Datemi un libro di Scienze in mano e non saprei da dove cominciare. Girerei tra le mani la copertina del libro, lo sfoglierei, guarderei le immagini, magari con stupore, ma alla lettura della semplice didascalia mi renderai subito conto dei miei limiti in fatto di materie scientifiche e, mortificata dalla sconfitta, lo chiuderei subito.
D’altronde, ognuno ha predisposizioni diverse e, per quanto mi riguarda, la mia è rivolta alle materie umanistiche. A vent’anni dalla maturità classica, posso finalmente concedermi un breve outing e rivelare che non ho alcuna memoria dei libri di algebra, trigonometria, chimica e fisica, e, ancor di più, di pomeriggi trascorsi a risolvere equazioni o “roba” simile. Diciamo che poi, all’occorrenza, mi dilettavo ad improvvisare.
L’unico ricordo scolastico, in ambito scientifico, degno di nota, è legato all’ultima interrogazione dell’ultimo anno di Liceo, poco prima della preparazione dell’Esame di Stato. La prof era una supplente di Geografia Astronomica dall’aspetto simpatico e dal nome indimenticabile, Marilù, e le domande vertevano sull’asse di rotazione e rivoluzione della Terra. Capirne la differenza è stato, per me, più arduo della comprensione del pensiero filosofico di Hegel. E ho detto tutto.
Mio figlio e la sua passione per l’universo
Ebbene, vent’anni dopo inizio a rimpiangere la mia ignoranza scientifica grazie ai “perché” dei miei figli. Se con la grande il problema inizia a risolversi da solo con gli insegnamenti che lei stessa sta apprendendo a scuola, con il piccolo, che ancora a scuola non va, il problema si fa più serio e anche più quotidiano.
Niccolò ha una passione infinita per l’Universo infinito, da sempre. Da un paio d’anni poi (e lui di anni adesso ne ha 6!) le domande diventano sempre più difficili. Siamo partiti dal basico “Che forma ha la Terra?” al più complesso “Che cosa succede dentro un Buco Nero?” passando per “Che differenza c’è tra un pianeta gassoso e un pianeta roccioso?” al “Perchè Venere orbita al contrario attorno al suo asse?”. E ogni giorno diventa sempre più arduo, tanto che io, mio marito, persino i nonni, viviamo con l’ansia di dare delle risposte “veritiere” a certi dilemmi di Niccolò.
Abbiamo ovviato a tutte le nostre lacune (che sono tante, davvero tante!) unendo l’utile al dilettevole e affidandoci alla lettura di testi di astronomia adatti sì ai bambini, ma assolutamente necessari per gli adulti che, come me, ignoravano anche l’ordine dei pianeti da Mercurio a Nettuno, per non parlare dell’esistenza dei pianeti nani a seguire.
Letture validissime che oggi, a cinquant’anni dal famigerato allunaggio, ho il piacere di consigliarvi, per la semplicità e la precisione con cui avvicinano i nostri figli (e alcuni adulti) ad un argomento difficile e universalmente meraviglioso.
Cos’è lo spazio?
Per iniziare a rispondere in modo facile alle prime curiosità spaziali, “Lo spazio. Il libro dei perché” (Ed. Usborne) di Katie Daynes e illustrato da Peter Donnelly, interagisce con i bambini grazie alle 60 linguette da sollevare e scoprire, che sembrano aprire anche delle piccole porte di un viaggio che si prospetta interessante. L’approccio è veramente basico, legato alle infinite domande che il bimbo si pone sul mondo circostante: Dove, Perché, Cosa, Chi, Quali?; per poi mettere alla prova le nozioni acquisite con un altrettanto semplice quiz.
