Morena Gaglio è una bella quarantenne siciliana. È nata vicina ai Templi di Agrigento. Lì era convinta che avrebbe passato la sua vita. La vita però ha più fantasia di noi e Morena, giovanissima, sceglie di studiare all’università di Camerino. Scienze politiche è la sua strada. Le ci vuole un po’ di tempo per abituarsi a una terra nuova, agli Appennini, alla lontananza dal mare. Perché, diciamolo, un siciliano non taglia mai il cordone ombelicale, che lo lega alla sua isola. Casomai lo allunga più che può. Morena pensa di laurearsi e di tornare giù. Ma giusto due settimane prime dell’alloro, conosce Stefano. Lui è un bel ragazzo dai modi gentili. Lavora in banca. Si frequentano quel tanto che basta per capire che l’amore era già fiorito. Si sposano nel 2007 e da lì a poco arrivano prima Ludovica, che oggi ha 9 anni e Gabriele, 8 anni. Morena sceglie di realizzare un sogno: aprire una ludoteca. Ama far felici i bimbi e da lì nasce il Fantabosco. La vita di Morena sembra una favola dei giorni nostri. Finchè un brutto giorno arriva “il mostro”. Così lo chiamano i bimbi. Il terremoto del 26 ottobre 2016. Un sisma che spezza case, vite, sogni. Morena però non si arrende. Le chiediamo di raccontarci la sua storia.
Come nasce il desiderio di lavorare con i bimbi?
La vocazione per i bambini e per il lavoro che faccio c’è da sempre. È innata in me.
Adoro accudire i bambini e intrattenerli giocando o leggendo un bel libro. È meraviglioso vedere con quale slancio ti aprano il loro cuore e ti facciano entrare nel loro piccolo mondo.
Cinque anni fa sono riuscita a dare vita al mio Fantabosco un posto per me importantissimo, una ludoteca dove i bambini possono esprimersi al meglio. Poi è arrivato quel maledetto 26 ottobre 2016… tutto è cambiato!!!
Ti va di parlarcene?
È arrivato “IL MOSTRO CATTIVO”, che distrugge le case. Così lo chiamano i miei bambini. Siamo stati 2 mesi in un albergo a Civitanova. Si dormiva in 4 su un letto matrimoniale perché la paura era tanta e i miei figli non erano più sereni. A dire il vero non lo eravamo neanche noi. Eravamo disorientati e confusi, senza casa. Non è stato facile, ma non ci siamo arresi.
In quella condizione di emergenza, però, ti è venuta un’idea…
A Civitanova, in albergo, ho cercato subito di ricreare un ambiente sereno per i bambini, non solo per i miei figli ma anche per altre famiglie, che, come noi, alloggiavano in alberghi o in villaggi turistici.
Il 31 ottobre, ci trovavamo a Civitanova da 2 giorni, abbiamo festeggiato Hallowen. Ho portato tutto quello che era possibile portare da Camerino. Tutto quello che avevo preparato al Fantabosco per la festa di Hallowen. La proprietaria dell’albergo, insieme alle figlie, è stata gentilissima e ci ha messo a disposizione una sala intera.
È stato emozionante vedere alcuni bambini di Camerino insieme, sentirli raccontare di cosa e come era successo tutto. Parlarsi è un modo per esorcizzare. I giorni trascorrevano, i bambini sembravano più sereni e noi sempre più consapevoli di ciò che non c’era più. Mi sono inventata di tutto, anche un corso di cake design con una esperta, che gratuitamente è venuta in albergo e ci ha divertiti tutti, grandi e piccini.
A un certo punto però decidete di tornare a camerino
Abbiamo deciso di ritornare e di far concludere l’anno scolastico a Camerino.
Siamo stati più forti del mostro.
Tanta gente ci è stata vicina cercando di darci affetto. Si avvicinava il Natale e la malinconia prendeva il sopravvento, i bambini ci chiedevano di casa, dell’albero di Natale, del presepe che ogni anno facevamo sempre più grande.
Così il 23 dicembre abbiamo deciso di tornare e di trascorrere il Natale a Camerino insieme ai nonni e agli zii.
Ed il tuo fantabosco?
Il Fantabosco non ha subito danni alla struttura, ma sono andati via tanti bambini che erano legati al Fantabosco. Molta gente si è trasferita in altre zone e altri aspettano le tanto attese “cassette” perché non hanno più una casa. Noi però non ci fermiamo. Il Fantabosco va avanti. I primi sostenitori sono proprio i miei figli, che adorano il mio lavoro. Per loro il mio lavoro è una festa. Al Fantabosco tutt’ora organizziamo momenti ricreativi e feste di compleanno. Al centro del mio lavoro vi è la gioia dei bambini. Loro devono credere che il terremoto non distrugge la vita, la voglia di viverla per come merita di essere vissuta. I bimbi sono l’avvenire ed io, nel mio piccolo, voglio fare per loro cose grandi. Voglio dare speranza a partire dalla cosa più seria che si possa fare per loro: insegnargli a giocare.
A chi dici grazie
A Stefano, il mio meraviglioso marito, ai miei adorati figli e alla mia famiglia d’origine. Senza di loro nulla sarebbe possibile.
Grazie Morena, ad maiora!