Home » Giornalisti tra i banchi: vi racconto il dramma del bullismo e del cyberbullismo

Giornalisti tra i banchi: vi racconto il dramma del bullismo e del cyberbullismo

Terzo appuntamento con la rubrica curata dagli studenti del liceo Regina Margherita e coordinati dalla prof. Rosaria Cascio

L’altro giorno stavo spolverando delle vecchie lettere che scrivevo da ragazzo quando ne ho vista una con su scritto: “Come sopravvivere alle difficoltà“. Ho chiamato a raccolta la mia famiglia perchè mi ero ricordato cosa contenesse questa misteriosa lettera. I miei figli, impauriti, mi hanno chiesto insistentemente di leggerla anche se io mi rifiutavo; poi ho incrociato lo sguardo di mia moglie ed ho cominciato a leggere con le lacrime agli occhi: Durante la ricreazione ognuno era con i suoi amici e parlava, mangiava ma io ero un caso speciale… nessuno parlava con me, nessuno mi offriva un pezzo di pane, ero ignorato da tutti come se non esistessi e anche quando ero in compagnia venivo preso in giro e picchiato; non sapevo perché compivano queste azioni contro di me, io subivo e non dovevo dire niente sennò avrei ricevuto il resto.

Come è andata la tua giornata?

Ogni giorno mia madre mi chiedeva come era andata la giornata ed io rispondevo sempre allo stesso modo:“ bene“ ma mentivo! Nessuno poteva immaginare quanto fosse umiliante essere picchiato da 2-3 ragazzi più grandi che si divertivano con il mio corpo e con le mie emozioni! Nonostante tutto questo, ancora riuscivo a pensare che prima o poi avrebbero finito e mi tranquillizzavo per un attimo e, invece, mi sbagliavo, continuarono fino a convincermi di essere una nullità!

Sei veramente felice?

Mio padre era un famoso psicologo e aveva capito quello che stava succedendo così un giorno mi chiese: “ma tu, sei veramente felice?“. Ho risposto con un timido “Sì“ che tradiva facilmente altro tanto che lui si è rivolto verso di me ed ha gridato: “Non mentire a te stesso!”. Io ero spaventato perché questo atteggiamento mi ricordava proprio quello dei bulli così mi sono alzato e sono ritornato subito in camera mia, piangendo e chiedendomi perché mi succedeva tutto questo… magari avevo qualche difetto esteriore oppure ero troppo timido.

Può interessarti:  Tre femminicidi in Sicilia, ma la società spesso rimane in silenzio

Andare a scuola? Un incubo

Ogni giorno era un incubo andare a scuola e infatti, alcune volte, improvvisavo false malattie e assemblee inesistenti. Iniziai a mentire. Come era mia consuetudine, stavo spesso al computer e, controllando Facebook, mi ero accorto che avevo tre notifiche: alcune persone anonime mi insultavano mentre altri riprendevano quelle scene di bullismo contro di me. Io avevo capito chi erano e mi sono sentito in una gabbia in cui le sbarre erano i bulli. Però io sapevo che c’era una via d’uscita e dovevo rompere questi pezzi di ferro per riuscire a scappare!

