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Giornata mondiale lotta Aids, l’infettivologo Prestileo: tanti passi avanti, ma ancora pregiudizi e poca protezione

Discutiamo di Hiv con il dottore Tullio Prestileo, infettivologo e presidente di ANLAIDS Sicilia

Ho conosciuto il dottore Tullio Prestileo a Favignana qualche tempo fa. L’occasione era quella di un congresso sulle malattie sessualmente trasmissibili, nulla lasciava presagire che, appena un anno più tardi, i medici infettivologi sarebbero stati in assoluto i più intervistati in questo indimenticabile 2020.

Da queste parti, il dottore Prestileo ha quasi sempre parlato di Covid, non dimenticando però quella che è una battaglia fatta sua da anni: la lotta all’Aids. Prestileo è presidente siciliano di Anlaids, sezione Felicita Impastato ed è promotore di tantissime campagne di sensibilizzazione: quella sul pregiudizio e quella sulla prevenzione sul fronte del contagio sessuale.

dottore, iniziamo parlando di prevenzione, a che punto siamo?

Ahimè non a buon punto. Sono ormai venticinque anni che, a tutte le latitudini, divulghiamo campagne di prevenzione soprattutto sul fronte dei rapporti sessuali. Eppure l’italiano dà prova di non volere cambiare le proprie abitudini. Ci si ostina a non volere usare il preservativo anche quando i rapporti sono occasionali, il risultato è che proprio questa è la fonte primaria di contagio. Siamo fiduciosi che la mentalità cambi, ma la vedo molto ardua.

Quali i dati dell’ultimo anno?

In un report, che ho redatto in occasione della giornata mondiale della lotta all’Aids, espongo anche i dati che sono molto incoraggianti. La riduzione del numero dei contagiati è netta: nel 2019 in Italia ne abbiamo avuti 2531, contro gli oltre 3000 dell’anno precedente. Nel 2012 i sieropositivi erano ben 4162, diciamo che si procede bene.

Come spieghiamo questa diminuzione, se no in termini di prevenzione?

Uno dei fattori che ha arginato l’avanzata dell’Hiv è un’importante terapia anti-retrovirale, che azzera le possibilità di replicazione del virus. Ciò vuol dire che se il paziente sieropositivo assume questo farmaco, che si prende sotto forma di compressa, non presenterà più lo stato infiammatorio tipico del virus e quindi potrà vivere in buona salute. Altra cosa importante di questa terapia è il fatto che azzera la presenza virale nei liquidi corporei, quindi di fatto il malato sottoposto a questa terapia non è più infettivo, quindi può pensare a una vita di coppia serena, con la possibilità anche di fare un figlio, senza il terrore che questi sia anch’egli sieropositivo o che la partner venga contagiata.

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Una terapia che cura definitivamente l’Aids?

Non è così. É una cura che non elimina la presenza del virus dall’organismo, ma che ne impedisce la replicazione. Diciamo che fa sì che il virus cronicizzi. Nel momento in cui la si sospende la replicazione riprende e con essa i processi infiammatori e la contagiosità. Fortunatamente è una terapia facile da somministrare, gratuita e ben tollerata.

L’Italia come lotta l’Aids?

Devo dire bene. È uno dei paesi  con i migliori risultati in Europa e nel mondo occidentale. L’incidenza del virus dell’immunodeficienza acquisita in Italia e del 4,2% ogni 100 mila abitanti, il resto del continente si assesta quasi al 5%. Direi quindi che andiamo bene. Il nostro sistema sanitario mostra segni di indiscutibile efficienza.

E nel resto del mondo?

Negli anni lo sforzo per la prevenzione dell’infezione da HIV, basato principalmente sull’informazione e sulla raccomandazione dell’uso del condom, non ha prodotto grandi risultati dal momento che, fino a 5 anni fa, in Italia e nei Paesi occidentali abbiamo assistito ad un crescente incremento del numero delle nuove infezioni. Le giovani donne a tutt’oggi chiedono al partner l’uso del condom solo come anticoncezionale. Gli uomini lo usano poco. Nel mondo povero, in Africa e in America latina, l’incredibile incremento delle nuove infezioni ha stigmatizzato la posizione del ricco mondo che ha provveduto poco e male a contenere la diffusione di questa grave infezione.

In Africa e nell’America latina, gli sforzi prodotti consentono di trattare adeguatamente solo un terzo o, al massimo, la metà della popolazione infetta.

In Sicilia?

Anche la nostra regione sta al passo: il numero di nuove infezione si riduce costantemente da circa un triennio

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Chi è il malato tipo di Aids In italia?

Generalmente di sesso maschile, 50/60 anni, piccolo o medio borghese, che non ha ancora percepito il messaggio e quindi non ha consapevolezza del comportamento a rischio. Poi ci sono i giovani, soprattutto i migranti che non avendo la possibilità di cura in Africa arrivano con forme di malattia in stato molto avanzato. Ovviamente ci sono anche le donne, che lo scoprono per caso, magari quando si sottopongono agli esami di routine durante una gravidanza. L’Hiv può rimanere asintomatico per anni, ahimè quando lo diagnostichiamo per via dei segni tangibili nell’organismo, la malattia è già in uno stato di avanzamento.

Consigli per mettersi al sicuro?

Anzitutto l’uso del preservativo. La prima causa di contagio è sessuale. Ormai sono davvero peregrine le situazioni di infezione nelle sale operatorie, negli studi dentistici o durante una trasfusione. Semmai si pensa di avere avuto un comportamento a rischio, è bene sottoporsi al test, che è gratuito (lo si può eseguire anche all’ospedale Civico, così come in tutti gli ospedali) e anonimo e si fa in tempi relativamente brevi.

Parliamo di Anlaids

L’Associazione Nazionale per la Lotta all’AIDS (ANLAIDS), presente su tutto il territorio nazionale ed anche nella nostra regione, promuove costantemente azioni di informazione e prevenzione, offrendo l’esecuzione del test rapido (in collaborazione con ARCIGAY Palermo) e sollecitando l’esecuzione del test presso l’Ospedale Civico-Benfratelli, soprattutto alle Persone con comportamenti e fattori di rischio per l’infezione da HIV e le altre Infezioni Sessualmente Trasmissibili (IST).

Test e cure anche in tempi di Covid

Lo scenario sta cambiando, manteniamo la barra dritta anche in periodi di COVID: l’invito è quello di sottoporsi al test in caso di rapporti sessuali promiscui e con partner sconosciuti. Per le persone infette, l’imperativo categorico è quello di assumere la terapia con assoluta regolarità e sottoporsi ai controlli programmati con il proprio medico.

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Che resta ancora da fare? Continuare così, sradicare la discriminazione e fare in modo che la persona con HIV non debba sentirsi prigioniera di alcun  pregiudizio!

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