Divertente, interattivo, stimolante, colorato e perfetta rampa di lancio per domande più complesse che trovano risposte più complete in testi come “Lo Spazio. Discovery Plus” (Ed. DeAgostini) di Jen Green, o “Viaggio nello Spazio” (editoriale Scienza) di Ian Graham, che continuano a servirsi dell’interattività per accompagnare i bimbi più grandicelli alla scoperta dello spazio. Il primo testo grazie ad alette esplicative ed inserti in acetato che esplorano pianeti e razzi nella loro struttura più interna. Il secondo testo, invece, grazie a dischi rotanti che spiegano le fasi lunari o di un’eclissi o a pop-up che permettono di “toccare con mano” i fondamentali progressi dell’uomo nello spazio, dal modulo lunare a Curiosity Rover al Laboratorio Columbus. Entrambi i libri riescono quindi ad affrontare argomenti più specifici senza risultare dottrinali o noiosi per il piccolo lettore.
da grande voglio fare l’astronauta
Diventa facile, pertanto, che alla domanda: “Niccolò, cosa vuoi fare da grande?”, lui risponda “L’astronauta” e che conosca i nomi di astronauti famosi, sopratutto nostrani, come Umberto Guidoni e Samantha Cristoforetti. Entrambi, tra l’altro, si sono messi in gioco con testi di una delicatezza e un’immediatezza davvero efficaci. Guidoni infatti, insieme alle simpatiche illustrazioni di Andrea Valente, ha scritto il libro “Martino su Marte” (editoriale Scienza) che ho letto a mio figlio come favola della buonanotte per le genuine emozioni che comunica. Narra le avventure di Martino che, con lo Zioguido (guarda caso!) ed in sella all’Astropanda, intraprende un viaggio nello spazio avendo come obiettivo Marte. Un racconto leggero, divertente e sognante che tiene conto del punto di vista dei bambini e delle loro curiosità, prontamente soddisfatte da piccole didascalie scientifiche a corredo del racconto.
Come non essere attratti dall’avventura di Samantha Cristoforetti che, durante i duecento giorni nella Stazione Spaziale, ci ha regalato immagini indelebili della sua vista da “lassù” e che ripercorre la sua esperienza nel libro “Nello spazio con Samantha” (scritto con Stefano Sandrelli, illustrato da Alessandro Baronciani; ed. Feltrinelli Kids) raccontando la quotidianità di una vita straordinariamente in orbita, con l’umiltà di regalare a noi comuni mortali quell’assenza di confini che lei ha ammirato dall’alto, domandandosi: “Tutto questo, tutta questa bellezza, queste emozioni senza fine… come le racconto?”. Nel modo più semplice ed immediato, ovvero tramite un testo narrativo rivolto alle meravigliose menti di bambini e ragazzi.
Infine, voglio celebrare l’anniversario dei primi passi di Louis Armstrong sulla Luna, consigliandovi un libro suggestivo tanto nei contenuti quanto nelle illustrazioni, il cui autore è ancora una volta un astronauta, Chris Hadfield. Si tratta de “Il Giorno della Luna” (illustrato da The Fan Brothers; ed. Il Castoro) e della paura del buio di Chris bambino che, guardando in tv l’allunaggio dell’Apollo 11, scopre la magia nascosta nel buio dell’universo, dei sogni che ti fanno compagnia in una notte che non sarà più spaventosa, ma che diventerà il motore di sogni più grandi. I disegni sono talmente affascinanti da farti viaggiare insieme alle paure e ai sogni del piccolo Chris, tra passato e futuro.
Anche io appassionata della luna
Non so se Niccolò continuerà a coltivare la sua passione per lo Spazio o se un giorno riuscirà, addirittura, a vederlo da vicino. Ma so che grazie ai suoi “perché” anche io sto scoprendo un universo meraviglioso, che le materie scientifiche non sono poi così astruse se mosse da una curiosità e che, infine, come disse il difficilissimo Hegel, “possiamo affermare che nulla al mondo è stato realizzato senza passione”.
E io, stasera, con la passione di un adulto e la curiosità di un bambino proverò ad osservare la Luna così come i bambini di cinquant’anni fa osservarono il primo sbarco sulla Luna. Ogni sogno, da quel momento in poi, è apparso realizzabile.