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Infettivologo Prestileo: sono ottimista, ma occore cambio mentalità, seguiamo esempio scozzese, greco e israeliano

Il punto su Covid Sicilia con Tullio Prestileo, infettivologo palermitano

Un cauto ottimismo, nonostante le notizie sulle varianti Covid sembrerebbero affermare l’esatto contrario?

Così sostiene il dottore Tullio Prestileo, infettivologo, dirigente medico all’Arnas Civico di Palermo e medico in prima linea nella lotta al Covid sin dall’inizio dell’emergenza.

Il dottore Prestileo, oltre che curare il Covid, lo studia anche. Lavora in un reparto che in Sicilia si è distinto, curando anche pazienti provenienti dall’epicentro del male (celebre è rimasta la vicenda di un paziente bergamasco, trasferito in fretta e furia e guarito proprio all’Arnas Civico di Palermo).

Professore, lei è ottimIsta, eppure c’è un terrore vasto per le varianti?

Non abbiamo ancora evidenze scientifiche certe e categoriche, che parlino di sintomi più ingravescenti o di maggiore mortalità causate dalle varianti del virus. Siamo ancora in una fase di studio e di supposizione.

Quali dati la inducono a essere ottimista?

Chi ha una minima dimestichezza con i virus sa che questi fanno bene il loro valoro, cercano quante più strade possibili per replicarsi e riprodursi. Strada facendo fanno qualche errore ed ecco le varianti, che determinano una maggiore diffusione del virus. L’evidenza epidemiologica attuale ci indica però che questo virus, nonostante la predisposizione a replicare, abbia una minore incidenza di malattia. Sono dati sotto gli occhi di tutti: il virus circola e molto, ma sono diminuiti i ricoveri, tanto quelli ordinari, quanto quelli in terapia intensiva.

Si può iniziare a tirare un sospiro di sollievo?

Alt. Abbiamo specificato che abbiamo meno malati, ma che i contagi sono alti, quindi con virus circolante non si può e non si deve abbassare la guardia. Le possibilità di essere contagiati, semmai non si usassero i dpi (dispositivi di protezione individuale), se non si ponesse in essere il distanziamento e se ci si aggregasse, resterebbero comunque molto, molto alte.

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Siamo quindi ancora lontani dalle parole: fine pandemia?

Le speranze sono riposte nella campagna vaccinale, che pare stia iniziando a prendere il turbo. Entro marzo dovrebbero essere vaccinati anche tutti i disabili gravi under 80. Sono in arrivo i vaccini italiani, cubani e anche quello russo, già ampiamente somministrato in diversi paesi e con ottimi dati di efficacia. Stanno mettendo a punto vaccini di ultima generazione, che dovrebbero garantire coperture molto lunghe.  Fiducia massima nel vaccino che, ricordiamolo, rappresenta una delle più grandi conquiste della scienza e della medicina.

Sa bene però che l’Italia, al netto dell’efficacia della campagna, ha anche una percentuale non indifferente di reticenti al vaccino, per non parlare dei no vax?

Sono scogli di mentalità che devono essere superati così da uscire velocemente da questo stallo. Le esperienze di Israele e delle Isole greche, dove in poco tempo hanno raggiunto l’immunità di gregge, devono esserci da esempio. Lì ovviamente la popolazione è nettamente inferiore a quella italiana, ma senza esitare hanno tutti aderito alla campagna vaccinale. Dovremmo prendere esempio, così da chiudere definitivamente la partita con il virus.

