Da sempre, amo molto più la montagna del mare. Sarà perché sono originaria di un paese di collina e conservo nel cuore le meravigliose estati, trascorse alle “Serre”, a quota 600 metri, a contatto con la natura e con un relax semplice, fatto di giornate lunghe (in montagna o in collina il tempo si dilata), di giochi improvvisati con quello che offriva l’orto e il giardino dei nonni e con la compagnia di amici e cugini del vicinato campagnolo (con annesse monumentali litigate…che anche quelle pare servano). A Raffaele, sempre seguendo le indicazioni del pediatra, ho fatto conoscere la montagna che aveva appena 5 mesi. È stata un’esperienza invernale indimenticabile, di cui vi parlerò in un altro post. Da allora, abitualmente, organizziamo una gita montanara, grazie e soprattutto alle origini catanesi di mio marito. L’Etna è un obiettivo per noi facile da raggiungere e da gestire in termini di vitto e alloggio. Per Raffaele, che adora il mare ma si entusiasma anche in quota, è sempre un piacere tornare tra i tornanti del grande vulcano.
La nostra gita in montagna
Quando andiamo sull’Etna, considerata la presenza di Raffaele (due anni appena compiuti) preferiamo soggiornare a quote moderate e sempre dentro o vicino a un centro abitato, così da poter avere la sicurezza di un presidio di Guardia medica e di una farmacia anche con servizio notturno. Siamo abituè dell’incantevole paesino di Linguaglossa (di cui vi ho già parlato qui https://www.atuttamamma.net/una-gita-sul-vulcano-contiene-photogallery/ )ma, per la gita dei giorni scorsi, abbiamo scelto di soggiornare vicino a Castiglione di Sicilia, uno dei “Borghi più belli d’Italia”. Un comune romantico, antico, pieno di sfumature, scorci e gente assai cordiale. Terra di chiese, vigneti (il celebre Nerello e il Solicchiata si producono da quelle parti) e del parco dell’Alcantara (le famose gole naturali, dove si installano specchi di salubre acqua gelida). Il nostro alloggio era a circa 700 m di altitudine lungo la strada che collega Linguaglossa alla bella e medioevale Randazzo. Sono percorsi che si snocciolano tra i tornanti (ma come ci ha detto un noto pasticcere di Randazzo: le strade in curva sono suggestive, quelle dritte sono noiose).
Le nostre escursioni in montagna
La nostra prima escursione l’abbiamo fatta a Piano Provenzana, circa 2000 m di altezza. È lì che si può ammirare il verde più alto d’Italia. È suggestivo vedere il cratere fumante dell’Etna, da una parte ed il mare dall’altra. A Piano Provenzana vi è un’infermeria, diversi posti di ristoro oltre agli immancabili negozi di souvenirs. Raffaele si è molto divertito, ha potuto scorrazzare libero e si è entusiasmato nel vedere, per la prima volta, un gregge di caprette, che brucavano in mezzo al terreno lavico. Raffale era così sereno, che, una volta in macchina, ha schiacciato un lungo pisolino. Sulla via del ritorno, abbiamo cambiato direzione e ci siamo diretti allo storico rifugio Citelli (1800 m.), da lì, malgrado il vento, si gode un panorama singolare su Catania e su Taormina.
La gita a cavallo e il battesimo della sella
Il terzo giorno di tour etneo abbiamo pensato di far provare a Raffaele l’esperienza di un contatto diretto con i cavalli. Sempre sull’Etna, lungo la cosiddetta strada Mareneve ed in prossimità di un attrezzato rifugio, abbiamo avuto modo di conoscere la simpaticissima e disponibile signora Sabrina, piemontese con l’amore per la Sicilia e per i cavalli. Abbiamo pranzato a quota 1750 e poi via verso il maneggio. La signora Sabrina ed il suo assistente hanno avuto un garbo singolare nel presentare a Raffaele la cavalla, che avrebbe montato. Si chiama Michelle, manto marrone, sedere prosperoso e occhi dolcissimi. Raffaele, lasciandoci assai stupiti, è montato in sella senza alcuna esitazione. Accarezzava la criniera di Michelle e percepiva la serenità della cavalla, che, è la prediletta dei bimbi che fanno esperienza di equitazione sull’Etna. Nel caso di Raffaele non stiamo parlando di equitazione, quanto di un semplice approccio, di un breve giro, fatto dentro uno spazio recintato e di un contatto pelle a pelle con la cavalla. Mi sono davvero emozionata nel vederlo sereno e coraggioso. È sceso con altrettanta serenità, quando Sabrina gli ha detto che Michelle doveva andare a fare la nanna (solitamente è assai capriccioso, quando deve sospendere un’attività che gli piace -terrible two in corso). Anche dopo l’esperienza a cavallo, Raffaele si è concesso un bellissimo e rilassato pisolino. Il nostro tour è proseguito in giro per i vigneti e per i suggestivi borghi etnei (Randazzo, Castiglione, Linguaglossa, Milo, Sant’Alfio, Piedimonte), mangiando granite e paste di mandorla e consentendo anche a Raffi qualche strappo al solito menù.
