Adoravo gli Swatch. Degni eredi dei Flik Flak della mia infanzia, durante l’adolescenza, amavo abbinare gli Swatch e i suoi cinturini alle mie coloratissime miseanni ’90. E ho continuato ad usarli anche dopo, un pò più sobri e adatti alle circostanze che, piano piano, mi facevano approdare alla vita adulta. Perfetti compagni di viaggio, i miei Swatch hanno segnato il tempo della mia “vita precedente”, quella prima di avere figli.
Dopo, infatti, a scandire il mio tempo e le mie giornate ci hanno pensato due lancette “tridimensionali”: Anna e Niccolò, i miei figli e il loro tempismo perfetto.
I miei figli al posto degli orologi Swatch
Sì perché da 8 anni a questa parte ho scoperto che, parallelamente ad un tempo passato, presente e futuro, scorre il tempismo perfetto dei bambini, che andrebbe studiato e analizzato da un’équipe di orologiai svizzeri e fisici cinesi.
Il tempismo dei bambini è sconvolgente: si ammalano quattro giorni prima di partire per la vacanza programmata da due anni e che comunque riesci a fare perché l’antibiotico dopo tre giorni sortisce i suoi effetti (ovvio che in questi casi dai l’antibiotico pure se si slogano la caviglia!!); si svegliano urlanti mezzora dopo che tu ti sei addormentata e stai già sognando di correre con i capelli al vento in quei campi di lavanda che su Instagram sono immortalati più della Ferragni; si svegliano la mattina presto SOLO ed ESCLUSIVAMENTE durante i giorni festivi, a differenza di quelli feriali in cui ti travesti da bersagliere, con tanto di fanfara, per agevolare un rapido risveglio; richiedono il tuo immediato soccorso in momenti decisivi quali il tuo fisiologico appuntamento quotidiano con il bagno, la telefonata di lavoro o con il tecnico della lavatrice a cui devi prestare un’attenzione altissima per risolvere il guasto che mai dovrebbe capitare ad ogni mamma. Per non parlare delle volte in cui provi a sederti sul divano per guardare un film vietato ai minori di 12 anni o provi a prendere in mano il telefono per rispondere ai 145 whatsapp che ti sono stati inviati 10h prima e che non hanno neanche ricevuto un tuo like/cenno di vita di riposta: ci deve essere un cip sul divano o sul tuo cellulare collegato direttamente al cervello del bambino, per cui queste due modalità di relax vengono recepite dai figli come ostili o nemici da combattere all’istante.
Il Siren Festival di Vasto
Voglio rassicurarvi, però, care mamme e care lettrici, che, a volte, il miracolo avviene grazie ad una perfetta congiuntura astrale e temporale in cui la tempistica gioca finalmente a tuo vantaggio. E io, di recente, sono stata testimone di questo miracolo.
A pochi chilometri dalla città in cui vivo (Termoli), ogni anno, a Vasto, si svolge il Siren Festival, un appuntamento musicale che, puntualmente, attira un pubblico di appassionati di musica indie per un intero weekend estivo, a partire dai dj set sulla spiaggia di Vasto fino a riempire il centro città con le sonorità suggestive di artisti emergenti e gruppi affermati. Un Festival che ottiene, ogni volta, un ampio consenso non solo da parte degli appassionati, ma anche degli esperti del settore, sia per le band ospitate che per la perfetta organizzazione, affascinante e dinamica con i suoi quattro palchi montati all’interno della bellissima cornice della cittadina abruzzese.
Pochi mesi prima del Festival, appena pubblicato l’elenco dei gruppi che si sarebbero esibiti a Vasto, mio marito mi annuncia fiero e orgoglioso che quest’anno avrebbero suonato i dEUS. Ora, per chi non li conoscesse, i dEUS sono un gruppo indie rock belga, nato negli anni 90; per chi non mi conoscesse, da appassionata di musica quale ero e quale sono, ho amato immediatamente le sonorità dei dEUS, quando nei mitici anni universitari la mia compagna di stanza, Silvia, me li fece conoscere.
