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La fede ai tempi del coronavirus, ne abbiamo parlato con una cattolica praticante e con un’agnostica

Una chiacchierata di pancia e di cuore, sul tema della fede nel momento della tragedia planetaria

L’allerta Coronavirus, che nel giro di pochi giorni ha fatto il paio con i connotati della tragedia, inizia in un momento particolare: la quaresima. Che si coltivi o meno la fede cristiana, i quaranta giorni che precedono la Pasqua hanno un significato simbolico, se non condiviso, sicuramente conosciuto da tutti. Significano penitenza, restrizioni, malinconia prima delle gioia, compenetrazione di una sofferenza sì dogmatica, ma che si cala nelle tante sofferenze del quotidiano dell’umanità.
In questo tempo senza tempo si sono intersecate le voci di chi coltiva una fede religiosa, a quelle di chi una fede ha scelto di non averla. Tra polemiche, sul senso stretto della bontà di Dio verso l’umanità e sul valore dei suoi ministri sulla terra, in primis il Pontefice, e incertezze, una domanda è rimbalzata: in questo momento tragico, se Dio c’è oggi dove si trova? Abbiamo voluto raccogliere due testimonianze. Quella di Lorenza Sciarrotta, insegnante siciliana trapiantata in Trentino, che da tempo segue un percorso di fede cattolica e quella di Maria Rosa Buono, anche lei insegnante, messinese trapiantata a Palermo, che è agnostica.
A entrambe abbiamo chiesto un pensiero su questo momento drammatico come mai se ne erano vissuti dal secondo dopoguerra. Una riflessione spirituale, che faccia emergere la parte costruens di quella spiritualità che, siamo certi, appartenga a molti, al di là della fede e del credo religioso.

Maria Rosa, spiegaci anzitutto cosa vuol dire essere agnostici?

Forse è meglio che inizi col dire che sin da piccola sono stata una di quelle bambine molto serie, che si pongono un sacco di domande, anche profonde, sulla vita e sulle cose. Una piccola persona in fieri razionale, in un contesto familiare tradizionalmente cattolico.
L’agnosticismo religioso e ben diverso dall’ateismo, anche se i due termini, a volte, vengono usati come sinonimi. Esso presuppone la sospensione del giudizio riguardo l’esistenza o l’inesistenza di Dio e in generale di tutto ciò che è soprannaturale, poiché trattasi di un qualcosa che non può essere preso in carico dalla ragione. La questione, quindi, viene considerata insolubile per l’impossibilità di verificare in alcun modo, né razionalmente né materialmente, l’esistenza divina. È un po’ la posizione che hanno molti uomini e donne di scienza, anche se io non lo sono. L’agnostico, di fronte al tema del divino, si pone in maniera diversa da un ateo, in quanto esso afferma che sia impossibile conoscere la verità sull’esistenza di Dio o di altre forze soprannaturali. L’ateo, invece, non crede, categoricamente, in alcun Dio e in nessuna religione.

 

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Lorenza, fai un cammino di fede cattolica da anni, cosa hai provato quando è iniziata la tragedia coronavirus?

L’emergenza sanitaria mi ha paralizzata, come tutti. Ho trascorso giorni senza pensare e dir niente ma, assetata di notizie, cercavo di capirci qualcosa cadendo, di fatto, ancor più nello sconforto e nell’angoscia .

Ad un tratto ho compreso che dovevo vivere, anche questo avvenimento, secondo il filtro della fede perché dire si significa abbandonarsi fino in fondo, anche e soprattutto quando non vedi luce. Insomma bisognava aggrapparsi, ancor di più, a quella certezza che è per me motivo di gioia e forza nel dolore. 

A inizio quarantena avevo programmato tante attività, sempre rinviate, per impegni lavorativi o futili distrazioni ma, ben presto, ho capito che era necessario mettere a tacere i miei assordanti pensieri e tutti i rumori del mondo, che anche chiusa in casa arrivavano con rimbombo,  per ascoltare cosa voleva dire alla mia vita questo tsunami. 

È Pasqua ma è anche un momento di dolore umanitario. Come vive un agnostico questa occorrenza in cui, di fronte all’inspiegabile, in tanti si aggrappano alla fede?