I consigli del pediatra
Ogni volta che ci prepariamo a una gita in montagna chiediamo sempre un parere al nostro pediatra di fiducia, il professore Giuseppe Iacono che, con la serenità che infonde nei pazientini e soprattutto nei genitori, ci dà le dritte per una vacanza tranquilla.
1) Sì all’altitudine ma senza esagerare. Con un bimbo di due anni meglio non superare 2000 m. Con un neonato occorre ancora maggiore prudenza e valutare, con il medico, di caso in caso.
2) Qualora, salendo, il piccolo dovesse soffrire l’altura via libera al ciuccio (se lo usa) o a qualche spuntino asciutto come crackers o biscotti secchi. Sono rimedi che aiutano a superare i ronzii o i fastidiosi tappi alle orecchie. Va bene bere, ma poco e spesso.
3) Portare con se: pomate per le punture di insetto, spray preventivi delle punture, una compressa pediatrica di cortisone (da usare sempre e solo dopo aver contattato il pediatra), protezione solare a schermo totale, giacca a vento, un cambio con pantaloni e maglietta lunghi per eventuali abbassamenti di temperatura, berrettino, occhiali da sole e spuntini.
4) Evitare che il bimbo assaggi cibi elaborati, ad esempio nelle trattorie e nei rifugi. Carni cotte alla griglia o sughi con funghi e selvaggina non sono proprio ideali per un duenne. Resistere anche alla richiesta “assaggio”. È preferibile che, nei limiti imposti da una vacanza, il piccolo prosegua con le sue abitudini alimentari. Se proprio deve sgarrare, meglio un gelato o un dolce tradizionale, preferibilmente da forno o comunque artigianale.
5) Preferire un alloggio dentro un centro abitato o comunque evitare rifugi in alta quota o luoghi isolati. Un presidio di Guardia medica o un Pronto soccorso devono sempre essere a portata di mano quando si viaggia con un bimbo. Evitare, con bimbi al seguito, escursioni per sentieri accidentati, grotte, gole. È bene organizzare i percorsi in orari freschi, fare in modo che non siano particolarmente lunghi e possibilmente farsi accompagnare da una guida.
Un discorso a se va fatto in merito al contatto con flora e fauna montanara. I pediatri incoraggiano il contatto diretto con la natura, perché rasserena, fortifica il bimbo, lo rende più allegro e coraggioso. Se il bimbo vuole raccogliere pigne o accarezzare un cavallo, che lo faccia pure. Basterà, senza piglio ossessivo, lavargli le manine o evitare che le porti alla bocca. L’aria frizzante della montagna fa bene ed ha diverse proprietà. È pulita, fredda e priva di virus, che a determinate altezze e temperature tendono a essere sconfitti. Come dicevano le nonne “allarga i polmoni”, affermazione che è molto più di un luogo comune.
Ps: Sono molto contenta della gita montanara di Raffaele e della sua esperienza a cavallo. Sono cresciuta in un’epoca in cui i genitori tendevano a essere più apprensive di adesso (almeno i miei lo erano). Per molto tempo ho temuto l’altura, i cani e i cavalli. Con consapevolezza ho superato queste paure e mi rendo conto quanto sia necessario far sì che anche i nostri figli non le soffrano, ovviamente con la prudenza e la serenità che il caso richiede. Buone vacanze in montagna a tutti.