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Help, ho la scuolite, guida pratica ai malanni che si prendono a scuola

Intervistiamo in merito la dottoressa Annalisa Ferlisi, pediatra e pneumologa

Con l’arrivo del freddo iniziano le cosiddette “scuoliti”, i continui malanni che i bimbi prendono a scuola.

Muco a mai finire, tosse di tutte le tipologie (secca, grassa, solo notturna), etciù continui e febbre (che, con tempismo, arriva di solito nel week end) sono alcuni dei sintomi caratteristici dei malanni in età scolare.

Abbiamo intervistato in merito la dottoressa Annalisa Ferlisi, pediatra e pneumologa.

La dottoressa Annalisa Ferlisi, pediatra e pneumologa

Dottoressa Ferlisi, perché in inverno i bimbi si ammalano e si ammalano spesso?

Si stima che i bimbi con meno di sei anni, prendano il raffreddore 6/volte l’anno, con una concentrazione massima nei mesi freddi.

É vero, l’inverno è la stagione dei malanni, ma dobbiamo sfatare un luogo comune: non è il freddo a fare ammalare i nostri piccoli, né il fantomatico colpo d’aria.

I bimbi si ammalano di più, soprattutto quando iniziano a frequentare il nido, poiché il loro sistema immunitario, ancora immaturo, entra in contatto con virus sconosciuti, che provocano sintomi tanto fastidiosi. La vita al chiuso di classi o aree “nido” favorisce la proliferazione di virus e batteri.

Più in generale, nelle stagioni fredde ci si ammala di più perché si vive in ambienti molto caldi, ma non umidificati a sufficienza (quindi con un livello di umidità inferiore al 50%). L’aria asciutta facilita la disidratazione delle mucose e indebolisce una delle prime barriere difensive del nostro organismo. É così che i comuni virus respiratori ci aggrediscono e si impiantano più facilmente nelle nostre vie aeree, favorendo la proliferazione degli agenti patogeni nel nostro tratto respiratorio superiore. Inoltre, in ambienti chiusi e secchi le micro particelle di saliva, che possono veicolare virus e batteri, hanno dimensioni ridotte, sono molto più leggere e persistenti nell’aria e ciò aumenta il rischio per le persone di venirne in contatto.

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Quindi stare al calduccio in casa non favorisce il benessere?

Molti genitori credono che per proteggere i loro bimbi dai malanni si debba tenere il riscaldamento alla massima potenza, si debbano serrare le finestre h24 e si debba limitare la vita all’aperto. Non è così. In casa, anche in presenza di un neonato, la temperatura non dovrebbe superare i 21 gradi ed inoltre andrebbe garantire un’umidità dell’ambiente, tale che la presenza di un maggiore tasso di acqua nell’aria, appesantisca le goccioline respiratorie, che cadono facilmente, rimanendo sospese solo per un breve lasso di tempo.

La vita invernale trascorsa tipicamente in ambienti chiusi fa sì che si entri in contatto con maggiore facilità con gli agenti patogeni. Quando respiriamo, le goccioline arrivano a pochi centimetri dalla nostra bocca, il virus “sparato” da uno starnuto può raggiungere una velocità di 160 km all’ora e contenere 40 mila goccioline di saliva. Nel colpo di tosse, invece, le particelle sono circa 3000 e viaggiano al massimo a 80 km all’ora. Una volta emesse, le goccioline restano sospese nell’aria per molto tempo, soprattutto se il tasso di umidità è basso, il riscaldamento è alto e l’ambiente è molto piccolo.  Le mucose, in condizioni simili, si seccano, riducendo le naturali capacità difensive.

Quindi, aria aperta anche in inverno e no alla paura del freddo?

Assolutamente sì. Ciò, ovviamente, non vuol dire che dobbiamo portare i nostri bimbi al parco quando impazza la bufera. In condizioni meteo tranquille, i bimbi devono fare vita all’aperto anche nei mesi freddi.

All’aperto le persone sono più lontane tra loro, vi è un adeguato tasso di umidità, le goccioline di starnuti e/o tosse sono diluite e rapidamente allontanate. Se poi c’è vento, meglio ancora, virus e batteri sono allontanati più velocemente.

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Quando esce una giornata di sole è bene approfittarne, perché il sole è un disinfettante naturale, capace di uccidere un gran numero di germi e di batteri ed inoltre i raggi del sole iniziano il percorso metabolico della vitamina D, che è fondamentale per il nostro benessere a tutte le età.

Direi quindi che è meglio chiamare i malanni invernali malattie da affollamento, più che da raffreddamento.

Qualche consiglio per fortificare i nostri bimbi, affinché soffrano meno di scuolite?

Partiamo dal presupposto che i bimbi per crescere devono ammalarsi. É nell’ordine delle cose e del naturale processo di costruzione del sistema immunitario. Raffreddore, tosse, febbre non devono lanciare i genitori nel panico e non si deve cercare la soluzione farmacologica strong (e fai da te) che elimini subito il problema. I virus, del resto, devono fare il loro corso.

Vi sono però alcuni consigli utili per limitare i malanni o l’intensità di questi.

Un’alimentazione sana e varia sta alla base del benessere già da piccoli. Non deve mancare alcuno dei componenti della piramide alimentare: proteine, carboidrati e i grassi buoni (contenuti in molti vegetali). Abituare i piccoli allo sport è un toccasana, dal gioco-sport per i piccolissimi, ad una pratica sportiva strutturata per i più grandicelli. Ribadisco inoltre di fare vita all’aria aperta tutte le volte che è possibile, anche in inverno. Si a un’adeguata pulizia delle vie aeree: i lavaggi nasali fanno bene a grandi e piccini e facilitano l’espulsione di muco e di patogeni. É bene inoltre non coprire troppo i nostri bambini, anche quando sono neonati. Occorre evitare l’effetto “sudata” e preferire le fibre naturali. All’aria aperta è bene coprire con un leggero fascia-collo bocca, naso e orecchie. Tenere la temperatura di casa a 21 gradi, con un adeguato tasso di umidità ed aprire le finestre per garantire il ricambio d’aria (anche quando fuori vi sono temperatura sotto zero) sono piccoli gesti che favoriscono il benessere di tutta la famiglia.

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Ricordiamo inoltre che non esistono dati scientifici che dimostrino in modo inconfutabile che il freddo in sè provochi malanni. Quindi non temiamo l’inverno, piuttosto impariamo a cambiare certe nostre abitudini.

 

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