Paura, perplessità ed anche una notevole richiesta di avere chiarezza. Questi i sentimenti che rimbalzano tra le ricoverate del reparto di Ginecologia ed Ostetricia dell’ospedale Civico di Palermo e comunque tra quanti sono entrati in contatto con la struttura o con i sanitari. La donna somala, che è risultata positiva al Coronavirus dopo 48 ore di permanenza in reparto, condividendo peraltro la stanza con un’altra gestante, è da sabato pomeriggio ricoverata all’ospedale Cervello, centro Covid di riferimento anche per le gravide. Fonti accreditate precisano che la giovane non ha sintomi legati al Covid, ed è ricoverata per problematiche relative alla gravidanza. La notizia che aumenta i timori è l’accertata positivita al Coronavirus anche del marito e del figlio della donna, che si trovano all’hotspot di Lampedusa. La famiglia era sbarcata, insieme ad una novantina di migranti, lo scorso 22 luglio. Una volta effettuati i test sierologici e considerato il risultato negativo, la gravida era stata trasferita al Civico di Palermo, così da ricevere la dovuta assistenza considerate talune non gravi complicazioni dovute al suo stato. Marito e figlio invece sono rimasti a Lampedusa, dove si trovano tuttora, insieme agli altri migranti, che saranno tutti sottoposti a tampone. Solo sabato pomeriggio si è avuta la notizia della positività della donna, che era stata sottoposta a a test rino-faringeo precauzionale, come da prassi, ma solo dopo due giorni dal ricovero. Nel giro di pochissimo si é generato il panico in tutto il reparto. Tanti i sanitari che sono entrati in contatto con la donna, che era regolarmente ricoverata in reparto e non in isolamento. Tra oggi e domani si stanno effettuando tamponi per circa 150 persone, tra medici, personale paramedico e pazienti. Si tengono le dita incrociate, scongiurando un nuovo focolaio, che potrebbe essere ancora più rischioso, considerata la delicatezza di condizioni di talune persone coinvolte, in larga parte gravide. Da fonti interne però arrivano rassicurazioni: la paziente positiva è asintomatica e anche le altre ricoverate in reparto non presentano sintomi da Covid. Neppure tra i sanitari, al momento, ci sarebbero segnali che lascerebbero sospettare una malattia da Covid in atto. Ovviamente la prudenza é massima e sarà l’esito dei tamponi a dirimere i dubbi. Intanto monta la polemica del sindacato di settore. Si lamenta una gestione errata dell’improvvisa emergenza da parte della direzione dell’ospedale Civico. Perché ricoverare la donna è sottoporla a tampone dopo 48 ore? I sanitari, sempre secondo le fonti, non sono stati posti in isolamento fiduciario. Il reparto, che ieri é stato sanificato, però non è stato chiuso, sebbene siano state ridotte al minimo le prestazioni, questo almeno finché non si avranno le idee del tutto chiaro sulla situazione. Fonti dell’ospedale sperano in un contenimento dei contagi dovuto alle precauzioni d’obbligo da quando è scattata l’emergenza Covid: uso di dpi, distanziamento, limitazione degli accessi di esterni, con eccezione solo per i papà (o, in luogo, uno stretto congiunto) al momento del parto.
La reazione del sindacato Cimo
Sul caso ieri è intervenuto il Cimo, il sindacato dei medici. «Il caso della donna gravida ricoverata all’ostetricia dell’Arnas Civico dimostra che l’inaffidabilità dei test sierologici – commenta Angelo Collodoro, vicesegretario regionale del Cimo -. Sono stati commessi errori a catena. Non doveva entrare in reparto se non dopo pre-triage e tampone che è stato praticato casualmente solo dopo 2 giorni. Il personale dell’Arnas attende da 24 ore direttive dall’azienda sul comportamento da tenere ovvero se praticare tamponi piuttosto che andare in quarantena o meno. Assordante il silenzio dell’azienda nei confronti del personale sanitario e dei ricoverati che per 2 giorni sono rimasti a contatto con la malata in un reparto già affollato per la chiusura dell’ostetricia dell’ospedale Ingrassia a causa di una paziente cosiddetta positiva».
La replica della direzione del Civico
«Sin dalle prime ore di sabato sera la direzione sanitaria di presidio è stata allertata dal direttore della unità operativa coinvolta. Di concerto con la direzione strategica sono state immediatamente impartite le direttive operative volte al controllo del caso: trasferimento immediato della degente positiva, isolamento della donna poi dimessa, sanificazione degli ambienti che sono stati nuovamente e più approfonditamente ripetuti domenica da parte della ditta incaricata. Le attività sono proseguite in sicurezza (4 parti portati a buon fine nella notte). Gli operatori hanno intrapreso il percorso di sorveglianza previsto e sono stati effettuati i primi 25 tamponi sul personale montante in servizio nella previsione di una copertura di verifica a tappeto per tutto il reparto da ripetere anche nei prossimi giorni tenendo conto dei tempi di incubazione previsti. Lo stesso valga per le degenti ricoverate. Indicazioni precise in merito sono state inviate dalla direzione medica di presidio, sentita la direzione aziendale, oltre al titolare di reparto, al responsabile della sicurezza aziendale e al servizio di sorveglianza sanitaria».