Il mese di aprile preannuncia il periodo delle cerimonie e, di conseguenza, il batticuore di trovare all’interno della cassetta delle lettere il tanto atteso quanto temuto invito ad un matrimonio, battesimo, comunione, cresima, anniversario.

Non fraintendetemi, io amo queste occasioni per tre semplici motivi:
- La possibilità di mettersi in tiro per un giorno e di farsi scattare più di una foto “no filter”;
- La possibilità di mangiare a più non posso cibi sicuramente diversi dal proprio menu fisso stagionale;
- La possibilità di emozionarsi all’evento in questione mentre tuo marito ti prende in giro perché ti sei emozionata.
Ora, immaginate, per un momento, che all’interno della cassetta delle lettere ci sia l’invito “ceralaccato” a partecipare all’evento dell’anno
Il matrimonio reale tra il principe Harry e l’outsider Meghan:
Una persona comune come si comporterebbe? Non è un’eventualità tanto assurda dato lo “stato civile” dell’imminente sposa, pertanto perché non considerare la probabilità di far parte degli invitati?
Sicuramente il mio primo pensiero non andrebbe al cappellino da indossare, bensì a come non “sfigurare” vicino a un’icona di stile come Kate Middleton, ma poi ti ricordi che, proprio in prossimità delle nozze del cognato deve partorire il suo terzo figlio e, allora, un ghigno malefico e speranzoso ti compare sul volto. Ghigno che scompare subito dopo perchè si sa che l’entourage di Kate fa miracoli, pertanto meglio ritornare a pensare al cappellino.
In realtà, quando vedo le bellissime immagini della nuova generazione della famiglia reale inglese, la mia curiosità va ai bambini: possibile che mantengano gli stessi abiti stirati e puliti anche a telecamere spente?
La camicia di George sempre ben infilata dentro i calzoncini
e il fermaglietto di Charlotte sempre ben fissato sulla stessa ciocca sono, per me, un vero mistero.
Nella mia breve, ma intensa, “vita da mamma” ho già partecipato a diverse cerimonie con i miei figli e, benchè non siano bambini vivacissimi, vi posso assicurare che quei bei vestitini dai toni pastello durano al massimo due ore, dopo di che si possono riciclare per Halloween!
Superato il “problema outfit”, inevitabilmente se ne presenterebbe un altro: la compostezza dei bambini. Immagino che una cerimonia reale abbia una durata “leggermente” superiore a quelle a cui assistiamo solitamente. Ciò comporta che se hai un figlio 0-2 anni puoi calcolare al millesimo di secondo il momento nanna in modo tale da farlo dormire durante la cerimonia; mentre se hai un figlio dai 3 anni in su devi subdolamente, ma elegantemente minacciarlo finché Harry e Meghan non escono dalla chiesa.
Terminata la cerimonia, come da prassi, ci si sposta alla location del ricevimento di nozze ed è proprio in quel momento che non puoi fare a meno di porre la domanda fondamentale alla sopravvivenza: “E’ prevista l’animazione per bambini?”
Una risposta affermativa ti farebbe lievitare come David Copperfield perché, dopo una lunga attesa durata 4 anni, anche il tuo secondogenito ha finalmente raggiunto la maggiore età per far parte dell’esclusivo “baby club”. Poi, però, ti ricordi che l’evento in questione è un matrimonio principesco inglese e che, al massimo, troverai proprio David Copperfield ad animare la serata facendo lievitare il principe Filippo e, allora, non ti resta che riaddormentare il figlio 0-2 anni e minacciare il figlio dai 3 anni i su.

Ma torniamo alla realtà:
il mio interesse nei confronti della nota famiglia inglese è iniziato con la nascita di George, avvenuta esattamente un mese dopo a quella del mio di principino, Niccolò. Inevitabilmente, George e Niccolò hanno attraversato e superato le stesse fasi quasi contemporaneamente: i primi passi a carponi e i primi passi in posizione eretta; i primi viaggi in aereo (vedi articolo precedente!) e le prime pedalate; le prime smorfie capricciose e i primi sguardi buffi; il primo compleanno e il primo giorno di asilo.
Non posso non rivedermi nelle foto in cui Kate si abbassa per redarguire i capricci del figlio e, ovviamente, non mi riferisco allo stile impeccabile di Kate anche quando rimprovera George, bensì a quell’atteggiamento universale, di attenzione e di cura, che ogni madre ha nei confronti dei proprio figli. E sono più che certa che, per assurdo, semmai Niccolò e George dovessero ritrovarsi a giocare a Hyde Park, io e Kate ci confronteremmo genuinamente sulle gioie e i dolori dell’essere mamme; mentre i bambini, pur non parlando la stessa lingua, litigherebbero e farebbero pace con quella naturalezza che noi adulti abbiamo, purtroppo, dimenticato.