Avvocato Guardí, cosa farà di bello durante le ferie siciliane?
la sua giornata vacanziera tipo?
lei ha un rapporto familiare con la pasticceria siciliana
Mia mamma era una Di Pisa e i Di Pisa dirigevano un laboratorio di pasticceria che riforniva di prelibatezze mezza Sicilia. Ricordo, da bambino, che mia zia Teresa aveva un suo rituale nello scegliere la ricotta per farne la crema. Chiamava a raccolta i pastori della zona e iniziava l’assaggio. Era severissima. Se la ricotta sapeva di menta, perché nel pascolo magari vi era qualche piantina di piperita, rispediva al mittente le vascedde, con l’evidente delusione del pastore. La ricotta doveva sapere “di ricotta e di niente”. Quando zia Teresa eleggeva le vascedde, deputate a essere trasformate in deliziosa crema, partiva l’applauso e noi bimbi ne “trafugavamo” una, che mangiavamo ancora calda e a grandi bocconi. L’odore della crema di ricotta di quei tempi lo ricordo ancora a perfezione. Lo ricordo con la nostalgia legittima, che crea il pensiero di un’ infanzia felice.
Lei è siciliano di mare, però il suo paese le rimbalza sempre addosso. Ci racconti del suo posto del cuore a Casteltermini
Casteltermini e i castelterminesi sono l’anima del suo primo libro, Fimminedda
guardi oltrechè regista anche scrittore?
Anche lei è nonno, ci racconti di nonno Michele Guardí
La tv, la sua terra, i suoi affetti e poi la sua devozione a San Calogero. Fede o tradizione?
Sono credente e peccatore. Quella verso San Calogero è una devozione che nasce già da bambino. Per me la festa di San Calogero è la festa a stampatello. Nel mio paese il santo si festeggia l’ultima domenica di agosto. Il simulacro viene portato in processione dalla chiesa Madre fino a quella di San Francesco, nella parte alta del paese, attraverso un dedalo di stradine antichissime e sotto il sole cocente di mezzogiorno. Durante il tragitto i fedeli offrono la “pasta di San Caló”, una delizia, condita con fumante sugo di melanzane. Ecco, l’idea che in questa ricorrenza la gente sfili in processione con la forchetta in tasca invece che con la candela in mano mi fa letteralmente sciogliere. Oggi come ieri. Per tal ragione sono puntuale ogni anno all’appuntamento con San Caló. Mi piace pensare a questo santo che risolve bisogni puramente alimentari. Ad Agrigento lanciano il pane, rituale che rischiava erroneamente di essere abolito. Le logiche della religiosità e del popolo dei fedeli vanno a volte oltre ogni logica e va bene così. La devozione a San Calogero, nero di pelle eppure veneratissimo, ci insegna quanto le differenze somatiche siano meno che un contrappunto.
Quando si dice Guardí non si può non pensare a Enzo Di Pisa
Tornerá il premio dedicato a Enzo Di Pisa?
Qualche giorno fa, Luca Nobile, un assessore della neo giunta insediatasi a Casteltermini, mi ha fatto un sms. Mi ha chiesto collaborazione per organizzare qualche evento in paese. Mi sono precipitato al comune e da lí è nata l’idea di conferire il premio Enzo Di Pisa 2019. Lo faremo il 4 agosto, giorno di San Vincenzo Ferreri, patrono del paese. Mi sono attivato per organizzare il concerto di Daria Biancardi e quella sera daremo il premio a un attore. Ancora però non abbiamo stabilito il o i vincitori. Mi farà piacere essere presente e ricordare mio cugino nel paese dove siamo nati e dove abbiamo mosso i primi passi nel mondo dello spettacolo. Ho voluto collaborare e appoggiare l’entusiasmo della giunta assolutamente fuori da ragioni e colori politici, ma solo nello spirito di fare qualcosa di bello per il mio paese.
A settembre si riparte con I Fatti vostri
I fatti vostri è il programma tv più longevo d’Europa. Molti mi chiedono il segreto di questo successo e io rispondo sempre che se vi fosse un segreto non lo svelerei. Molto semplicemente racconto cose che mi piace sentire e vedere. Mi reputo un telespettatore medio di gusto medio, da sempre ostile ai doppi sensi e alle volgarità. Il telespettatore va sempre rispettato. Se una battuta può fare ridere 2 milioni di persone ma ne offende una, quella battuta non va fatta. La penso così da sempre, da quando faccio tv. A settembre ripartiamo con la stessa squadra e con quel modo di fare televisione che ci accompagna da quasi trent’anni.
In diretta lei appare brioso, simpatico. In regia però ci risulta sia severissimo. Sono celebri i suoi rimproveri
È vero. Sono severo, quasi implacabile. Ma sono un perfezionista. In regia ci deve essere silenzio assoluto per lavorare bene e non si sgarra. Guardí da Guardí pretende il massimo. Dalla squadra serietà e impegno totale. A telecamere spente poi si va anche a cena insieme ridendo e scherzando. A lavoro io sono il regista Guardí che vuole dare il meglio ed esige il rispetto assoluto delle regole.
Che tv guarda Guardí e quali registi predilige?
Come ha imparato a fare il regista e quando ha capito che ce l’aveva fatta