Uno dei tanti battesimi di un genitore è rappresentato dal primo giro sulla giostra. I cavalli e le macchinine che girano intorno in un tempo che sembra infinito ipnotizzano lo sguardo del bambino che, inizialmente, da dietro la cinta difensiva del passeggino scruterà con scetticismo quel carillon gigante. Inevitabilmente, poi, arriverà il momento in cui protenderà le sue braccia verso la giostra facendo capire a te genitore che è arrivato il momento del fatidico primo giro.
Ebbene, anche io ho attraversato la fase giostra, dapprima con entusiasmo: “Anna, dai saliamo sul cavallo”, “Niccolò fai ciao a papà!”; ogni tanto con severità: “Bimbi solo due giri eh!”; con il passare di qualche anno con un pò di noia: “Anna, mamma si siede a guardarti ok?”, “Niccolò, papà è seduto lì ok?”.
E quel tempo girevole, quasi monotono, in realtà ha scandito un tempo velocissimo in cui inizialmente salivi sulla pedana insieme a tuo figlio, lo stringevi forte, ti rimpicciolivi per entrare nella carrozza di Cenerentola o nella macchinina rosso Ferrari. Un tempo velocissimo per cui la tua presenza sulla giostra piano piano diventa sempre più inutile, perchè tuo figlio “ormai” può andare da solo mentre tu scegli una delle tante sedie di plastica che fanno da cornice triste al tempo che passa inesorabile.
La giostra che mi manca così tanto
Non avrei mai immaginato che la giostra mi sarebbe mancata così tanto. Sarà sicuramente una mancanza di natura nostalgica, ma leggendo e riscoprendo Gianni Rodari ho capito che la mia è anche nostalgia della magia tipica del mondo dei bambini.
I libri di Gianni Rodari erano riposti in ordine nella libreria della cameretta dei miei figli. In seconda fila però, perché la prima fila si era riempita, nel tempo, dei vari Harry Potter, Diario di una Schiappa, Wonder&Co., libri di illustratori acquistati in modo compulsivo più da me che dai miei figli, libri di astronomia, di biografie di Bambine Ribelli, di classici per ragazzi, insomma di tutto ciò che affolla e colora una libreria per bambini. Eppure la penna leggera e coinvolgente di Rodari stava lì dietro, quasi ad attendere il suo momento perfetto che si è finalmente svelato nel momento più inaspettato. Quello del lockdown, della quarantena che ci ha costretti a dare nuova vita ad antichi oggetti di casa e a riscoprine altri per riempire un tempo sospeso che sembra far parte ormai di un’altra epoca. Sebbene siano trascorsi solo due mesi.
L’opera letteraria (perché di questo si tratta!) di Gianni Rodari si è rivelato il trait d’union perfetto tra il tempo sospeso e quello reale.
Solitamente quando scrivo di libri per bambini, consiglio un dato autore e un dato titolo, ma nel caso di Rodari, consiglio tutto.
Rodari che avvolge grandi e piccini
Non è uno scrittore per bambini, non è uno scrittore per adulti: è uno scrittore che avvolge al contempo adulti e bambini. Per un bambino può risultare difficile leggere Rodari, necessita della mediazione di un adulto che rida dell’ironia che anima i suoi scritti, che si fermi a riflettere sul particolare che gli rammenta la sua infanzia, che colga quel messaggio che va al di là del significato letterale. Per un adulto può risultare difficile leggere Rodari, necessita della mediazione di un bambino che possieda la dote innata di domandare i “perché?” che non hanno risposta, di abbandonarsi all’inspiegabile, di sognare ad occhi aperti.
Gianni Rodari è il piacere della lettura per un adulto e il piacere dell’ascolto per un bambino, è il momento perfetto tra genitori e figli, azzera le distanze temporali e anagrafiche per barattare il mondo reale con il mondo magico.
È il tempo sospeso che noi abbiamo dovuto imporci durante i mesi dell’emergenza, ma che dovrebbe diventare un rifugio anche nella quotidianità di un tempo normale, sempre uguale, in cui ci si debba fermare a dare il giusto valore anche ad una monotona giostra per bambini.
“Cos’avrà questa giostra, il miele?”, si dicevano le mamme […] Una sera un vecchio signore, dopo aver messo il nipote in una jeep, salì lui pure sulla giostra e montò in sella a un cavalluccio di legno […] appena l’ometto cominciò a far girare la giostra, che meraviglia:[…] il suo cavalluccio galoppava nell’aria, puntando dritto il muso verso le nuvole. Guardò giù e vide tutta la Romagna, e poi tutta l’Italia e poi la terra intera […] e ben presto fu anche lei una piccola giostra azzurra che girava[…]
In quel momento gli passò davanti il nipotino, al volante della vecchia jeep […] e dietro a lui tutti gli altri bambini, tranquilli e sicuri sulla loro orbita come tanti satelliti artificiali.
“Via,-concluse il vecchio,- è meglio che non ne parli a nessuno. Forse riderebbero alle mie spalle e mi direbbero: non sa che alla sua età è pericoloso andare in giostra, perché vengono le vertigini?” (La Giostra di Cesenatico, tratto da “Favole al telefono”)
Gianni Rodari ha conquistato la prima fila della nostra libreria e credo proprio che la manterrà. Abbiamo bisogno di tempi sospesi in cui ci si fermi a riflettere sulla bellezza delle cose semplici, anche se questi sono i cavalli e le jeep malconce di una vecchia giostra che gira al suono di un “brutto cha-cha-cha”. Se solo noi adulti ci fermassimo un attimo ad osservare i piccoli momenti che ci ruotano intorno così come le vedrebbero i nostri figli, allora sì che saliremmo volentieri su tutte le giostre del mondo. Senza temere le vertigini.