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Intervista a Stefania Auci, autrice de I leoni di Sicilia

Amo l’autrice di Harry Potter e sogno una casetta sul mare. Ho ancora tanti progetti legati ai Florio

Avevamo bisogno de “I leoni di Sicilia”. Vuoi perché alla letteratura contemporanea mancava una saga familiare installata sull’isola, vuoi perché sui Florio si è detto, scritto e visto tanto, ma mai a sufficienza. Stefania Auci li racconta a stampatello, senza urlarne la storia, anzi, in certi punti, pare sussurrarla all’orecchio del lettore. Una narrazione musicale, che somiglia al ritmo immediato dell’esametro, che facilita la lettura, invogliandoti a leggere ancora una pagina e poi un’altra ancora. Una scrittura senza fronzoli, che fa della semplicità la sua finezza.

È il 1799 quando Paolo, Ignazio, Giuseppina, Vittoria e Vincenzo sbarcano a Palermo. Lasciano Bagnara Calabra, dopo il terremoto. Desiderano buttarsi dietro le spalle le macerie e da queste costruire meraviglie. Paolo è determinato, Ignazio ha l’animo sensibile ma lo asseconda, Giuseppina si sente violata a dover lasciare, dall’oggi al domani, la terra dove è tutto ed ha tutto. Rimane in silenzio, come conveniva alle donne del tempo, come farà molte altre volte nel corso della storia. I due bimbi sono la speranza, che traspare nel testo già dalle prime pagine. I fratelli Florio iniziano dal niente, marciano oltre l’indifferenza di una Palermo che li vede estranei, disperati e che poi, durante l’ascesa ora li ammira, ora li invidia profondamente. I Florio, che da piccoli diventano immensi: prima la botteguccia di spezie, poi lo zolfo, quindi il Marsala, poi il tonno di Favignana. Le case, i palazzi, la compagnia di navigazione. Sono uomini del popolo, che scalzano però nobili in decadenza e i signorotti senza virtù. Prima Paolo e Ignazio, poi Vincenzo. Tra loro le donne: Giuseppina, che è incompresa, addolorata, dubbiosa eppure fortissima al fianco di Paolo. Poi Giulia, la milanese, che è l’ancora salda di Vincenzo. Una storia di forza e debolezza, di sentimenti abissali, di salite continue, del desiderio di diventare i più potenti, i leoni di una terra straniera, che ai Florio ha dato tutto.

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Stefania Auci ha scritto un libro di tante pagine, che ha il pregio di non sembrare lungo. Anzi. Lo termini e vorresti leggerne il seguito. Ed è questa la prima cosa che le chiediamo, incontrandola in una bella libreria nei pressi di via libertà. Stefania ha gli stessi modi del libro: semplici ma non banali, diretti, a volte sussurrati.

I Leoni di Sicilia continueranno? Li vedremo anche in tv?

Stiamo già lavorando al seguito. Un secondo volume molto denso e corposo. Anche dietro questo sequel c’è un meticoloso lavoro di ricerca e di ricostruzione storica.  Sulla trasposizione seriale televisiva c’è qualche progetto in cantiere. È ancora presto per parlarne, ma se sono rose fioriranno.

Come è nata la passione per i Florio?

È nata tramite uno spunto che mi diede un mio amico nel 2015. Uno spunto che poi ha preso forma con i tempi e i modi dovuti. Mi dedico da tempo al romanzo storico. Per me lavorare sul cesello dei personaggi e della storia è fondamentale. I Leoni di Sicilia è il frutto della passione per questa straordinaria famiglia e per l’amore per la storia. Considerate che io sono trapanese e tutta la mia città è intrisa del fascino di questa straordinaria famiglia: le cantine, la tonnara di Favignana. Un mondo tanto affascinante, che mi ha colpito non soltanto per la storia della seconda generazione (quella più conosciuta), quanto per le origini del mito, ossia le vicende di Paolo e di Ignazio. Ho voluto approfondire la prima parte della storia dei Florio e da lì è nato il libro.

Quanto tempo c’è voluto per scrivere questo libro?

