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Insulti il prof? Rischi anche la detenzione

Lo ha stabilito una sentenza della Cassazione. La suprema Corte riconosce agli insegnati il ruolo di pubblici ufficiali

 

Chi non ricorda l’ansia per una interrogazione o la gioia per un buon voto? Il temuto insegnante di matematica o il simpatico professore di educazione fisica?

La scuola è un periodo fondamentale per ognuno di noi

e su ognuno di noi lascia un segno, profondo o meno, ma che pur sempre contribuisce a formarci come individui e come membri di una società.
Insegnanti e studenti fanno parte di un microcosmo che riflette atteggiamenti, opinioni e aspetti socio-culturali di una comunità. E molto spesso la figura dell’insegnante, magari di uno in particolare, è una delle più significative della nostra vita.

La loro è una grande responsabilità

Il loro ruolo fondamentale, ma certo tutto è più facile se in classe si instaura un rapporto di collaborazione e rispetto reciproco con gli studenti.
Ultimamente, però, qualcosa è cambiato. Dal rapporto di estremo rispetto che avevano in passato gli alunni e i loro genitori per chi stava dietro una cattedra, si è passati ad una relazione spesso tesa tra studenti e professori, con interventi spesso inopportuni di mamme e papà nei confronti dei docenti dei propri figli. Addirittura si arrivano a contestare programmi, scelte degli argomenti e modalità di insegnamento.

Da un lato c’è chi attribuisce la colpa ai tempi,e specialmente ai social

demonizzando i rapporti di amicizia che i docenti intrattengono con i propri studenti, soprattutto sui social network.
A gennaio di quest’anno la Ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli, in un intervista dichiarava l’inopportunità del rapporto di amicizia prof-alunno e si è detta pronta ad essere “severa e dura per chi supera il limite”. La responsabilità dei docenti – ha detto la Ministra – è enorme e va sostenuta e riconosciuta. E’ una delle professionalità più significative. Devono avere una deontologia professionale, i docenti devono sapere che il loro rapporto con i ragazzi in formazione, essendo loro adulti e i giovani dei minori, deve avere un limite. Ancora, continua la Fedeli, pur precisando che il suo monito è rivolto a una minoranza degli insegnanti, il limite che i docenti si devono dare non è solo la deontologia e un etica nell’esercizio della professione, ma anche essere consapevoli che devono esercitare la loro libertà d’insegnamento sulla didattica e i contenuti. Non devono mai superare il limite dell’esercizio di libertà educativa nella didattica perché c’è il rischio che si sfoci in atteggiamenti che sono utilizzati, in alcuni casi, a fini diversi.

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Dall’altro lato c’è chi parla di una vera e propria emergenza

e da più parti si invitano le famiglie di oggi a fare autocritica sui propri errori, soprattutto a seguito dei numerosi episodi di violenza di alcuni alunni o dei loro genitori nei confronti dei docenti o del personale scolastico in generale.
Non sono pochi, purtroppo, i casi di cronaca in cui si sente di insegnanti colpiti da studenti o dai loro genitori, a seguito di discussioni generate da critiche sul comportamento dei docenti.
E’ successo a Foggia, dove a scagliarsi contro il vice preside di una scuola media è stato il padre di un alunno che il giorno prima era stato rimproverato.
Ma è successo anche a Caserta, dove una professoressa è stata sfregiata al volto da un coltello a serramanico impugnato da un suo allievo di 17 anni, adesso chiamato a rispondere di lesioni aggravate. Purtroppo non si tratta di casi isolati e coinvolge tutto il territorio nazionale e la questione pone diversi interrogativi.

Ferma restando la disciplina della punibilità del minore

con le sue distinzioni tra minore infraquattordicienne e minore tra gli anni quattordici e diciotto, meritevole di separato approfondimento, e volendo guardare il fenomeno delle aggressioni (verbali e non) agli insegnanti da parte dei genitori degli alunni attraverso la giurisprudenza formatasi negli ultimi anni non può non citarsi la Sentenza n. 15367 della V sezione Penale della Suprema Corte di Cassazione.

Secondo i Supremi Giudici insultare un professore è reato

e il rischio è quello dell’applicazione di una eventuale pena detentiva.
Nel caso che ha dato origine alla Sentenza, la madre di un’allieva aveva usato parole offensive nei confronti dell’insegnante della figlia, durante un ricevimento collettivo dei genitori. Chiamata a rispondere per l’ingiuria davanti al Giudice di Pace di Cecina (Grosseto), questi aveva emesso una Sentenza di non luogo a procedere.
La Suprema Corte ha però annullato la sentenza del Giudice di Pace, accogliendo il ricorso del Procuratore Generale di Firenze contro il proscioglimento della mamma.
Secondo la procura in casi del genere non si configurerebbe la semplice ingiuria, ma il reato più grave di offesa a pubblico ufficiale, e tale tesi è stata accolta dalla Cassazione la quale ha stabilito che “l’insegnante di scuola media – ma ciò vale anche per tutti gli insegnanti – è un pubblico ufficiale, e l’esercizio delle sue funzioni non è circoscritto alla tenuta delle lezioni ma si estende alle connesse attività preparatorie, contestuali e successive, ivi compresi gli incontri con i genitori degli allievi”.
Faranno, quindi, bene a stare attenti i genitori degli alunni a lasciarsi andare a parole offensive nei confronti dei docenti, se non vogliono rischiare una denuncia e una condanna per oltraggio a Pubblico Ufficiale in servizio.
Ma sicuramente maggiore attenzione merita la riflessione della Dirigente scolastica della scuola di Foggia, in cui è accaduto uno dei fatti sopracitati e che riporto testualmente: “Il genitore che esercita un comportamento aggressivo verso qualunque persona dell’Istituzione scolastica attira lo sguardo di un figlio che ha capito che l’aggressività è la forma vincente di interazione sociale. E questo sarà inevitabilmente un boomerang che travolgerà di lì a poco lo stesso genitore e la società tutta”.

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