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La storia della maestra Mimma: quarant’anni fa, per insegnare, si faceva giuramento

La storia di una maestra, che per quasi mezzo secolo ha dedicato la sua vita all'insegnamento

Su A tutta Mamma raccontiamo spesso storie di donne che rendono speciale il quotidiano. Oggi parliamo di Mimma Reina, meglio conosciuta come la maestra Mimma. È una storia che si svolge nella provincia agrigentina, a Casteltermini, tra i monti Sicani. In una piccola comunità, la figura della maestra ha un sentore romantico, a tratti nostalgico. La maestra è la prima persona che ti insegna a mettere in fila le lettere, a far frasi di senso compiuto e a declamarle a voce alta. Ti insegna che due più due fa quattro e quella “banale” addizione, che somma due numeri brevi, resterà per sempre al caldo nella memoria del cuore. La maestra non si scorda mai. Si diventa grandi e spesso, quando si ha voglia di tornare piccini, si ricorda proprio la maestra delle elementari. Si ripensa a quella volta, quando ti ha insegnato a scrivere “ape”, a sommare una mela più una pera o quando ti ha ammonito nella giusta maniera, dandoti un insegnamento, che varrà per sempre e che tu, se lo vorrai, avrei il privilegio di tramandare. La maestra Mimma ha infilato, uno dietro l’altro, ben 42 anni di carriera. Ha realizzato il sogno, che aveva sin da bambina. Lei voleva fare solo questo: la maestra. La laurea da giovanissima e dritta in cattedra in giro per l’isola. Nel frattempo nasce l’amore per Pippo, pardon il maestro Pippo. Si sposano. Nascono Valentina e Danilo. Nel cuore della maestra Mimma sono installati due grandi amori: la famiglia che ha creato e quella più grande, fatta  dalle tante generazioni di “scolari, istruiti con la consapevolezza di aver una grande responsabilità. Il nove giugno per la maestra Mimma è suonata “l’ultima” campanella. Noi le abbiamo chiesto di parlarci di questi quarantadue anni. Le abbiamo chiesto di raccontarci di un mestiere difficile, a volte bistrattato, ma indiscutibilmente nobile. Perchè insegnare bene è forse una delle missioni più ardue.

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Come è nata la sua vocazione per l’insegnamento?

Non saprei rintracciare nell’albo della memoria l’esatto momento in cui è nata la mia vocazione, credo mi appartenga da sempre.
Sin da bambina, mi piaceva giocare a “fare la maestra” con le amichette del quartiere, le quali si prestavano ad ascoltare i miei racconti, sedute sugli scalini di casa che fungevano da banchi di scuola.

Quale il ricordo più bello di questa lunga carriera?

Di ricordi belli e significativi ce ne sono tanti, ma uno dei più emozionanti è senz’altro quello del “giuramento”, pratica non più in uso, ma che, nel lontano ’76, segnava l’inizio concreto della mia carriera (a Roccapalumba, prima sede assegnatami). Il sogno si era finalmente realizzato!
Naturalmente le difficoltà non sono mancate: ho viaggiato per anni, raggiungendo le destinazioni più disparate, ma il peso maggiore era il distacco da mia figlia per intere giornate.

In quarant’anni avrà “cresciuto” centinaia di bimbi. Cosa pensa di aver loro insegnato?

Nei miei quarantadue anni di servizio, ho visto passare intere generazioni. Ho insegnato ai padri e ai loro figli e, a mia volta, ho imparato a stare al passo con i tempi che cambiavano, rinnovandomi nei metodi educativi e nelle strategie d’insegnamento, ma mantenendo costanti l’entusiamo e la voglia di fare.

Il mondo della scuola di ieri e quello di oggi. Com’è cambiato?

Oggi il mondo della scuola è cambiato: riforme che destabilizzano, famiglie spesso non in sintonia con i docenti, alunni talvolta restii al rispetto delle regole. Ho visto validi colleghi sprofondare in uno stato di “burnout” (stress psicofisico) e perdere motivazione. Tuttavia, continuo ancora a credere profondamente in questo lavoro e non ho mai pensato di poterne fare a meno.

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Ed i bimbi di oggi quanto sono diversi da quelli di ieri e come (se) è cambiato il suo approccio?

Nel rapporto con gli allievi di ieri e di oggi, il mio approccio umano è rimasto invariato: empatia e dialogo, ma ruoli chiari e definiti. I bimbi di oggi sono indubbiamente più disinibiti e difficili da gestire rispetto a quelli del passato, ma con tutti ho sempre usato lo sguardo come mio punto di forza. Non ho mai alzato la voce, hanno imparato a percepire il mio disappunto dai miei silenzi.

lei ha avuto come compagno di insegnamento anche il suo compagno di vita. Le va di parlarcene?

Il mio percorso, dal 1987 ad oggi, l’ho condiviso con il “maestro Pippo”, mio marito.
In tanti mi chiedono come sia stato possibile conciliare i diversi ruoli, ma il problema non si è mai posto. Le nostre rispettive opinioni, anche se divergenti qualche volta, sono sempre state motivo di confronto e di crescita.
Pippo è un sostegno per me ed io per lui.

Cosa sogna per la scuola di domani?

Nonostante la scuola italiana non stia attraversando uno dei suoi momenti migliori, non perdo la speranza che possa tornare ai suoi antichi splendori. Sogno nuove generazioni di studenti sereni, amanti della vita e dei suoi aspetti più semplici. Sogno aule intrise di quel vecchio odore di “libri vissuti” da “annusare” con autentica passione. Sogno una scuola in cui i ragazzi tornino ad essere rispettosi delle regole e di chi si adopera ogni giorno, con dedizione, ad impartirgliele.

Cosa ha provato nel suo ultimo giorno di scuola?

L’ otto giugno è stato il mio ultimo giorno di scuola. Già, vado in pensione! È strano, ancora non me ne rendo conto.
Gli abbracci e i ringraziamenti dei miei alunni mi hanno commossa. Gestire l’emozione non è stato facile. Qualcuno, salutandomi, mi ha detto: “Finalmente libera!” Io, però, non mi sono mai sentita in prigione. La scuola è stata la mia seconda casa per oltre quarant’anni, mi mancherà tanto, più di quanto io stessa riesca ad immaginare in questo momento.

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Grazie maestra Mimma e ad maiora!

3 risposte

  1. Tanti anni fa, per caso, mi ritrovai a leggere una citazione di Kennedy:
    “Un uomo fa quello che è suo dovere fare, quali che siano le conseguenze personali, quali che siano gli ostacoli, i pericoli o le pressioni. Questa è la base di tutta la moralità umana.”
    In tale citazione c’è tanto della maestra Mimma, il resto si trova nei cuori di chi ha la fortuna di conoscerla.

  2. È una grande donna che ha fatto dell’insegnamento una missione.
    Ha dato tanto ai nostri figli, soprattutto ha saputo insegnare loro il rispetto per se stessi e per gli altri. Ha saputo coinvolgerli ed entusiasmarli in tutto quello che hanno fatto.
    Ha sempre affrontato con serenità e schiettezza il rapporto con noi genitori.
    Mi auguro che possa essere d’esempio per le insegnanti di oggi e di domani.
    Grazie.

  3. Mai avrei immaginato di ricevere così tante attestazioni di stima, sono davvero commossa!
    Grazie di cuore, grazie a tutti!
    Mimma

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