Il tepore del Natale, il dolore della guerra e la magia dell’infanzia. Sono questi gli elementi che prendono per mano il lettore de “La slitta rossa”, di Jolanda Restano, Einaudi editore. Una favola senza età, dallo stile antico eppur sempre attuale. Protagonista è Graziella, una bimbetta vispa, che vive nella Torino del secondo conflitto mondiale. Un giorno, che per Graziella è tanto bello quanto indimenticabile, la mamma le comunica che dovranno trasferirsi subito a Graglia. Cos’è Graglia? È per la bimba il luogo sospeso e meraviglioso delle vacanze, della libertà, degli amichetti della casa nel verde. È il posto in cui l’infanzia custodisce la magia del tempo benedetto chiamato estate. Graziella non sa che quel trasferimento ha ragioni molto serie e lo accoglie con il cuore felice e con un’ entusiasmo che l’aiuterà a guardare a quel periodo difficile con sguardo diverso. Graziella ha gli occhi dei bimbi, che sanno spogliare il dolore e rivestirlo di energia, che sono capaci di addomesticare la paura, di farsela amica, trasformandola in risorsa. Una favola romantica, che ha in sé quella dolcezza che farà bene a grandi e piccini. Abbiamo intervistato l’autrice, che della storia é in qualche modo anche lei protagonista. Jolanda Restano è vercellese, completati gli studi scientifici e dopo la maternità ha iniziato a lavorare nel mondo della comunicazione, fondando Fattore Mamma, una delle principali agenzie di comunicazione italiane. Anni fa ha creato il sito www.filastrocche.it.

Jolanda, che le raccontava della slitta rossa?
È una storia antica, che mia mamma mi raccontava spesso quando ero piccina. Io amavo moltissimo questo racconto e mi piaceva anche il fatto che la mamma, di tanto in tanto, aggiungesse qualche pezzetto. Le favole che ti vengono raccontate da piccolo non le dimentichi, sono come un patrimonio da custodire e anche da tramandare.
Graglia, la casa in mezzo al verde e la slitta esistono davvero?
Esistono eccome. Sono luoghi da sempre anche miei. Dove mi rifugio quando posso. La slitta è sempre lì, smagliante di rosso e tanto simile a quella illustrata nel libro dal bravissimo Angelo Ruta.
Quindi è una storia di famiglia?
Già, Graziella è la mia mamma, che ha adorato leggere questo libro. Non vi anticipo altro però.
Per chi ha scritto questo libro?
Per i bimbi, preferibilmente per quelli in età scolare, ma anche per gli adulti. Sarà bello conoscere questa bambina, che con i suoi occhi vede quel che le accade intorno in un tempo tragico che è quello della guerra. I bimbi non finiscono mai di sorprendersi e di sorprendere. Se, tuttora, a mia mamma chiedo degli anni della guerra, lei risponde che sono stati bellissimi. Perché lei amava stare in quella casa di vacanza, dove pareva che il tempo si fermasse, sospeso tra le braccia della libertà, della lentezza, dei divertimenti dell’infanzia. A Graglia si poteva salire sugli alberi, correre a perfidiato, annusare l’odore pungente dell’erba ed essere liberi. Lí mia mamma è stata una bimba esattamente felice.
Nel libro non mancano i cenni a quel che in concreto è stata la guerra
Racconto fatti realmente accaduti, che mi sono stati appunto riferiti da mamma Graziella. Di giorno passavano i nazisti, entravano nella villa e prendevano quel che volevano, di notte entravano i partigiani. Nel libro c’è una scena dove un nazista passa in casa e cerca di capire cosa potrà portare via. D’un tratto vede un pianoforte e si mette a suonare. La mamma di Graziella sbianca, spera di cuore che il nazista vada via in fretta. Teme perché dentro la coda del pianoforte sono nascosti dei salami ed è grande il sospiro di sollievo quando il militare va via. In tempo di guerra anche un paio di salami possono significare sopravvivenza.
Per la sua storia ha scelto un genere antico?
È stata una scelta inconsapevole. Questa storia piace a tutta la mia famiglia. Mio marito mi invogliava a scriverla, ma io scrivo filastrocche, non avevo mai avuto un approccio con un pezzo di narrativa. Ho provato a buttare giù il racconto e sono uscite sei paginette. Avendo conosciuto negli anni diversi scrittori, mi sono rivolta a un’autrice per bambini alla quale avrei voluto affidare la stesura, ma lei mi ha invogliato ad procedere con le mie gambe. Ho riletto le sei paginette e le ho mandate alla casa editrice Einaudi ed ho aspettato. Ho puntato dritto a loro: pubblicano Rodari e volevo che pubblicassero anche me. Dopo qualche mese è arrivata la proposta è che dirvi ho realizzato un grande sogno. Immaginate la mia felicità nello sfogliare il libro e nel vedere le illustrazioni di Angelo Ruta, che sono tanto simili alla realtà.
A chi regalerà questo libro a Natale?
Sicuramente a Silvano, uno dei protagonisti della storia. Era un amico di infanzia di mamma e vive ancora a Graglia. Appena possibile gliene porterò una copia con une bella dedica.
A chi Le piacerebbe che arrivasse questa storia?
Ai bambini principalmente, perché sanno custodire i racconti dell’infanzia e sanno far sì che non vadano perduti.
Cos’è la slitta rossa?
È un simbolo che indica collaborazione, aiuto, sentimento. In questo momento storico conoscerne la storia penso sia doppiamente utile. I bimbi del libro vivevano durante il secondo conflitto mondiale, i nostri bimbi stanno vivendo il periodo difficile della lotta contro un nemico invisibile. In entrambi casi credo vi sia una certezza: ne usciremo, con la speranza di essere migliori.
Grazie Jolanda e ad maiora!