Il dato è incoraggiante, ma non deve fare abbassare la guardia.
In Italia nell’ultimo anno si sono ridotte le nuove infezioni da Hiv, che, come si legge nel sito del Ministero della Salute, sono state 1.770, pari a tre nuovi casi per 100.000 residenti. Un’incidenza, che pone il nostro paese al di sotto della media degli altri Stati dell’Unione Europea e che si allinea a un trend stabile di discesa già da un decennio a questa parte.
L’infezione è più diffusa tra i maschi nella fascia di età tra 30/39 anni ed è attribuibile nell’oltre 80% dei casi a rapporti sessuali non protetti.

“Dobbiamo partire da questa ultima analisi, dice il dottore Tullio Prestileo, infettivologo e direttore, all’ospedale Civico di Palermo, dell’Uosd Patologie infettive nelle popolazioni vulnerabili.
Nel 2022 solo il 13% della popolazione mondiale usa il preservativo, un dato che deve farci riflettere, se consideriamo che il condom può proteggere dalle malattie sessualmente trasmissibili in una percentuale che si aggira intorno al 97% dei casi.
Manca ancora la cultura della prevenzione, soprattutto per i più giovani ed è appunto su di loro che si deve insistere, con campagne di sensibilizzazione a tappeto. Non basta vedere una persona apparentemente sana per escludere che abbia l’Hiv. Moltissimi sieropositivi sono del tutto asintomatici, ma ovviamente infettivi. Ecco perché educare alla prevenzione è fondamentale.”
I dati sono incoraggianti, ma la fotografia di chi si contagia muta di anno in anno?
“Come dicevo, anche i giovanissimi si ammalano, perché è diminuita l’età di inizio della vita sessuale. La promiscuità dei rapporti favorisce la diffusione dell’Hiv e di altre malattie sessualmente trasmissibili (infezioni da Hpv – papilloma virus – sifilide, clamidia. Patologie che possono avere anche conseguenze serie). Ai giovani va ribadito il concetto che il preservativo è un salvavita, partendo dal presupposto che non esiste certezza assoluta sulla salute del partner.”
Il test dell’hiv andrebbe fatto almeno una volta nella vita? Anche in assenza di comportamenti a rischio?
“Il test Hiv non va fatto a tappeto, ma va eseguito quando siamo consapevoli di avere avuto un comportamento a rischio. Posto che, oggigiorno, l’infezione è nella stragrande maggioranza dei casi diffusa sessualmente, dovrà essere questa la linea guida personale verso l’esecuzione del test. I test si fanno con facilità nei laboratori di analisi o negli ambulatori ospedalieri dedicati.”
Ci sono novità in merito alla cura dell’Hiv?
La novità di rilievo è che in Sicilia sta arrivando il farmaco anti-retrovirale long acting, che si somministra con iniezione intra-muscolo ogni due mesi. Questa terapia si potrà effettuare nei principali ospedali dell’Isola, che dispongono di un ambulatorio dedicato, tra questi il Civico di Palermo, il Garibaldi di Catania, il Policlinico di Messina. Quale il vantaggio? Si potrà evitare di assumere una serie di pillole quotidiane, con il rischio di una dimenticanza. Una terapia sicuramente più agile, ma altrettanto efficace.
Ci ricorda come agiscono queste molecole sul paziente con immunodeficienza acquisita?
Sono definiti farmaci anti-retrovirali e la loro azione è quella di bloccare i meccanismi di replicazione del virus. Possono essere somministrati a determinate condizioni, anzitutto quando il virus è in una fase iniziale. La grande svolta di questi farmaci è il garantire una vita pressoché normale, poiché il paziente con Hiv, se curato con anti-retrovirale, non è più contagioso, quindi può anche avere dei figli, senza il timore che nascano con immunodeficienza acquisita e nel caso delle partorienti, vi è anche la possibilità che queste allattino.
Ci spiega cosa è la Prep?
Con questa sigla si indica la profilassi pre-esposizione (PrEP) e consiste nel prendere farmaci anti-HIV da parte di persone HIV-negative, che hanno un rischio di contrarre l’HIV. Questa terapia riduce sensibilmente il rischio di diventare sieropositivi sopratutto in popolazioni che sono maggiormente esposte.
I farmaci anti-HIV contenuti nella PrEP impediscono che il virus si riproduca nel corpo, evitando così di contrarre l’infezione.
Se usata in modo corretto, la PrEP può praticamente eliminare il rischio di contrarre l’infezione da HIV. Numerosi studi effettuati in tutto il mondo hanno dimostrato l’efficacia della PrEP, che è comunque un farmaco, sebbene ben tollerato.
Quanto è importante sapere subito se si è portatori di’Hiv?
É fondamentale per varie ragioni: per iniziare subito la terapia anti-retrovirale (quindi evitando conseguenze anche molto gravi del virus) e per spezzare la catena del contagio.
Tante le “armi” a disposizione, all’orizzonte anche la possibilità di una sconfitta definitiva dell’Aids?
Più che di una sconfitta definitiva parlerei di una convivenza pacifica, che si fondi su dei pilastri: la prevenzione, la consapevolezza e l’evitamento dello stigma. Un tempo l’Aids era la malattia di tossicodipendenti, prostitute e omosessuali, oggi non è più così. É un male che colpisce i vari strati della società, ma che grazie alle cure non è più temibile come un tempo. Bisogna però comprendere che l’Aids esiste, è potenzialmente una malattia assai pericolosa e che non dobbiamo ricordarcene solo il 1 dicembre. Insisto sulla sensibilizzazione dei giovani a partire dalla famiglia e in continuum nelle scuole. Educare a una sessualità consapevole è il primo passo per garantire la salute dei nostri ragazzi.