Se la paura da Coronavirus è pressoché collettiva, il timore aumenta per quei paesini, che non hanno un ospedale a portata di mano. Non un’occorrenza peregrina, quanto una realtà concreta. Un esempio su tutti è quello delle comunità dei monti Sicani. Sono almeno una ventina i paesini, che si intersecano tra le province di Agrigento e quella di Caltanissetta a non poter contare, di fatto, su un punto di primo accesso ospedaliero propriamente a portata di mano, men che meno di un centro Covid o comunque di un punto tenda triage dedicato. Questi paesini, inoltre, contano in popolazione un’alta percentuale di anziani, quindi di soggetti potenzialmente più a rischio Covid-19. Finora, nella zona dei monti Sicani non si registrano casi accertati di Covid-19. Viste però le imprevedibili dinamiche del virus, non si abbassa la guardia. Il timore di sintomi sospetti e di gravi complicazioni respiratorie avanza specialmente tra i più anziani.
L’ospedale montano per antonomasia è sempre stato quello di Mussomeli, in provincia di Caltanissetta. Un nosocomio che, a suo tempo, è stato oggetto di discussi tagli, che fecero sollevare l’opinione pubblica sopratutto per la chiusura dei reparti di Ostetricia-Ginecologia e di Pediatria. Sono state organizzate in questi giorni petizioni e raccolte fondi, ad opera anche di note associazioni di zona, con lo scopo di potenziare il nosocomio, anzitutto dotandolo di presidi di protezione per il personale sanitario, ma anche per allestire la tenda triage, che al momento non è presente al Longo di Mussomeli. Abbiamo sentito una fonte sanitaria del nosocomio che ci spiega quale è, ad oggi, la situazione.
“A Mussomeli, da sempre, arriva utenza dai paesi vicini, non solo della provincia di Caltanissetta, alla quale apparteniamo, ma anche da quella di Agrigento. Paesi quali Casteltermini, Cammarata, San Giovanni Gemini, San Biagio Platani sono da sempre utenti di questo ospedale per via della prossimità territoriale, che è maggiore rispetto al San Giovanni di Dio di Agrigento. Ovviamente non copriamo i reparti di un ospedale di città, ma siamo stati da sempre un riferimento sanitario certo. Anche in questi tempi di emergenza capita che casi sospetti, provenienti dai comuni vicini dell’agrigentino, facciano l’accesso da noi. Finora per fortuna nessun positivo. Proprio in questo momento abbiamo trattenuto un paziente sospetto, al quale abbiamo eseguito il tampone rinofaringeo. Una volta saputo il risultato valuteremo la procedura, di concerto con l’ospedale Sant’Elia, dove vi è il reparto di Terapie Infettive.”
Quale la procedura con i casi sospetti, in assenza di una tenda triage?
“Al Longo di Mussomeli, come è noto, non abbiamo una tenda triage ma abbiamo adibito all’emergenza Covid una parte dell’ospedale, isolandola e provvedendo a porre in essere le precauzioni del caso. Lì visitiamo i casi sospetti e se dopo l’anamnesi lo riteniamo necessario, facciamo arrivare i tamponi dal Sant’Elia. Finora nessun positivo e non abbiamo avuto numeri importanti quanto a casi sospetti.”
Avete il timore che l’epidemia possa riguarda anche il vostro ospedale?
“Di fronte a un evento pandemico non si può e non si deve mai abbassare la guardia, ma non si deve perdere la lucidità. I numeri per ora sono confortanti e lo sono anche i dati relativi alla nostra zona. Siamo però pronti al peggio. Abbiamo già dato disponibilità di un reparto, la ex Ginecologia ed Ostetricia, con dodici posti letto, da destinare ai malati di Covid, qualora ve ne fosse bisogno.”
Quanto a presidi ed attrezzature come siete messi?
“Sicuramente non bene. Non abbiamo presidi sufficienti semmai dovesse presentarsi un’emergenza sanitaria vera e propria. Per la definizione del reparto Covid siamo ancora nella fase della disponibilità, non in quella dell’allestimento vero e proprio. Al momento non siamo né nelle condizioni formali né in quelle pratiche, di poter gestire un malato di Covid.”
Eppure rendere attivo un reparto potrebbe essere utile ad una serie di comuni siciliani
Indubbiamente. Finora non si è presentata la necessità. Qualora si presentasse occorrerà rivedere la forza lavoro sanitaria e far arrivare anche delle figure e degli strumenti medici ad hoc.
Per il resto, come continua a funzionare il vostro ospedale?
In linea con i decreti nazionali e regionali restiamo attivi solo per le urgenze: quindi interventi chirurgici inderogabili e prestazioni urgenti. No a interventi e ricoveri programmati, terapie non indifferibili, chiusi gli ambulatori specialistici per pazienti in elezione.
Questo virus così imprevedibile, un territorio montano vasto e un ospedale che ha bisogno di tante cose. Avete timori?
Diciamo che teniamo alta la guardia. Siamo sanitari e sappiamo che l’emergenza può arrivare così come non sopraggiungere. Diciamo che siamo fiduciosi.