Il mio amore per i dEUS
Con i dEUS in cuffia ho scritto la travagliata tesi per la mia travagliata professoressa di Storia dell’arte moderna; con i dEUS nella mente e nel cuore ho visitato le Fiandre e la loro città d’origine, Anversa, durante il mio ultimo viaggio in solitudine (cioè senza figli!); con i dEUS in macchina vado in giro per la città durante il servizio taxi pomeridiano per accompagnare i miei figli che, così, hanno imparato a conoscerli e a canticchiare le loro canzoni. I dEUS, insomma, fanno parte di quei gruppi che hanno scandito il mio tempo passato, ma anche presente: non potevo non assistere al loro concerto, a mezzora da casa mia poi!!
Santi nonni
Qui entra in gioco la congiuntura temporale a mio vantaggio di cui vi parlavo prima. Sono dell’idea che portare due bambini di 8 e 5 anni ad un concerto di musica rock non sia una di quelle scelte azzeccatissime, non perché non voglia condividere con loro un momento musicale, quanto perché, obiettivamente e per ovvi motivi, sarebbe una forzatura sia per i genitori che per i bambini. Pertanto, il primo passo è stato quello di reclutare i nonni per la serata (e nottata) in questione, ancor prima di acquistare i biglietti. Questa volta, però, fatica dimezzata per i nonni: dovranno pensare solo ad un nipote su due perché, il “tempismo perfetto” ha voluto che i dEUS si esibiranno la stessa sera in cui la mia primogenita dovrà partecipare al suo “primo” pigiama party per il compleanno dell’amichetta del cuore.
Il primo pigiama party di mia figlia
Il 28 luglio 2018 é destinata a diventare una di quelle date che mi resteranno nel cuore. Una serata dedicata esclusivamente alla musica e non solo dei dEUS; la temperatura perfetta e una luna fantastica che ha reso Vasto, una città che conosco, ancora più bella; un’ atmosfera colma di passioni condivise con centinaia di persone composte e felici; la fortuna, dopo anni di onorata carriera in giro per concerti, di trovare un pò di spazio proprio sotto al palco e di cantare insieme ai dEUS ogni singola canzone, quasi vis-à-vis; la sana rivalsa (perché lo è!) di dedicare del tempo solo ed esclusivamente a me e a quello che mi piace e di non farlo troppo spesso, in modo tale da apprezzare ancora di più il senso del tempo.
L’importanza di vivere i singoli spazi anche dentro una famiglia
Essere una famiglia vuol dire condivisione, è vero, ma bisogna ricordare che una famiglia è composta da singoli elementi, ognuno con una propria personalità e, di conseguenza, con l’esigenza di vivere spazi propri e in solitudine che ridanno la giusta e necessaria carica, a grandi e piccini.
Al Siren Festival c’è stato un momento in cui il tempo ha lasciato il posto al tempismo degli eventi, creando una magia unica. Io e mio marito eravamo seduti a mangiare un panino, poco prima del concerto dei dEUS, davanti a me il panorama mozzafiato del promontorio abruzzese al tramonto, attorno a me le note avvolgenti di una band sconosciuta. Ebbene, in quello stesso istante, ogni singolo membro della mia famiglia stava vivendo il suo personale attimo di esclusività: io la mia amata musica; mio marito la sua passione per la fotografia, nel ritrarre volti ed espressioni con la sua storica Nikon; contemporaneamente, ecco che arrivano le foto di Niccolò a spasso felice con i nonni e con le loro attenzioni tutte per lui e le foto di Anna, al pigiama party con le sue amichette, con il viso radioso di chi sta vivendo un momento unico ed irripetibile, semplice nella sua forma, intenso nella sua sostanza. C’è stato un momento, la sera del 28 luglio, in cui le lancette del tempo che passa si sono fermate per ogni singolo elemento della mia famiglia e il tempismo degli eventi ha fatto sì che ognuno di noi vivesse un istante perfetto, che nella sua genuina semplicità di emozioni rimarrà per sempre impresso nei nostri ricordi. Ne sono sicura.
P.S.: un dovuto e sincero ringraziamento ai Santi Nonni che hanno tenuto Niccolò e alla mia amica Roberta che ha pensato bene di organizzare la festa di compleanno della figlia non nella classica ludoteca pomeridiana, bensì a casa sua di notte. Senza di voi tutto ciò non sarebbe avvenuto!
P.P.S.: indovinate che musica sto
ascoltando?
2 risposte
Gigi d’alessio?
Al concerto di Gigi andremo insieme!