiamo per forza recuperare un po’ di smalto.
Uno scrittore in quarantena dovrà pur scrivere e leggere, sbaglio?
La quarantena è un’altra cosa rispetto alle ferie, quando hai tempo per leggere e meditare. É una condizione diversa, che può mettere in discussione anche la concentrazione nel leggere. Di mio non ho gusti facili di lettura. Per ora sto leggendo Julian Barnes, L’unica storia. Ho sul comodino anche diversi altri libri, l’ultimo di Fabio Genovesi, Cadrò, sognando di volare e poi anche Il pirata Pantani. In merito alla scrittura, sto completando un romanzo, che sarebbe dovuto uscire a breve. Non sono più in condizioni di fare pronostici di uscita ma sono certo che uscirà e già è qualcosa.
E con le tecnologia, che rapporto hai in questo momento?
Mi sono reso conto che siamo tutti un po’ troppo dipendenti dal telefonino e che dovremmo imparare a posarlo ogni tanto. Ovviamente seguo le notizie, ma mi sono dato una regola, guardo le notizie due volte al giorno, altrimenti si rischia davvero di entrare in una strada a senso unico. Il bombardamento non serve, dobbiamo metterci l’anima in pace, obbedire alle regole e aspettare.
La quarantena ti sta facendo qualche regalo?
Sì, ho ricominciato a chiamare al telefono amici e parenti. Mi ero assuefatto alle comunicazioni veloci, chat, messaggini. In questo periodo ho ripreso una comunicazione più lenta, più comoda direi. Ho anche capito che mi manca tanto il poter toccare le persone, una cosa che amo fare e che davo per scontata: abbracciare per esempio, amo farlo, anche durante le mie presentazioni quando mi chiedono una foto o un autografo. Oggi invece pure se arriva un pacco dobbiamo tenere la distanza e tutto ciò toglie serenità.
Hai paura del Coronavirus?
Più che per me, sono preoccupato per i miei genitori, che sono soggetti a rischio ma anche un po’ irresponsabili. Io osservo rigidissimamente la quarantena, ogni tanto vado a trovare i miei ma per le scale, giusto il tempo di lasciare loro la spesa, di prendere in cambio qualcosa, per esempio uno storico sbattitore elettrico, ricordo della mia infanzia, con il quale sto cimentandomi a fare qualche torta, emozionandomi nell’usare un utensile che è pieno di ricordi. Anche questo è uno dei lati positivi di un momento tanto difficile.
Le fede, in questo tempo?
Sono devoto a sant’Agata e ogni tanto recito una preghiera dedicata a lei. Anni fa, durante un soggiorno a Catania, ho preso un santino, in quel periodo sono capitate delle cose che avevano un senso legato a sant’Agata e da lì è nata questa mia devozione che è molto genuina e romantica. La devozione aiuta tanto in questo momento.
Da dove osservi il mondo in questi giorni?
Lo guardo dal quartiere Crocetta di Torino e mi stupisce vedere che la strada sotto casa si è magicamente riempita di cani e ovviamente di padroni che li portano a passeggio. Un altro dei misteri della quarantena.
Che libri suggerisci di leggere in questo periodo?
Sicuramente i grandi classici, che hanno sì temi drammatici, ma sono utili ad affrontare questo momento. Su tutti i Promessi sposi, ma anche Cime tempestose, L’Orlando, Pastorale americana, Il nome della rosa. I classici hanno dentro tutto e dal momento che a casa tutti ne abbiamo uno mai letto, approfittiamone. Leggiamo amici cari, che abbiamo tempo e che ci fa bene e mi raccomando in libreria abbiate comportamenti responsabili.”
La prima cosa che farai quando la tempesta sarà calmata?
Una bella cena tutti insieme, amici, parenti, persone care. Non vedo l’ora!
Grazie Luca e ad maiora!