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Giornalisti tra i banchi: la solitudine di noi giovani di fronte al cambiamento

Gli studenti del liceo Regina Margherita di Palermo, guidati dalla prof. Rosaria Cascio, ci parlano di uno stato d'animo particolare, che coglie i giovanissimi, specialmente quelli più timidi

Per rendere positivo qualsiasi tipo di cambiamento esiste un modo ,cioè quello di sapersi adattare. Si pensa infatti che il sapersi adattare sia il successo di qualunque tipo di cambiamento. Sapersi adattare ai cambiamenti della vita è molto difficile ma è una di quelle capacità che si possono e si devono sviluppare perché non solo ci insegna a essere più forti e a credere nelle nostre capacità ma ci da anche la dedizione di portare avanti buoni progetti.

MI METTO IN GIOCO

L’estate era passata in fretta , era già arrivato settembre e in questi giorni tutte le cartolibrerie erano piene di gente che compravano tutto per la scuola: zaini, diari, penne, borsellino e altro ancora. Si sa, il primo giorno di scuola delle superiori, dove si conoscono nuove persone, è importante per tutti i ragazzi e si vuole fare sempre una buona impressione. Il fatidico giorno dell’inizio della scuola era arrivato, ero in ansia ed ero molto preoccupata, mi sono preparata e sono andata. Sono entrata in quella che sarebbe stata la mia classe, i miei “compagni” erano già lì in aula, tutti seduti e quindi mi sono ritrovata a sedermi al primo banco, da sola, senza nessun compagno a cui raccontare dov’ero stata in estate, che viaggi avevo fatto, senza la complicità di una persona con cui poter fare battute sui nuovi professori, a cui ripetere la lezione prima di essere interrogata, insomma le classiche cose che fanno i compagni di banco. Ero timida, ma allo stesso tempo desideravo che qualcuno si sedesse accanto a me e mi dicesse “Bea , come stai?”

Da sola in un “mondo” nuovo

Tutto ciò non è mai successo. A mala pena conoscevano il mio nome! Avevamo interessi diversi, a me piaceva starmene tranquilla invece loro erano molto più vivaci e facevano molta confusione. Di me si facevano tante idee, giudizi senza neanche conoscermi, non sapevano nulla di me, si inventavano tutto ed erano pronti a insultarmi in ogni occasione disponibile. Entravo in classe con la paura di affrontare la giornata e i nuovi insulti, non avevo nessuno a cui raccontare quello che mi stava succedendo, i professori non si sono mai accorti di nulla o, magari, non gli era davvero importato così tanto. Quando ritornavo a casa ero sempre adirata con tutti, rispondevo male ai miei genitori, mi chiudevo in camera e piangevo, ero sola e nessuno si accorgeva di me. Mi era venuto spesso in mente che forse sarai dovuta sparire perché tanto nessuno si sarebbe accorto della mia assenza e, magari, li avrei fatti sentire in colpa. I mie genitori mi sentivano sempre piangere ma spesso non volevano essere troppo insistenti e mi lasciavano sfogare. Ma una sera, seduti a tavola, ho deciso di raccontare loro tutto, che in quella classe non stavo bene , che dicevano parole tremende di me, per giunta non vere e del mio stato d’animo a terra.

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La forza dei miei genitori

I miei genitori mi hanno subito abbracciato e, grazie a loro, ho trovato subito conforto, il conforto che mi serviva. Il giorno dopo siamo andati subito a parlare con la preside che ci ha dato la possibilità di cambiare classe già dal mese di gennaio. Ero felicissima ma anche impaurita .

È da un paio di giorni che rifletto su quanto io sia cambiata e quanto mi sia dovuta adeguare al cambiamento sia di me stessa che della classe. Non è stato molto facile all’inizio perché, essendo una ragazza molto timida, non sono mai stata capace di inserirmi in qualche gruppo o fare amicizia subito, infatti spesso mi è capitato di imbarazzarmi facilmente e mi blocco . Ecco il termine esatto, può essere che mi blocco, infatti quando ho dovuto cambiare classe mi sono ritrovata a dover stringere i rapporti nuovi con persone nuove ma, essendo in un nuovo ambiente , per me è stato un problema data la mia timidezza. Eppure mi ero ripromessa di mettere da parte quel lato di me per poter fare amicizia con tutti. Ero partita piena di me , tutta convinta di potercela fare, invece come è andata a finire? Come non volevo che finisse dato che il mio lato timido ha nuovamente preso il sopravvento. Sono arrivata a scuola convinta di riuscirci, di superare l’imbarazzo. Mi dovevo inserire un una classe ormai unita, già si erano creati i gruppetti e le amicizie strette e quindi mi sentivo inutile mentre stavo in aula. A ricreazione cercavi di alzarmi e avvicinarmi ma a stento ci riuscivo e quindi tornavo indietro come i gamberi e non parlavo. Alcune mi guardavano e io, tutta imbarazzata, sorridevo e loro facevano lo stesso con me. In quel momento dentro di me pensavo “dai , vai da loro e inizia a parlare”. Col passare dei mesi sono cambiata e ho cercato di adeguami, anche se devo dire che i miei nuovi compagni sono stati molto cortesi e mi hanno aiutata in tutto e per tutto. Adesso sto bene nella mia nuova classe e ho una compagna di banco a cui raccontare tutto e con cui posso parlare e sfogarmi. Ho imparato tanto da questa esperienza che, magari, a voi adulti può sembrare semplice e banale. Ci sono esperienze così complicate da vivere per noi ragazzi, a volte siamo davvero cinici e capaci di tanta cattiveria. Spero che nessuno si possa mai sentire solo come me in alcuni momenti ma ormai so che occorre essere coraggiosi e capaci di adattarsi al cambiamento .

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Beatrice Di Maria 2E

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