Maria Rosa: Quest’anno  stiamo trascorrendo il  periodo pasquale in maniera a dir poco surreale. Stiamo vivendo un dramma planetario che mai avremmo ipotizzato di vivere, neppure lontanamente. In questi casi confesso di ritenere, in qualche modo, fortunati coloro che si aggrappano alla fede per trarne conforto e protezione. Io, invece, confido razionalmente ma anche sentimentalmente, in quel poco di positivo che questa vicenda tragica e dolorosa reca in sé. Ovvero la speranza di una riflessione più ampia dell’umanità sull’umanità, includendo in essa il rispetto della vita e della natura, come baricentro fondamentale dell’individuo, da non smarrire mai. Ciò che mi colpisce è mi induce a riflettere, a parte lo strazio di tanta, troppa gente, è un fatto innegabile, legato alla natura, che dal nostro confinamento in quarantena, sta traendo un immenso beneficio. Dalle acque dei canali veneziani mai così trasparenti ai monti dell’Himalaya mai così visibili, la natura pare risvegliarsi da un lungo torpore. E questo la dice lunga sul limite del rispetto, ampiamente oltrepassato dall’essere umano e sulla possibilità, auspicabile, che possa riuscire a trarre, da questi eventi, il giusto insegnamento.

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Lorenza, la Quaresima e la Pasqua in quarantena, come le stai vivendo?

Già da quando è iniziato tutto, ed era l’inizio della Quaresima, sono stata sostenuta dalla grande famiglia di cui faccio parte da qualche anno. Il  Rinnovamento nello Spirito , infatti, è subito sceso in campo con tantissime iniziative che ancora oggi scandiscono la quarantena di tutti coloro che sentono il desiderio di unirsi a noi tramite il canale facebook o la pagina ufficiale . Di settimana in settimana il comitato nazionale , capitanato da Salvatore Martinez, ci indicava il modus operandi per guidarci nella preghiera e nella crescita spirituale.  Abbiamo, seppur virtualmente, partecipato a roveti ardenti, ossia adorazioni che di ora in ora si svolgevano negli altari di tutta Italia e non solo, ascoltato testimonianze e recitato misteri nelle case di tanti fedeli . E così da più di un mese, di giorno e di notte, dal nord al sud, abbiamo alzato muri di fuoco contro questa pandemia : tutti spiritualmente uniti per diffondere amore e scacciare la paura in questo tempo così particolare. Insomma tra le mie quattro mura non mi sono mai sentita sola ma piuttosto  di essere, insieme a tantissimi altri, un sol corpo e un solo spirito. 

molti non credenti stanno letteralmente demonizzando il Papa, tu cosa pensi dell’operato del Pontefice in questo momento storico?

Maria Rosa: Seguo con interesse i discorsi del Pontefice e apprezzo molte delle posizioni di Papa Francesco. Le ritengo un monito per tutti gli esseri umani, fondato sul rispetto e la fratellanza, valori anche per me imprescindibili.

 

Lorenza, in questo periodo, di fronte a tanta morte e dolore, ti è capitato di vacillare?

Nel mio dialogo  personale con Dio non ho mai chiesto il come e il perché di questo cataclisma. In fondo non posseggo nessun tipo di competenze scientifiche per azzardare una mia fantasiosa soluzione  ma ho continuato a lodare il Suo nome, niente di meno e niente di più, mantenendomi ferma nella certezza che Egli tutto sa. Il coprifuoco imposto da coronavirus mi ha privato non solo della libertà di decidere cosa e dove andare, delle camminate in montagna ma anche dei momenti di condivisione e canto, che da anni fanno parte dei miei impegni settimanali. Ben presto anche le comunità locali hanno usato modalità alternative per arrivare nelle nostre case e tramite le app usate per lavorare a distanza abbiamo riprodotto, nei limiti del possibile, gli incontri di preghiera. La gioia nel vederci, anche dietro uno schermo, non è stata poca. Anzi questo mi ha fatto sentire non completamente sradicata dalla mia quotidianità e  vedere, nonostante la preoccupazione, i volti raggianti dei mie fratelli mi ha dato, tante volte, la spinta giusta a non mollare nell’intercessione. Non nego che mi manca l’incontro con Gesù eucarestia che, come tutti, celebro spiritualmente da lontano. Di questa immane tragedia ricorderò tanto, ma ho compreso che le nostre quattro mura, se c’è volontà, possono trasformarsi in sala riunioni, aule studio, cucine di chef stellati e anche in templi di Dio. 

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Maria Rosa, ritieni di avere una tua religiosità? Ti sta aiutando in questo momento difficile?

Sembrerebbe inconciliabile con la mia visione razionale del mondo e delle cose. In realtà io ritengo di essere una persona dalla forte e profonda spiritualità. Una spiritualità che affonda le sue radici nel rispetto cosmico tra uomo e uomo e uomo e natura. Un parametro spirituale che diventa il termometro delle mie azioni reali è la mia coscienza ed è per questo che mi reputo una persona serena, una di quelle che persegue, in modo del tutto naturale, un monito che è prettamente evangelico, ma che è generalizzabile a l’intera umanità, ovvero quello di “non fare agli altri ciò che non vorresti mai ricevere”.

 

Grazie Lorenza e Maria Rosa e ad maiora!

 

 

 

 

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