Affrontare il bullismo

Così, una mattina, ho deciso di affrontarli per risolvere la questione con le buone maniere. Con grande coraggio mi sono avvicinato gridando: “Se volete, picchiatemi, dai sono qui, lo so che per voi è divertente ma vi rendete conto che siete ridicoli? Voi avete solo bisogno che qualcuno vi mostri l’affetto che vi manca!“. Loro, zitti zitti nel vedere il mio atteggiamento nuovo, pur se con spavalderia se ne andarono via. La mia reazione è stata di felicità: “finalmente non mi hanno alzato le mani, è un passo avanti!”. Così sono ritornato a casa felicissimo ma ancora, in quel computer, c’erano quei messaggi intimidatori che però, ormai, non avevano tanta importanza perchè ormai mi ero liberato! Ma ancora non era finita perché il giorno seguente, quei bulli provarono a picchiarmi appena mi videro ma stavolta c’era il professore che, con un‘occhiata risoluta, fece calmare i ragazzi. Immediatamente dopo sono andato nell’ufficio della Preside alla quale raccontai la situazione; lei annuiva e ipotizzava di fare una sospensione ai ragazzi ma io ho fermato la sua decisione dicendole: “Io non voglio che lei punisca quei ragazzi perché non sono coscienti delle azione che stanno svolgendo!“. La Preside fece un passo indietro e ordinò di chiamare i ragazzi per interloquire e confrontarsi con loro. Dopo varie scuse e bugie, siamo ritornati in classe ed alcuni di loro mi hanno lanciato un biglietto. Mi invitavano ad andare con loro perché dovevano mostrarmi qualcosa. Io ho accettato, forse in modo un po’ incosciente ma ero molto ansioso perché non sapevo come potevano reagire a quella chiacchierata con la preside. Era stato bello parlare davanti a lei di quello che io avevo provato in tutti quei mesi, era stato bello vederli piangere perchè avevano capito il dolore che avevano provocato in un altro ragazzo come loro.

Può interessarti:  Il Di Cristina di Palermo si tinge di viola per la giornata della lotta all’epilessia

I bulli avevano bisogno di me

Eravamo uguali ma loro, forse, avevano davvero più bisogno di me anche se si mostravano, all’apparenza, così forti. Io non li avevo accusati ma avevo detto che ero disposto anche a perdonarli se avessero cambiato comportamento. Adesso avevo accettato il loro invito perchè speravo che qualcosa potesse cambiare. Li ho seguiti, anche se avevo un po’ di paura e invece i ragazzi mi hanno semplicemente mostrato dove vivevano: erano tre o quattro case che non cadevano a terra per miracolo! Poi ho scoperto che non avevano genitori e che vivevano nella povertà. Guardavo tutto questo ed ho subito capito che mi picchiavano perchè questa supremazia poteva dar loro un momento di gloria rispetto a quella miseria che avevano intorno! Ho deciso di parlare con i miei genitori della situazione e di raccontare loro tutta la storia che avevo vissuto. Mio padre e mia madre erano fieri per il fatto che, finalmente, avevo dichiarato questo caso di bullismo e di cyberbullismo.

Gli ex bulli a casa mia

E così, alla fine, dopo aver graziato gli ormai “ex” bulli, li ho invitati a casa mia ed abbiamo stretto amicizia: ora non sono più solo ma ho qualcuno con cui condividere merende e pensieri. I miei figli erano ad ascoltarmi lì, davanti a me, orgogliosi di me! La vita è una sola e non va sprecata. Ho imparato che se succedono avvenimenti simili, bisogna parlare con qualcuno che non ti faccia deprimere o che non ti porti a compiere brutte azioni di vendetta.

Chi è il bullo?

Il bullo è colui che, a sua volta, è probabile che non abbia una bella vita e, quindi, può succedere che si ribelli contro qualcuno che si trova in una situazione migliore per far vivere alla vittima designata la sua stessa condizione di subalternità. Questa storia non è vera ma è, di sicuro, verosimile; serve perchè chi la legge possa aprire gli occhi.

Può interessarti:  La tragedia di Lampedusa e il racconto di Elvira Terranova, cronista di frontiera

Il 50% degli adolescenti subisce bullismo

Circa il 50% dei ragazzi dagli undici ai diciassette anni soffre di bullismo: è una cosa tremenda perché un adolescente, a quell’età, è nel pieno della sua vita ed un giorno, quando ai suoi figli parlerà della sua vita da ragazzo, non potrà dire di essere stato maltrattato o picchiato e se ne vergognerà. Il cyberbullismo è un’altra bestia; in questo caso il bullismo diventa virtuale e questo per colpa dell’uso scorretto dei social network. Spero che questo racconto vi contagi come il virus di una malattia benevola che porti tutti a lottare contro atti simili.

Matteo Schiera IIE

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

WC Captcha − 2 = 1