Tra la raccolta del materiale, il rifacimento e il disfacimento della scrittura, circa tre anni. Un lavoro in cui ho passato al cesello fatti e personaggi. Ho letto tantissimo sui Florio, ho visto i loro luoghi a Trapani, Favignana e Palermo. Ho conosciuto persone che di loro sapevano davvero tanto. Un lavoro poderoso che mi ha impegnato moltissimo, anche perchè considerate che io sono un’insegnante, non mi occupo quindi solo di scrittura.

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Immaginavi questo successo per una saga siciliana?

Sinceramente no. La saga dei Florio non è internazionale, però è per certi versi universale. Le storie che raccontano le ascese e le cadute delle grandi famiglie sono tipiche della tradizione letteraria e di quella cinematografica. Diventano una sorta di patrimonio collettivo, al di là del territorio e del tempo in cui si svolgono. Basti pensare alle saghe di Ken Follett. Non mi aspettavo un successo di questa portata, anche perché nessuno credo possa scrivere un libro prevedendo che possa avere successo. Il libro è sicuramente un gioco di incastri, che rivela il grande amore che ho per la famiglia Florio e che i lettori stanno ricambiando in maniera insperata.

QuaLe personaggio tra i Florio ami di più?

Vincenzo, che è anche il protagonista dei Leoni. Lavorando però al secondo libro, una quota di fascino la sta riscuotendo anche il senatore Ignazio Florio, che di Vincenzo è il figlio.

Qualcuno ti paragona a Elena Ferrante. Cosa ne pensi?

Che i paragoni sono ingiusti. Tanto nei confronti del paragonato quanto del paragonante. Ciascun autore ha le proprie peculiarità. Lungi da me paragonarmi a quella che è diventata una figura sacra della letteratura italiana, che ha fatto in modo che l’Italia,  in termini di letteratura, ma anche di trasposizione filmica, possa essere riscoperta tramite una narrazione nuova, che parte della piccole storie delle famiglie, installate dentro una storia più grande. Elena Ferrante, così come il maestro Camilleri, hanno aperto la strada a un nuovo modo di scrivere ma anche di leggere.

Progetti all’estero?

Il romanzo è stato già tradotto in sedici paesi. A breve uscirà in Olanda, Spagna, Portogallo, nei paesi anglofoni. Che dire, non me lo aspettavo, ma ovviamente non posso che essere felice di questo.

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Stefania Auci, al di là dei Leoni di Sicilia. Raccontaci

Sono un’insegnante di sostegno in un istituto alberghiero allo Zen di Palermo e amo il mio lavoro. Mi sveglio prestissimo per scrivere e vado a letto altrettanto presto, questo a discapito della lettura, mia grande passione a cui dedico sì tanto tempo, ma vorrei potergliene regalare di più. Sono mamma di due figli adolescenti. Ho un marito, una casa, una gatta. Amo lo sport, il cinema, la cucina (il cous cous è la mia passione), e trascorrere del tempo con le persone che mi danno serenità. In questo momento della mia vita cerco di tenere in piedi tutto perché il ciclone dei Leoni mi ha colta d’improvviso. Chi se l’aspettava? Ciononostante cerco di mantenere e proteggere la mia privacy e la mia famiglia: l’ambito privato deve rimanere tale, su questo non transigo.

Pilastri letterari di Stefania Auci?

Amo la letteratura anglosassone e i romanzi vittoriani. Adoro poi Joanne Rowling (autrice della saga di Harry Potter), per me è una scrittrice di infinito valore. Tra gli italiani prediligo Giuseppe Prezzolini, Tomasi di Lampedusa, Federico De Roberto. Tra gli autori contemporanei Nadia Terranova, che è una delle penne più raffinate d’Italia. Potrei citarne ancora tanti altri. Amo così tanto la letteratura che potremmo parlare di libri per ore.

Sogni nel cassetto di Stefania Auci?

Ho un sogno romantico, riuscire ad avere una casetta a Favignana, magari in riva al mare, dove scrivere, ascoltando nel silenzio il solo rumore delle onde.

Te lo auguriamo. Grazie Stefania e ad maiora!

I Leoni di Sicilia, romanzo di Stefania Auci, Edizioni Nord, pp 448, euro 18

 

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