Con questa dolcissima favola russa, scritta dal grande Lev Tolstoj, la redazione di A tutta Mamma augura a tutti un Natale sereno.
C’era una volta, tanto tanto tempo fa, in un freddissimo paesino nordico un vecchio calzolaio di nome PapaPanov. Era un uomo buono, seppure la vita lo avesse costretto a tante prove. La più difficile tra queste era la solitudine, che in alcuni momenti diventava per lui un peso senza fine. Era la vigilia di Natale e Papapanov, che aveva il cuore predisposto alla gioia, non si era scoraggiato. Si era rallegrato uscendo in strada e vedendo la gente del suo villaggio scambiarsi gli auguri, rivolgergli un sorriso cordiale ed ancora affrettarsi a comprare le ultime cose per la cena della vigilia. Le stradine erano piene di luci e di gioia, le campane suonavano le melodie del Natale. Sul far della sera le strade di svuotarono e intorno alla casa del vecchio calzolaio si avvertì la pace invernale di un posto tranquillo. Papa Panov, che aveva imparato quanto prezioso fosse volersi bene, imbandí la sua piccola tavola con cibi semplici ma gustosi, fece il segno di croce e gustó la sua cena della vigilia volgendo uno sguardo alla foto della sua povera moglie, partita per il Paradiso già da tempo e uno a quella di suo figlio, andato a far fortuna molto lontano. Ricordó i Natale felici che aveva trascorso con la sua piccola ma solida famiglia e si strinse dentro quel ricordo, sentendosi comunque fortunato, perché non a tutti è dato il privilegio del sapere amare di cuore e dell’essere sinceramente riamato.
Il sogno di Gesù Bambino
Quindi si accoccoló sulla vecchia poltrona a dondolo a leggere la storia di Gesù Bambinello dalla Bibbia rilegata in pelle, che teneva sempre sul comodino. Tra una riga e l’altra il vecchietto di addormentó e mentre il suo sonno si faceva denso di sogni, vide Gesù Bambino: “PapaPanov sei un uomo buono, dal cuore gentile e dall’anima giusta. Per questo ho deciso che domani verrò a trascorrere il Natale con te.” Alle prime luci dell’alba il calzolaio si svegliò pieno di energie. Aveva visto in sogno il Bambinello e ora doveva aspettarlo e fargli trovare una casa ordinata, un buon pasto ed anche un piccolo regalo. Si ricordó di quelle scarpine che aveva realizzato con le sue mani qualche tempo prima. Erano belle e calde e le aveva conservate in una scatola chiusa con un bel nastro giallo. Le mise in bella mostra sul tavolo e andò a preparare una gustosa colazione: biscotti di pan pepato, latte caldo, mandarini ed una soffice torta alla cannella. Alle otto del mattino si affacciò alla finestra ad aspettare, ma di Gesù Bambino non c’era neanche l’ombra. Il vecchietto aveva però intravisto un giovanotto, intento a spazzare neve davanti alla vecchia chiesa.
Un amico a colazione
”Buon uomo, venga pure a scaldarsi davanti al mio camino ed a bere una tazza di latte fumante. Aspettavo un ospite, ma tarderà. Non posso sciupare questo ben di Dio.”
Fece colazione con il giovanotto, che era forte, volenteroso ma tanto povero. Poi si accomodarono davanti al camino e scambiarono quattro chiacchiere spensierate.
Quindi PapaPanov si diede da fare per il pranzo. Il Bambinello si sarebbe sicuramente fermato alla sua tavola. Preparó una squisita zuppa di legumi, un arrosto di vitello con le castagne e delle profumatissime frittelle di mele. Finito di imbandire la tavola, tornó alla finestra ad aspettare Gesù. La strada, che dapprima brulicava di gente, con i bimbi a giocare sugli slittini e i grandi a scambiarsi gli auguri, man mano che si avvicinava mezzogiorno iniziava a farsi deserta. Di Gesù neppure l’ombra. C’era però una giovane madre, con il suo bambino in braccio. Erano intirizziti dal freddo e PapaPanov non potè fare a meno di invitarli a entrare e a condividere con loro quel pranzo semplice, ma fatto con tutto l’amore possibile. Prima che i due andassero via, il calzolaio si accorse che il piccino aveva i piedi nudi.
”Potrei dargli quella scarpette calde, ma le avevo conservate per Gesù, disse tra sé e sé. Il Bimbo divino è buono e misericordioso, capirà, ne sono certo.”
La giovane donna andó via felice e PapaPanov lo fu più di lei.
Nel frattempo si era fatto pomeriggio.
Gesù sarebbe arrivato per cena. Ne era certo. Di cibo nella credenza non ne aveva più, c’era giusto l’occorrente per preparare una calda minestra. Accese il fuoco e mise a cuocere il brodo. Mentre preparava la cena si accorse che fuori c’era un gruppo di mendicanti.
“Accomodatevi e scaldatevi vicino al fuoco. Mangeremo insieme un caldo piatto di minestra. Aspettavo un ospite, ma credo che ormai non verrà più.”
La felicità delle piccole cose
Insieme a quella povera gente, PapaPanov si sentí sorprendentemente ricco, fu sereno e capí di essere un uomo fortunato.
Finita la cena, salutó i mendicanti e indicó loro l’ostello della vecchia chiesa, dove avrebbero potuto trovare riparo per la notte.
Quindi indossó il suo pigiama di lana e si mise a letto, con addosso una strana sensazione di pace e di cuore al caldo. Gesù non era passato e lui si era convinto di aver fatto solo un bellissimo sogno.
Quando il suo sonno si fece denso, ecco risentire la vocina dolce del Bambinello e rivedere quei capelli riccioluti.
”Papa Panov, sei un uomo buono, sei una persona giusta ed hai il cuore pulito. Pensavi forse che ti avrei fatto trascorrere un Natale in solitudine? Ho mantenuto la mia promessa: oggi sono venuto a passare la festa con te più e più volte. Ero io quel giovanotto, che hai fatto scaldare, quella madre che hai riparato e quei mendicanti che hai sfamato. Ricorda, non c’è cosa più cara a Dio di un uomo misericordioso.”
Il vecchio calzolaio si sveglió di soprassalto, stavolta però non era solo. Sentí bussare alla porta ed era il Bambinello, che veniva per benedire il suo Natale. PapaPanov era felice come mai lo era stato e da quel giorno imparò ad addomesticare la solitudine e a dare fiato alla speranza.