Graziella è una donna del sud. È un insegnate. Bella, riccioliuta, con un sorriso ampio e profondamente determinata. Un problema alla nascita la condanna a una disabilità motoria permanente. Graziella non è “padrona” delle sue gambe. Può fare solo pochissimi passi e con difficoltà. Per il resto si muove grazie alla sedia a rotelle. La sua sua disabilità però non le ha impedito di realizzare tutta una serie di sogni: il trasferimento in una metropoli, la laurea, la realizzazione professionale, l’amore e su tutto l’arrivo di un figlio. La maternità è per Graziella e per molte donne disabili il sogno più grande ma anche quello più complesso. La nostra amica però ci crede profondamente. Sa che sarà difficile, ma quando trova l’uomo giusto, non ci pensano due volte. Nasce il meraviglioso Andrea, riccioluto come la mamma. È la gioia dei genitori. È la luce di mamma Graziella, che è fiera e grata alla vita. Per una mamma disabile, però, le difficoltà si moltiplicano, se non addirittura triplicano. Ci vuole un aiuto costante, la stanchezza è enorme ed a volte scatta anche un senso di impotenza. Tutto ha senso nel sorriso di Andrea, che è la grande vittoria di Graziella. Abbiamo voluto raccontarvi la storia di Graziella perché è una storia che dà coraggio. Lo dà a chi è disabile ma anche a chi non lo è. Graziella ha avuto un pregio, non trasformare la disabilità in un alibi ed avere il coraggio di fare quanto e più di quanto potesse.
Raccontaci la tua storia
Potrei scrivere un libro cara.
Ho 38 anni , sono un insegnante e credo che questo sia il lavoro più bello del mondo. Sono stata un’opinionista di Forum su Canale 5 per tanti anni.Ogni tanto torno a trovare Barbara Palombelli, che è una mia cara amica. Ho una disabilità causata da un’anossia (grave carenza di ossigeno al cervello) alla nascita .
Sono Calabrese, vivo a Roma da quando avevo 19 anni.
Nonostante la contrarietà di amici e parenti, sono andata a vivere da sola con tante difficoltà ma me la sono sempre cavata.
Il mio motto è chi fa da se fa per tre..
Università e musica impiegavano quasi tutto il mio tempo.
Mi Sono laureata dopo 5 anni in Scienze della comunicazione, la laurea magistrale con vecchio ordinamento. Nel frattempo ho frequentato il Saint Louis, sono una cantautrice. Ho fatto tutto da sola. Sempre.
Chiedevo aiuto ai passanti per scendere dalla macchina, scaricare carrozzina o carrellino o semplicemente le buste della spesa .
Non avevo la possibilità di pagare un’assistenza.
A un certo punto arriva l’amore
Quando pensavo ormai di restare single e di vivere per sempre sola con Rocco (il mio barboncino), mi scrive su Fb un certo Giuseppe, che io ignoro perché non lo conosco.
Dopo un po’ di tempo però rivedo quel messaggio e rispondo. Mi invita per un caffè , dicendo che dopo pochi giorni sarebbe dovuto partire per Panama .
Ci siamo incontrati Il 13 maggio 2016. Non ci siamo più staccati.
Alti e bassi come in ogni coppia. L’11 aprile 2017 è nato Andrea, che ci ha cambiato radicalmente là vita.
Il sogno di diventare mamma, malgrado la disabilità?
Il sogno di diventare mamma c’è sempre stato. Il più grande, il più bello. Sin da adolescente.
Quando ho visto quel test: incinta 3 settimane, non credevo ai miei occhi. Anche perché Andrea è arrivato subito dopo un mese che lo cercavamo.
La gravidanza e il parto sono stati tranquilli. Mi Sono fatta seguire al policlinico Gemelli di Roma, un equipe di bravi professionisti.
Quando sono arrivate le difficoltà?
Le difficoltà ci sono subito, quando questo esserino dipende da te e tutta la tua indipendenza non esiste più. Ti rendi conto che non ce la fai a prenderti cura di lui da sola per questo equilibrio che non hai. Cosa che hai sempre saputo gestire per quanto riguarda te stessa ma con un bimbo cambia tutto. La più grande difficoltà, paradossalmente, è essere aiutata da un ‘estranea che non farà mai le cose per come vorresti farle tu. Non lo solleverà mai nello stesso tuo modo, così come non farà alla tua maniera altre piccole e grandi cose.
Sei li quando fa il bagno ma non lo immergi tu, non gli corri tu dietro.
Anche se gli do la pappa, gliela preparo.Canto con lui, rido, tante sono le cose che con lui e per lui non posso fare.
A volte il senso di impotenza è inspiegabile, solo chi passa qualcosa di simile può capire.
Pagherei il doppio per fare tutto senza aiuto.
Chi ti sta vicino, oltre alla baby sitter?
Andrea ha 16 mesi, il papà mi aiuta. Quel famoso Peppino del mio cuore fa anche dei turni massacranti al lavoro per cui c’è bisogno della baby sitter. Non abbiamo le famiglie vicine e gli amici, come è giusto, hanno la propria vita. Teniamo duro.
Cosa dici alle donne disabili che vogliono un figlio?
Dico che non c’è gioia più grande. Al contempo dico con onestà che, da madri, combatteranno la battaglia più grande della loro vita proprio perché avranno bisogno di un aiuto costante.
Ci vuole forza e pazienza!
Sogno nel cassetto?
Il 29 giugno del prossimo anno ne realizzo uno bellissimo: sposo il mio Giuseppe e sono felicissima.
Auguri a voi, grazie per questa parole e ad maiora!