C’è chi teme effetti collaterali o inefficacia del vaccino. Si parla di un infermiere morto per Covid dopo aver fatto entrambe le dosi di vaccino

Non si devono creare allarmismi intorno all’efficacia dei vaccini anti Covid. Non si devono fare gerarchia di tollerabilità (meglio Pfizer o AstraZeneca? Ragionamenti comuni che non hanno ragion d’essere). In merito alle notizie catastrofiche, vanno verificate per capire quali cause effettive vi siano dietro a un decesso. A ogni modo, un caso, a livello medico-scientifico, non ha un significato tale da azzerare la validità di una campagna vaccinale. I dati dimostrano che da quando è partita la campagna vaccinale e da quando quasi 4300.000 italiani sono vaccinati, il siero è stato ben tollerato, i possibili effetti avversi non sono stati gravi e si è registrato un abbattimento dei focolai nelle strutture ospedaliere. Spostando lo sguardo all’estero, le dico di uno studio condotto in Scozia, pubblicato su un giornale scientifico. Riporta che quando il 21% della popolazione ha ricevuto la prima dose di vaccino, sono state ridotte le ospedalizzazioni per Covid di una percentuale altissima, che oscilla tra l’85% e il 94%. Anche la mortalità si è drasticamente ridotta. Dati che devono farci riflettere.

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Le varianti rispondono al vaccino?

Questo è un altro dei dubbi, soprattutto di chi non è pro vaccino. I vaccini a nostra disposizione sono stati messi a punto per prevenire il cosiddetto virus selvaggio. L’unica evidenza in merito alle varianti è che quella sudafricana non risponde bene ad Astra Zeneca, per il resto, al momento, abbiamo solo report incoraggianti. Ricordiamo inoltre che quello dei vaccini è un percorso in divenire. La strada continua e le aziende farmaceutiche  lavorano per mettere a punto vaccini nuovi e con copertura più ampia e a lunga scadenza.

Occorrerebbe però sdoganare i brevetti?

Assolutamente, così da velocizzare la campagna su larghissima scala.

Vaccino a parte, c’è molto da fare ancora in termini di sensibilizzazione sociale anti Covid. Cosa raccomanda?

A un anno dalla pandemia, vi sono ancora comportamenti molto rischiosi, anzi, lo sono più quelli di oggi, con numeri davvero alti, che non quelli di un anno fa, quando si temeva terribilmente il virus e si stava a casa.

Ovviamente ribadisco che è fondamentale usare le mascherine sempre, che è fondamentale il distanziamento e che non ci si deve aggregare senza criterio (no a feste private, cene con tanti commensali e via dicendo). Altra cosa importante: se siamo stati in contatto con un positivo, dobbiamo fare il tampone, anche se non abbiamo sintomi. Questo a tutela nostra e degli altri. É una norma di buon vivere sociale. Anche gli asintomatici portano a spasso il virus, non dimentichiamolo. Se siamo positivi dobbiamo rispettare l’isolamento, anche se fisicamente ci sentiamo bene. Altra cosa importante, se siamo vaccinati, dobbiamo continuare a usare la mascherina. Non perché il vaccino non funzioni, quanto perché potremmo trasportare il virus nelle nostre mucose (bocca o naso) e quindi diventare infettivi. Chi si vaccina non sviluppa la malattia, ma può trattenere il virus superficialmente (e in questa dinamica l’efficacia del vaccino non c’entra), quindi deve proteggersi per proteggere.

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Lei ha già fatto le due dosi, ha verificato gli anticorpi?

Assolutamente sì e ne ho sviluppati tanti. Sono soddisfatto.

Estate prossima, di nuovo bonus vacanze, spostamenti liberi e possibilità di fare un po’ come ci pare, così come capitato un anno fa?

Anzitutto dobbiamo sapere contenere la possibile ondata primaverile. In seconda battuta, in estate ci vorrà criterio e buon senso. La scorsa estate, con il suo liberi tutti, ha fatto sì che da contagio zero, si sia tornati nel tunnel già a settembre, con restrizioni rigide a ottobre. Non dico che si debba rimanere chiusi in casa con coprifuoco alle 22, sostengo però che ci voglia criterio, che debbano essere posti dei paletti e che non si debba correre il rischio dello scorso anno. Se nel frattempo ci vacciniamo, vivremo un’estate sicuramente più tranquilla.

 

 

 

 

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