Sono 5000 i bimbi, tra 0 e 4 anni, morti annegati ogni anno in Europa. La statistica nel mondo è di 175.000 decessi per annegamento nell’età compresa tra 1 e 17 anni.
Un dato allarmante
L’acqua è uno dei passatempo preferiti dei bimbi e spesso una delle ansie principali dei genitori. Come suggeriscono le linee guida del Ministero della Salute, di concerto con la Società nazionale di pediatria, la stragrande maggioranza degli annegamenti infantili possono essere evitati.
Parola d’ordine è attenzione.
Un bimbo piccolo non va lasciato in acqua da solo (mare, lago o piscina) per un solo secondo. Neppure se sta facendo il bagno con bimbi più grandi.
Il tempo di sommersione (ossia quello che intercorre tra la difficoltà del bimbo a stare a galla e il suo finire sott’acqua) è di circa 20 secondi. Per questo i piccini devono fare il bagno sempre in compagnia di un adulto.
Diversi i motivi per cui si può sommergere: un malore, la perdita di equilibrio, una buca nell’acqua, un’onda improvvisa.
Se anche il piccolo sa stare a galla da solo, ciò non garantisce alcuna sicurezza. Saper stare a galla non significa, nel caso di sommersione, saper attuare pratiche di apnea.
Non fidarsi di salvagente, braccioli e gommoni. Sono solo giocattoli che, anzi, in caso di corrente, possono facilitare l’allontanamento del piccino dalla riva.
I genitori, come suggeriscono i pediatri, devono vigilare il piccolo in acqua e mai solo dalla riva.
Malori durante il bagno
La sincope da sbalzo termico è uno dei malesseri più frequenti. Capita, per lo più quando fa molto caldo, che ci si immerga bruscamente in acqua. L’immersione, suggeriscono dal Ministero della Salute, deve essere graduale. Man mano che ci si immerge, è bene bagnarsi i polsi, così da stabilizzare la temperatura corporea.
Un altro rischio è la congestione, dovuta a un bagno fatto durante la digestione. Questa occorrenza può portare a conseguenze gravi ed anche letali.
Occhio ai crampi. È comune che mentre si nuoti, gambe e piedi possano essere colpiti da crampi. Hanno sintomi fastidiosissimi e possono farci perdere l’equilibrio. Per questo è importante spostarsi in acqua in compagnia.
Come evitare la congestione
Non esiste una regola scientifica che indichi un tempo ideale di immersione dopo il pasto.
I medici (ed anche i pediatri) concordano che ci vogliano 3 ore per digerire un pasto completo e 2 per uno spuntino.
Evitare di bere bibite troppo fredde o troppo calde prima di fare il bagno.
Educazione all’acquaticità
Tragici episodi come quello di Emeline Miller non devono ingenerare il terrore dell’acqua. Il rapporto tra i bimbi e l’acqua va incoraggiato sin da piccolissimi, come suggeriscono dalla Società nazionale di pediatria. I corsi di acquaticità possono iniziare già dai primi mesi di vita. Insegnano a prendere confidenza con l’acqua e sono un antistress per bimbi e genitori. L’iscrizione a un apposito corso di nuoto si può fare intorno ai 3 anni.
Ricordiamoci
La piscina, anche quella a fondo basso per bambini, non garantisce sicurezza. La sommersione può avvenire comunque ed i genitori devono stare insieme ai piccini. In caso di piscina in giardino, questa va sempre tenuta sotto controllo. I bimbi sono imprevedibili. Possono, di soppiatto, pensare di fare un bagno di notte, quando tutti dormono. È bene coprirla con apposito telo, fissato con “sigilli” di sicurezza (è possibile trovarli nei negozi specializzati).
Al mare non ci si deve mai lasciare ingannare dall’idea che “qua l’acqua è bassa”. Possono comunque esservi buche o possono arrivare delle onde. Il mare è imprevedibile.
Le acque di laghi e fiumi sono più rischiose perché vischiose, con fondale incerto. Esistono laghi e fiumi balneabili, ma anche lì ci vuole prudenza e massima attenzione.
Come ricordano i pediatri, ci vuole attenzione anche con il bagnetto di casa. È ovvio che un bimbo di dieci anni difficilmente potrà annegare nella vasca da bagno, ma un bimbo più piccolo può perdere l’equilibrio e correre dei rischi. Quindi mai lasciare da soli i piccini neppure nell’apparente sicurezza delle mura domestiche.